Il Cnel in aiuto ancora una volta del Governo (come nel 2023 con il salario minimoI


Il salario minimo in Germania nel 2025 è pari a 12,82 euro/ora, 41 centesimi in più del 2024, le cifre sono lorde e in alcuni settori i livelli minimi salariali sono decisamente più alti. 



In Italia non esiste il salario minimo e ricorderete l'aiuto accordato al Governo dal Cnel , nell’autunno 2023,  quando il presidente Brunetta tolse le castagne dal fuoco al Governo Meloni disinnescando sul nascere una discussione sulla necessità di accrescere i salari italiani partendo  proprio da una norma di legge atta a stabilire una paga oraria sotto la quale non scendere

SALARIO MINIMO, ASSEMBLEA CNEL APPROVA DOCUMENTO FINALE

Allora il Cnel, unitamente ai sindacati rappresentativi e al Governo, evitò di dare impulso ad una discussione in un paese che veniva dagli anni pandemici ma anche da una mobilitazione che da allora si è letteralmente spenta, l’adozione di un salario minimo avrebbe messo nei guai il Governo e i suoi traballanti conti ma anche il sindacato che sigla contratti nazionali con paghe basse.

La paga oraria minima fu introdotta in Germania nel 2015, in quella occasione venne fissata a 8,50 euro orari, le preoccupazioni di partiti come la Cdu parvero infondate e l’economia continuò a crescere. Al contrario in Italia la stagnazione salariale è anche risultato delle delocalizzazioni produttive e di un sistema industriale fermo, di una crescita nulla da lustri e di interi settori che puntano tutto sulla contrazione del costo del lavoro come avviene nelle economie meno sviluppate.

Il salario minimo tedesco di 10 anni fa sarebbe già vantaggioso rispetto al trattamento oggi riservato in qualche contratto nazionale siglato da Cgil Cisl Uil, immaginiamoci poi per gli altri contratti definiti pirata.

E a poche ore dal voto in Parlamento il presidente Cnel Brunetta ha subito sposato la legge approvata in senato, con l’astensione del Pd e il voto favorevole di Italia Viva, che assume nelle relazioni sindacali il modello non conflittuale e rivendicativo proprio della Cisl

“L’approvazione in via definitiva del Disegno di legge di iniziativa popolare sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende rappresenta una svolta epocale, che segna un discrimine tra un prima e un dopo. Si chiude l’era avviata con le rivoluzioni industriali, basata sul modello tradizionale della distribuzione del reddito e del controllo esogeno della produttività, un modello distributivo e salariale non più in grado di assicurare la sostenibilità del welfare e, quindi, destinato a implodere. E si apre uno scenario nuovo, capace di garantire un’equa redistribuzione dei guadagni di produttività derivanti dalle nuove tecnologie. Tutta la cassetta degli attrezzi del mercato del lavoro costruita intorno all’800 e al 900 deve essere rivista, a fronte delle grandi transizioni in atto. Solo così possiamo passare dalla società dei salariati alla società della partecipazione. Perché non funziona più il conflitto tra i fattori della produzione. Va anche evidenziato che la legge approvata è di natura promozionale e sostiene la contrattazione. Non è impositiva. Inoltre, è previsto un importante ruolo per il CNEL, stabilendo l’istituzione presso il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro della Commissione nazionale permanente con funzioni interpretative e di indirizzo sull’attuazione della partecipazione dei lavoratori alle aziende. Possiamo festeggiare un traguardo storico, che finalmente attua l’articolo 46 della Costituzione. Un traguardo che rafforza e rilancia la democrazia economica e sociale del Paese, aprendo una nuova stagione nei rapporti tra sindacati e imprese, centrata sul coinvolgimento attivo dei lavoratori nei processi decisionali delle imprese

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