Intervento della Cub all'assemblea di Lari: rimettiamo al centro i beni culturali contro la logica degli appalti e dei contratti al ribasso
« Abbiamo preso parte all’incontro organizzato il 1 Maggio a Lari, nella tradizionale Festa Rossa che attira migliaia di persone, in quella occasione, come Cub, abbiamo scelto di dare visibilità e sostanza ad una vertenza che sta muovendo i suoi primi passi all'interno dei beni culturali.
Evidenziamo, visto che siamo noi a vivere questa condizione direttamente sulla nostra pelle, la costante povertà dei lavoratori e lavoratrici, costretti a part-time involontari e CCNL inadeguati come l’ampiamente abusato multiservizi o l’ancora più vergognoso servizi fiduciari, che prevendono paghe dai 7,55 euro lordi l’ora a nemmeno 5 euro lordi l’ora, cifre che a nostro avviso non dovrebbero essere guadagnate da nessuno.
Ci siamo interrogati provocatoriamente con il pubblico, su chi può aver mai messo la firma su questi contratti.
Abbiamo poi spiegato il sistema degli appalti all'ombra della PA con gli enti pubblici che stanziano sempre meno risorse per la cultura, pubblicano bandi in cui il contratto di riferimento non può essere il CCNL Federculture, quello specifico della categoria, perché più costoso per cooperative e aziende private.
Poiché questo comporterebbe gare deserte, i padroni si sa devono fare una cresta per guadagnare e la fanno sulla pelle di lavoratori e lavoratrici.
Queste in percentuale maggiore nel comparto cultura e particolarmente vulnerabili, costrette a rinunciare a tutto, dalla maternità, tanto decantata dall’attuale governo, alla realizzazione personale, all’indipendenza economica.
In questo drammatico scenario della cultura in Italia abbiamo poi ripercorso le tappe che hanno portato il ministro del tempo, Dario Franceschini, a spingere affinché si rendessero i musei servizi essenziali, per limitare il diritto di sciopero, strumento che con il ddl sicurezza verrà ancor di più limitato. Abbiamo trovato la solidarietà di tanti lavoratori e lavoratrici esternalizzati presenti, che hanno riconosciuto nelle dinamiche tossiche che caratterizzano il lavoro in appalto della cultura le stesse dei loro settori.
E se nel privato la situazione e’ totalmente negativa nel pubblico non va meglio.
Chi lavora direttamente per il Ministero della Cultura si trova a vivere in costanti carenze di organico, dai funzionari, al personale amministrativo, a gli assistenti AFAV. Persone che sono riuscite a ottenere il famoso posto fisso dopo anni e anni dalla prima prova sostenuta. Perché il nostro Paese prevede attese di anni per l’espletamento dei pochi concorsi pubblici che vengono effettuati. Eventi che per chi lavora nella cultura possono lasciare un segno indelebile.
Anche i lavoratori pubblici non sono la priorità per il Ministero della Cultura: abbiamo ricordato il tragico evento avvenuto al museo di Castel Sant’Angelo in cui un anno fa un assistente alla fruizione ha commesso un gesto estremo e il ministro Sangiuliano non ha sprecato nemmeno una parola.
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