Aeroporto militare a Pisa: iniziano i lavori di ampliamento
Aeroporto militare a Pisa: iniziano i lavori di ampliamento
No camp Darby e Sindacato di Base Cub Pisa
Quando anni or sono decisero di trasferire da Vicenza a Pisa un grande hub militare la decisione venne presa sottogamba anche da ampi settori del movimento contro la guerra. L'aeroporto civile di Pisa è in subordine a quello militare e la sua mancata crescita, ammesso che sia un bene, è dovuta alla preponderanza della struttura militare come si legge anche da vari documenti. Nel momento in cui si è ampliata la base di Camp Darby con il collegamento via ferrovia e via acqua (la richiesta del Pentagono risale a oltre 20 anni fa) era presumibile la scelta ricaduta sul territorio pisano e livornese come autentico avamposto militare, nodo infrastrutturale determinante a livello nazionale e internazionale e non solo in funzione degli Usa. Ma nel caso di Camp Darby si è preferito guardare al numero degli alberi abbattuti (che poi in buona parte saranno ripiantati in altro settore) piuttosto che alla funzione di questa base, al suo potenziamento per il trasporto di armi e della logistica militare, le opere sono avvenute con la partecipazione attiva delle amministrazioni locali e il silenzio dei pacifisti.
E l'hub militare a Pisa doveva essere da subito potenziato poi vennero operate altre scelte e le spese militari iniziarono a diminuire pensando che quella grande opera per equipaggiare e far partire le truppe in caso di emergenza potesse essere in parte ridimensionata. Ma in tempi di economia di guerra la situazione è cambiata ed ecco spuntare l'appalto per costruire un mega Hangar da 40 milioni di euro all’interno dell’aeroporto militare di Pisa finalizzato al trasporto di truppe e al loro equipaggiamento che poi si va ad aggiungere ai 200 milioni di euro stanziati per ampliare Camp Darby , ai 250 milioni per il primo lotto della base militare al CISAM (che complessivamente costerà 520 milioni di euro).
Il nostro territorio diventa giorno dopo giorno sempre più nevralgico per la guerra, perfino il mondo universitario e della ricerca è sotto assedio perchè potrebbe diventare appetibile per ricerche di tecnologie duali ad uso e consumo della guerra trovandosi cos' vicino a un territorio già massicciamente militarizzato. E in questo grande giro di soldi le opere di compensazione diventano vitali per far digerire l'amaro boccone alla cittadinanza che vedrà, debitamente indirizzata da media e politici, nella militarizzazione una opportunità per ricevere qualche soldo da destinare al rifacimento di strade o al recupero di edifici debitamente accompagnati.
Tre anni fa No Camp Darby e il Sindacato Cub fecero un reportage a Ospedaletto per individuare le aree da bonificare abbattendo gli ecomostri abbandonati da anni, per bonificare i corsi d'acqua e favorire la biodiversità. Queste opere meriterebbero la attenzione degli amministratori e non come opere di compensazione per giustificare i processi di militarizzazione e le servitù militari destinati al potenziamento ma come investimenti a tutela del territorio
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