Critiche al Riarmo e preoccupazioni per la Crescita: Relazione annuale di Banca Italia

 La relazione annuale di Bankitalia non lesina critiche ai dazi e alle barriere doganali Usa e alle politiche del Riarmo europeo che ritengono fonte di ulteriore, e sempre meno sostenibile, indebitamento e di crescenti disuguaglianze tra i paesi Europei. Bankitalia teme che il Riarmo sia soprattutto utile a fari ripartire la locomotiva, da tempo ferma, Tedesca, vorrebbe un debito europeo e non nazionale, coniugare il riarmo con le spese sociali e quelle di rinnovamento dei processi tecnologici ed industriali. 

Sostegno al Governo Meloni ma anche qualche critica al suo operato


Banca Italia vorrebbe affrontare a livello comunitario i pericoli cosiddetti esterni

Citiamo un passaggio eloquente

La sicurezza esterna Nel nuovo contesto internazionale, è emersa la necessità di rafforzare la capacità di difesa europea. Si tratta di un obiettivo che richiede una strategia condivisa tra gli Stati membri, una solida governance comune e investimenti ingenti. La proposta della Commissione si basa su fondi nazionali e prestiti, anziché su spese europee e trasferimenti finanziati con risorse comuni. Questo approccio rischia di accrescere le disuguaglianze tra paesi e di ridurre l’efficacia della spesa

Occorre invece un programma unitario, sostenuto da debito europeo. 

 Un impegno di tale rilevanza deve poggiare su basi chiare. Le risorse comuni vanno destinate prioritariamente alla tecnologia e alla ricerca nel campo della difesa. A livello nazionale, gli investimenti per la crescita e la spesa sociale non devono essere penalizzati dallo sforzo per la sicurezza esterna. 

 Soprattutto, la promozione della cooperazione internazionale e della pace deve restare il cardine dell’azione europea. Investire insieme nella sicurezza non significa avviare una corsa agli armamenti, ma affrontare con realismo minacce comuni che nessun paese può contrastare da solo. Solo così la sicurezza potrà diventare un pilastro 

Il Governatore parla esplicitamente, al contrario del Governo, di stagnazione dell'economia italiana pur elogiando alcuni segnali di ripresa  verso i quali chiede di riservare la massima attenzione e il necessario sostegno  per consentire al sistema produttivo italico di innovarsi e andare avanti acquisendo anche l'indispensabile aumento della produttività

Questi risultati sono stati favoriti da politiche espansive, ma non sarebbero stati possibili senza la ristrutturazione del tessuto produttivo avviata dopo la crisi dei debiti sovrani

Nonostante le difficoltà attuali, l’industria italiana non è destinata al declino. In tutti i comparti operano aziende dinamiche e competitive, che investono in tecnologia e ricerca e si posizionano in fasce di alta gamma. 

 Queste solide fondamenta rappresentano un vantaggio strategico nella competizione globale, ma vanno rafforzate. 

 Le imprese devono proseguire nel percorso di innovazione e investimento, sostenute da politiche pubbliche che le mettano nelle condizioni di affrontare con successo le trasformazioni in atto. In Italia, più che altrove in Europa, è urgente intervenire sul costo dell’energia, seguendo le direttrici già tracciate: ampliando il ricorso a fonti pulite, incentivando i contratti a lungo termine e rafforzando infrastrutture e reti di trasmissione. 

Servono investimenti adeguati e una netta semplificazione delle procedure autorizzative per i nuovi impianti. Ma il problema centrale rimane la produttività – nella manifattura come nel resto dell’economia. 

Gli incrementi finora conseguiti sono incoraggianti, ma non bastano a sostenere lo sviluppo del Paese. Il basso livello dei salari riflette questa debolezza: dall’inizio del secolo, in linea con la stagnazione della produttività, le retribuzioni reali sono cresciute molto meno che negli altri principali paesi europei. 

Fino alla pandemia, l’aumento era stato appena del 6 per cento. Il successivo shock inflazionistico ha riportato i salari reali al di sotto di quelli del 2000, nonostante il recupero in atto dallo scorso anno. 

 Per garantire un aumento duraturo delle retribuzioni è indispensabile rilanciare la produttività e la crescita attraverso l’innovazione, l’accumulazione di capitale e un’azione pubblica incisiva

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