Andreacarlo. Le mie “Canzoni resistenti”.
Andreacarlo. Le mie
“Canzoni resistenti”.
Intervista di Laura Tussi
Chi è Andreacarlo?
Sono un cantautore, ma
prima ancora sono una persona che ha sempre vissuto con la musica dentro, sin
da quando mio padre, che aveva una azienda di import-export di strumenti
musicali, mi portava “in ditta”, a vedere gli amplificatori Mesa Boogie, o mi
regalava volantini di Bon Jovi o dei Living Colour, che usavano gli strumenti
che vendeva lui, in Italia.
Quando
hai cominciato a cimentarti con le note e a suonare i primi strumenti musicali?
A quattordici anni invece
che avere in regalo un motorino, magari, come tanti, ho avuto la mia prima
chitarra elettrica Hamer. Scrivo canzoni da allora, e parliamo di oltre
trent’anni fa, perché ho bisogno di raccontare, di mettere a fuoco. Vengo da
esperienze diverse: in passato ero il leader della band Decò, con la quale ho
pubblicato un EP nel 2007. Ho fatto esperienze come sound designer, creato
colonne sonore per cortometraggi, piccole pubblicità, mostre fotografiche,
videogiochi stand-alone, quelli dei bar.
Qual
è la tua idea musicale più matura e recente?
Poi, nel 2021, dopo la
pandemia e la paternità, ho pubblicato il mio primo EP da solista, Alle 4
del mattino. Ma è con Canzoni resistenti che ho sentito di aver
messo davvero a punto un’identità musicale più matura, più consapevole. Questo
disco è, in un certo senso, un punto di partenza e di arrivo.
Come nasce Canzoni
resistenti?
È un progetto che ha
richiesto tempo e cura. Alcuni brani erano già nati da anni, altri sono venuti
fuori in modo più urgente negli ultimi mesi. Suonare live con Renato Franchi
per quasi un anno e mezzo, portando dal vivo il progetto “17 fili rossi + 1”,
disco corale che oltre a Renato e me vede come protagonisti Alessio lega, Yo Yo
Mundi, La casa del vento e altri musicisti e monologhisti (come Moni Ovadia)
dedicato alla strage di Piazza Fontana che, vorrei ricordare, è arrivato
secondo alle targhe Tenco, categoria “Miglior album a progetto”, mi ha
sollecitato. Renato ha un ampio bagaglio di canzoni “impegnate” da offrire e in
qualche modo ascoltarlo e lavorare con lui mi ha spinto a dire la mia su temi
importanti, alcuni dei quali sono saliti a maggior ribalta proprio durante la
stesura del disco: tra il 2022 e il 2023.
Perché
il filo conduttore è la Resistenza?
È un disco che raccoglie
nove canzoni, alcune inedite, altre già pubblicate e qui riproposte in versioni
nuove o rimasterizzate. Il filo conduttore è la parola “resistenza”, intesa in
senso ampio: resistenza politica, esistenziale, emotiva, musicale. L’album è
stato reso possibile anche grazie al sostegno di tante persone che hanno
partecipato al crowdfunding. Per me è stato un gesto concreto di fiducia, un
modo collettivo di far nascere qualcosa che da solo, forse, non avrei potuto
portare a termine.
Perché questo titolo,
“Canzoni resistenti”?
Perché ogni brano, a suo modo, è un atto di resistenza. Contro l’indifferenza,
la rimozione, l’abitudine a girarsi dall’altra parte. Ma anche contro il tempo
che passa e prova a cancellare certi ricordi, certe emozioni.
Sono canzoni che vogliono restare, che non vogliono lasciarsi dimenticare
facilmente. E che provano a restituire voce a chi spesso resta inascoltato.
Tu
vuoi comporre musica di protesta?
Trovo che oggi nessuno
affronti più certe tematiche scomode, a parte i “grandi vecchi” della canzone
di protesta. La mia generazione certamente no, imperversano temi più “leggeri”,
sia da parte di chi scrive, che da parte di chi ascolta. Ho voluto fare un
disco che in qualche modo prendesse posizione, anche nella forma: alcune tracce
durano più di 6 minuti, come Padre nostro, che chiude il disco con una
lunga preghiera laica. L’ultima parola di questa canzone, e quindi dell’album,
è “resiste”.
C’è un brano che senti
più emblematico?
Più di uno. Forse Ghost Rider, che è anche il singolo principale. È
ispirato alla storia di Sebastian Galassi, un rider morto sul lavoro e poi
persino licenziato via SMS, ma in realtà parla di tutti i rider. È una canzone
diretta, dura, che però ha ricevuto una grande attenzione da parte delle radio:
è in rotazione da settimane su oltre 100 emittenti locali, ed è entrato anche
nella Top 100 indipendenti italiane.
E
la poesia?
