La Nostra Scuola è il Mondo intero. Storie di Migrazione e di Inte(g)razione
I Quaderni Satyagraha, Centro Gandhi Edizioni (Pisa) propongono
un numero dal titolo:
La Nostra Scuola è il Mondo intero. Storie di Migrazione e di Inte(g)razione
a cura di Cristiana Vettori, con la Presentazione di Rocco Altieri, Direttore dei Quaderni Satyagraha, con il contributo teorico di Laura Tussi e Antonio Lombardi ed interventi di Linda Bimbi, Sergio Bontempelli, Gabriele Pardo e molti altri...
La nostra scuola è il mondo intero – Storie di
migrazione e di inte(g)razione
a cura di Cristiana Vettori, presentazione di Rocco
Altieri – Centro Gandhi Edizioni – Pisa
Per fortuna non ci sono solo
aspetti di violenza, esclusione e xenofobia nella società italiana: ne è
testimonianza l’ultimo numero dei Quaderni Satyāgraha, edizioni Centro Gandhi,
dal titolo “La nostra scuola è il mondo intero – Storie
di migrazione e di inte(g)razione” a cura di Cristiana Vettori,
con la presentazione di Rocco Altieri, direttore della rivista.
Il libro si articola in varie parti, la prima delle quali è
dedicata alle storie di vita degli studenti del corso serale dell’Istituto
Professionale “G.Matteotti” di Pisa, giovani adulti che provengono “dal mondo
intero”: ben 18 sono, infatti, le nazionalità rappresentate nel libro, che non
esauriscono peraltro tutte quelle presenti nella scuola e nel corso serale in
particolare.
Il titolo rimanda volutamente a un duplice significato: non solo
la presenza nella scuola serale di culture di quattro continenti (Africa,
America Latina, Asia, Europa), ma anche la vocazione a un insegnamento aperto
all’orizzonte di tutti, che riecheggia l’aspirazione internazionalista e
pacifista dei lavoratori e degli esuli di fine ottocento: “Nostra patria è il
mondo intero” recita lo stornello della canzone scritta da Pietro Gori
(1865-1911). E le storie raccolte dimostrano come, attraverso luoghi di accoglienza
e di integrazione quale è la scuola pubblica con i corsi serali per adulti, sia
possibile percorrere strade nuove di realizzazione personale e di
solidarietà sociale.
Le sezioni successive del libro presentano il punto di vista dei
docenti del corso serale e degli operatori delle associazioni che lavorano con
i migranti nel campo dell’educazione, dell’alfabetizzazione e della tutela dei
diritti, con gli interventi dei rappresentanti di “El Comedor Estudiantil
Giordano Liva onlus”, del progetto “Scuola e volontariato in Toscana” e di
“Africa Insieme”.
L’ultima parte infine comprende due contributi teorici di grande
rilievo: il saggio di Laura Tussi, impegnata nel campo dell’intercultura e
della sperimentazione didattica, e lo studio di Antonio Lombardi, educatore e
mediatore dei conflitti, che mette a confronto l’Analisi Transazionale e la
formazione alla nonviolenza.
Si tratta quindi di una pubblicazione che affronta il problema
da vari punti di vista: alle brevi narrazioni biografiche in cui i vissuti
personali prendono forma in modo lieve, discreto, con un pudore che è rispetto
per l’altro, rimandando continuamente alle vicende dei paesi d’origine,
aiutando il lettore a conoscere luoghi e fatti non sempre noti e spazzando via
tanti diffusi luoghi comuni, si affianca un dichiarato intento “militante” in
difesa della scuola pubblica e in particolare dei corsi serali la cui stessa
esistenza è minacciata dai tagli di spesa e da una politica di drastico
ridimensionamento dei servizi rivolti alle fasce più deboli della società.
Ma lo sguardo si allarga poi alla
riflessione sulle politiche di integrazione – o potremmo meglio dire interazione, per sottolineare il piano di parità in cui
si debbono impostare i rapporti tra italiani e migranti – nonché sul
significato e sul modo di fare scuola ad adulti stranieri, per arrivare ad una
analisi generale dei concetti di intercultura e nonviolenza nella
direzione del pensiero di Aldo Capitini che profeticamente affermava ormai più
di quaranta anni fa: “Ogni comunità vive nell’orizzonte di tutti, e perciò non
è troppo grande ed è collegata federativamente. Ma se vi sono spostamenti di
genti, esse non sono da sterminare, ma da accogliere, tenendo pronte strutture
e provvedimenti che rendano possibile questa apertura”.