Sì. infatti ci sono anche
brani più poetici, come La canzone precedente, che riflette su come è
cambiato il nostro modo di vivere e sentire. O Due lune, dedicato al
tema del femminicidio, nato dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin. Ogni
canzone ha una storia, un’urgenza, e anche un punto di vista, ritengo,
personale e originale.
Com’è stato lavorare alla
produzione del disco?
Bellissimo, ma anche molto impegnativo. Ho avuto la fortuna di collaborare con
una squadra di musicisti fantastici: Sami Zambon alla chitarra elettrica,
Francesco Bacigalupo al basso, Alessandro Diegoli alla batteria, miei sodali da
tempo, due di loro erano con me nei Decò. Alcuni ospiti speciali hanno
impreziosito il disco, come il Maestro Angelo Antoniani alla tromba o
Gianfranco D’Adda (storico batterista di Battiato) alle percussioni in Due
lune, oppure, sempre in Due lune, l’intervento vocale femminile di
R.E.D.
E
gli arrangiamenti?
Ho curato in prima
persona anche gli arrangiamenti dei brani, da questo punto di vista sono un po'
maniaco del controllo. Di solito inizio con i demo, come tutti, e procedo per
stratificazione e sostituzione, nel senso che su uno scheletro che normalmente
“resta” vado a sostituire le parti “demo” con quelle registrate
professionalmente. In un certo senso l’idea di come dovrebbe suonare il brano
c’è già, sempre, dall’inizio, e il lavoro che faccio, e che facciamo poi con i
musicisti, è avvicinarsi il più possibile a quell’idea. Ci sono alcune
eccezione, brani che con la band hanno un po' deragliato dal mio arrangiamento
iniziale, migliorandosi grazie al loro contributo. Infine c’è il mix e master
di Marino De Angeli, ormai per me un
riferimento “di fiducia”, a completare il lavoro.
Qual è il legame tra
musica e impegno civile, per te?
Per me è un legame recente. Credo che faccia parte di una maturazione del mio
modo di scrivere. In passato ero più legato a tematiche intimiste, in pieno
stile Eighties/Nineties potremmo dire, sono sempre stato un appassionato di new
wave. Ma già nel mio debutto solista Alle 4 del mattino, nonostante sia
un disco nato e che ruota intorno al concetto di paternità, si vedono tracce di
un voler guardare “fuori”, per esempio nel brano Stella (che poi è diventato
il nome di mia figlia), una canzone che ha alcune tematiche in comune, per
esempio, con Ballando nel buio, contenuta in Canzoni resistenti.
Anche
un brano dedicato a Pasolini?
Il primo semino è stato
il brano PPP, dedicato a Pier paolo Pasolini, contemporaneo all’uscita
del mio primo EP ma escluso da esso, il cui testo è stato scritto da Claudio
Ravasi. Lavorare su quel testo mi ha fatto capire che potevo allargare i miei
orizzonti, e poi, come detto, c’è stato il brano Oggi no inserito in 17
fili rossi +1e i concerti con Renato Franchi. Non cerco la canzone
“militante”, quanto un punto di vista generazionale su temi che classicamente
son sempre stati affrontati da militanti. Se una canzone ti fa fermare a
pensare, anche solo per un attimo, allora ha già fatto molto. Oltre a Oggi
no e PPP, C’era un ragazzo è ispirata a Carlo Giuliani e ai fatti di
Genova 2001.
Come sta andando l’album,
dopo l’uscita?
Molto meglio di quanto mi aspettassi, soprattutto a livello di passaggi radio. Ghost
Rider ha superato i 21.000 ascolti mensili stimati in FM secondo EarOne, ed
è ancora in rotazione. Ho fatto diverse interviste radio, alcune disponibili
anche online sul mio sito personale. E piano piano sta crescendo anche
l’interesse attorno all’intero progetto: abbiamo debuttato live a metà maggio e
sono previste cinque date tra giugno e luglio, e altre proposte stanno
arrivando.
Su Spotify l’andamento è più lento – non è la mia “piazza” ideale – ma il
successo in radio e l’interesse tramite il sito personale sono riscontri
sinceri.
Progetti per il futuro?
Intanto portare live il
più possibile Canzoni resistenti. Poi il piano prevede l’uscita di altri
due singoli, se non tre, da qui a novembre, diciamo che si prospetta un anno
resistente, quindi probabilmente anche le date live si allungheranno fino
all’inverno. Anticipo che il prossimo singolo, che quindi dovrebbe essere in
radio da metà giugno circa, sarà La canzone precedente. Nel frattempo,
sto lavorando sul secondo disco, i brani son già terminati e siamo nella fase
di registrazione, l’obiettivo è terminarlo entro fine 2025 per poi decidere
quando farlo uscire, presumibilmente sempre con Latlantide, editore di Canzoni
resistenti. Infine, anche se questo non è un progetto musicale, a novembre
uscirà il mio primo romanzo, edito da Bolis, che troverete in libreria con il
mio con e cognome completo, Andrea Carlo Caverzaschi. Un anno pieno di
progetti!
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