LE DIFFICOLTA’ DELL’INTE(G)RAZIONE.
L’accoglienza delle culture
di Laura Tussi
L'Occidente sta affrontando l'arrivo di cittadini provenienti da
luoghi diversi del nostro pianeta, che chiedono di restare per lavorare e per
condividere un benessere economico, sociale, politico, dove il susseguirsi
delle migrazioni, prima di nostri connazionali provenienti dal sud d'Italia e,
attualmente, di cittadini che giungono dal Marocco, dalla ex Jugoslavia, dalle
Filippine, dalla Cina, ha contribuito in modalità determinante a portare
ricchezza economica e culturale.
La convivenza tra culture e popoli diversi non costituisce
solamente uno scambio pacifico e sereno, perché il mondo trasuda anche violenze
e ingiustizia, dove la povertà e la ricchezza sono giustapposte in un connubio
di delinquenza e criminalità, per cui alcuni sono costretti a vivere in
condizioni di estrema indigenza e l'arroganza e la volgarità umiliano i più
deboli con contrasti e scontri anche violenti.
Il fenomeno migratorio nel nostro Paese risulta consistente e
strutturale e con urgenza si dovrebbero disporre tutti gli strumenti necessari
per affrontare e gestire non solo l'ingresso di molteplicità di immigrati, ma
soprattutto la loro permanenza, garantendo civile e dignitosa accoglienza e
reali possibilità di integrazione, anche se, in realtà, le istituzioni stanno
operando con strumenti poco efficaci e gli immigrati sono lasciati in una
pericolosa ed ingiusta condizione di incertezza sui propri diritti e doveri.
Il tema della multiculturalità si propone di favorire la
conoscenza e il rispetto reciproco delle culture e offrire garanzie e strumenti
per mantenere vivi i differenti patrimoni culturali.
Il contatto con la diversità, anche se tra molte circostanze
difficili, genera voglia di conoscere e sollecita maggiore attenzione e
rispetto per le altre culture, ma certamente la costituzione di una società
multiculturale sembrerebbe ancora un ambizioso obiettivo, in quanto si
prospetta difficile la convivenza tra culture diverse e differenti gruppi
etnici, evitando il rischio di pericolose reazioni di intolleranza.
La ricerca della difesa delle diversità culturali, linguistiche,
di censo, di sesso, etniche ed altro, come indicato nelle costituzioni della
maggior parte degli Stati democratici è una causa legittima, nella motivazione
a perfezionare la tutela delle diversità e del multiculturalismo che è
fortemente radicata nella storia dei diritti umani dalla rivoluzione francese,
riconoscendo ad ogni persona pari dignità e il diritto di vivere liberamente
secondo la propria ragione.
Le diversità etniche sono considerate motivo di arricchimento
anche da una visione sociale ed economicista della comunità, dove
l'arricchimento appunto è concepito come crescita valoriale per cui le
diversità costituiscono fattori di evoluzione economica, sociale e culturale.
Di fronte alla realtà immigratoria nel nostro Paese che si
presenta in tutte le sue complessità, si prospetta l'urgenza di diffondere
maggiori informazioni, di aprirsi alle nuove culture, come primo approccio
verso una società multietnica e multilaterale, tramite un interscambio
relazionale che possa arricchire e divenire un antidoto efficace
all'intolleranza, all'emarginazione e al razzismo.
Il rispetto di tali differenze storiche, economiche e di civiltà
sarà effettuabile costruendo un terreno sociale e comunitario scevro di
pregiudizi, luoghi comuni e stereotipi, creando le premesse per l'accettazione
e la valorizzazione cosciente delle inevitabili e imprescindibili differenze
tra esseri umani.
Le scelte educative determinano il futuro di una comunità, dove
la qualità delle persone costituisce una questione centrale del domani, nei
problemi posti dall'introduzione della tecnologia, in tutti i campi
dell'attività umana, dallo sviluppo economico disomogeneo e selvaggio, dal
degrado ambientale, conseguente alla dissennata incentivazione dei consumi, con
l’accentuarsi dell'ingiustizia sociale e dei conflitti, che pongono le nuove
generazioni in una condizione determinante per il futuro di tutte le persone.
L'educazione all'accoglienza, all'accettazione del diverso,
all'antirazzismo, al rifiuto della discriminazione costituiscono il cardine
indispensabile su cui si modificherà una società che riesca a coniugare la
pacifica convivenza e il rispetto reciproco, attraverso la ricerca di soluzioni
adeguate per arginare gli squilibri contemporanei.
Risulta necessario porre grande attenzione al mondo della
scuola, luogo istituzionale dove viene esercitata l'azione educativa delle
comunità in modo organico e direttivo, alla famiglia e ai massmedia che
contribuiscono alla coscientizzazione verso i problemi sociali. La scuola deve
offrirsi garante di un clima di dialogo tra culture e religioni,
nell’interscambio reciproco di mentalità e punti di vista interagenti, aprendo
così ai diritti umani di Pace, solidarietà, accoglienza, comprensione,
felicità, oltrepassando le barriere caratteriali, i limiti culturali, i muri
imposti dalle tradizioni locali, dai tabù, da pregiudizi e stereotipi per
creare nuclei di umanità aperti al cambiamento ed al confronto dialettico, a
partire da un’educazione scevra di incomprensioni, intolleranze e razzismi,
dove l’altro divenga fonte di arricchimento e crescita culturale reciproca,
senza prescindere dalla conflittualità interna ai gruppi, che ben gestita
scaturirà nel dialogo tra le parti.
La necessità di elaborare una pedagogia interculturale è sorta
in seguito all'ingresso nella scuola di persone appartenenti ad altri paesi,
apportatrici di diversità, conflitti interni, divergenze, da gestire e
veicolare in atteggiamenti aperti e propensi al confronto, al dialogo e
all’interscambio reciproco, a partire da supporti didattici di educazione alla
pace e alla valorizzazione delle differenze, nella comprensione del significato
del ruolo della scuola come garante del dialogo tra culture e religioni, nella
mediazione del conflitto, per apportare un'etica dell’accoglienza nella
società, in un momento storico di transizione dove, al contrario si avverte la
crisi profonda del confronto e del dialogo interculturale ed interreligioso,
che costituiscono strumenti culturali e transculturali per andare oltre le
discriminazioni e i razzismi.
Il gioco tra autoctoni, immigrati, istituzioni e massmedia è
complesso e si presenta facile il passaggio dall'accettazione al rifiuto,
dall'indifferenza all'insofferenza, in quanto una profonda instabilità è
propria delle relazioni umane e sociali, comportando una forte carica emotiva,
ma anche innovativa.
Il gioco simbolico ed emotivo è ancora più instabile e mutevole
nel rapporto con l'immigrato e proprio per questo motivo l'instabilità e la
volubilità dell’individuo e del gruppo sociale necessitano di trovare un
supporto nelle istituzioni, che devono essere in grado di esprimere norme
stabili e certe, frutto di un'approfondita conoscenza delle realtà attuali.
L'Italia acquisisce tardivamente la coscienza di essere Paese
meta di flussi migratori e solo negli anni ‘80 le amministrazioni pubbliche
affrontano il problema dell'inserimento sociale dei migranti e la conseguente
educazione dei loro figli.
Il contenuto delle circolari ministeriali proclama ufficialmente
che l'obiettivo primario dell'educazione interculturale si delinea come
promozione della capacità di convivenza costruttiva in un tessuto sociale
multiforme, che comporta l'accettazione e il rispetto del diverso e il
riconoscimento dell'identità culturale nella ricerca quotidiana del dialogo,
della comprensione e della collaborazione, in una prospettiva di arricchimento
reciproco, nel valore della diversità generale come concetto da difendere e
comprendere nel doppio versante dell'educazione interculturale, nell'affrontare
e analizzare il problema degli studenti appartenenti a provenienze diverse e
nella necessità che anche la scuola elabori le strategie capaci di affrontare i
grandi mutamenti che caratterizzano la nostra epoca, in un policromo mosaico di
popolazioni, lingue, culture, progetti, rappresentazioni reciproche di scambi e
conflitti, interazioni e dialoghi.
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