Istruitevi, agitatevi e organizzatevi. Apriamo una discussione sulla contrattazione sindacale nel Pubblico impiego
“Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza”.
Antonio Gramsci, L’Ordine Nuovo, 1 Maggio 1919
Partiamo da Antonio Gramsci e dal suo invito ad alzare il livello di conoscenza e di discussione senza dimenticare la necessità di organizzare subito dopo il conflitto nei luoghi di lavoro.
Non ci sono ricette precostituite ma serve rilanciare una discussione prima di ogni ulteriore passaggio.
I salari della Pa sono fermi, abbiamo perso potere di acquisto nei disastrosi 40 anni neo liberisti nei quali le disuguaglianze sociali ed economiche sono cresciute a dismisura alimentando le differenze stipendiali e le disparità delle condizioni di vita anche a parità di livello, contratto, anzianità di servizio.
La prima considerazione investe la dinamica propria della contrattazione nazionale e non può che riguardare la performance, strumento divisivo con cui sono stati saccheggiati i salari abituandoci all'idea che la valutazione di un dirigente possa decidere criteri e somme del salario derivante dal secondo livello di contrattazione , insomma dalla cosiddetta produttività.
La nostra prima rivendicazione riguarda l'abbattimento della performance che di oggettivo non ha nulla ma molto invece di arbitrario e di assoggettazione del singolo lavoratore al dirigente e alla figura apicale.
E' una battaglia nazionale ormai necessaria perchè la cultura del merito divide la forza lavoro, la fa arretrare culturalmente e materialmente pensando che una parte del nostro salario debba dipendere da qualche valutazione spesso derivante dalla tacita obbedienza e subalternità a un sistema di potere che non ha migliorato la Pubblica amministrazione accrescendo al contempo i servizi erogati alla cittadinanza.
Dopo la cultura del falso merito e della cosiddetta performance è bene fare i conti con le dinamiche proprie della contrattazione nazionale, il sistema iniquo che liquida anni di ritardo nella sottoscrizione di un contratto nazionale con pochi euro al mese, sarebbe sufficiente portare la indennità di vacanza contrattuale a 50 euro netti in busta paga per scoraggiare ritardi nei rinnovi imputabili quasi sempre a offerte economiche dei Governi e dell'Aran inaccettabili. E' il caso dei contratti nazionali della Pa per i quali il Governo offre aumenti contrattuali pari a un terzo della perdita di potere di acquisto, il sei per cento rispetto al 18 per cento dopo anni nei quali i contratti sono stati sottoscritti perennemente in perdita. Il primo strumento con cui restituire dignità salariale è proprio l'aumento dello stipendio di base adeguando gli incrementi in base al reale costo della vita.
La tendenza del Governo è invece quella di bypassare la inadeguatezza degli aumenti contrattuali resa tale dalla scelta di ridurre le tasse per favorire datori pubblici e privati, evitando che lor signori incrementino i salari e con il tempo facendo mancare risorse allo stato sociale, sanità e istruzione in primis. Una strategia fallimentare con gli investimenti per formazione e occupazione scesi ai minimi storici oltre a far mancare risorse importanti allo stato sociale favorendo i processi di privatizzazione che poi vengono legittimati agli occhi della forza lavoro come eventi necessari e ineluttabili.
E per salvarsi in calcio d'angolo il Governo prova a lanciare l'incremento della contrattazione decentrata sottraendo il fondo della produttività ad alcuni limiti che ne hanno impedito la crescita. Ma questa scelta, in ogni caso, è tutta da verificare e non significa che gli Enti, ad esempio le Funzioni Locali, possano accrescere liberamente la spesa in materia di personale fuori dai tetti fino ad oggi vigenti, il recente decreto della Pa parla esplicitamente di Enti virtuosi e con capacità di spesa dimenticando che l'incremento del salario non può riguardare solo una piccola parte del personale. E lo ripetiamo ben vengano gli incrementi dei Fondi ma debbono essere validi erga omnes e senza scambi a perdere come ridurre le assunzioni future.
Quello che proviamo a dire in varie forme è che ben venga ogni incremento del salario accessorio ma il punto di partenza dovrebbe essere ben altro ossia il salario di base, le risorse contrattuali a disposizione, i criteri con i quali erogare gli aumenti, evitare poi il rinvio alla contrattazione decentrata di parti del salario che finiscono ad alcune categorie o profili e non alla totalità del personale. E' emblematico quanto accaduto con le progressioni verticali in deroga, previste per le educatrici sono state ostaggio di regolamenti, spesso iniqui, a livello di Ente e decisi anche nei numeri dalla parte pubblica. Il rinvio alla contrattazione di secondo livello è stato solo un escamotage per non affrontare la tragica realtà
Ecco, in tutta franchezza, ci sono delle disparità di trattamento in presenza per altro di poche risorse economiche a disposizione per far apparire il Governo e i sindacati ad esso vicini come disponibili e vicini alla forza lavoro quando invece sono lontani e refrattari ad ogni incremento reale e oggettivo del potere di acquisto dei salari.
I continui rinvii alla contrattazione di secondo livello sono spesso legati a logiche clientelari, le stesse che nel corso degli anni inspiegabilmente hanno portato differenze salariali macroscopiche tra i comparti della Pa e spesso perfino tra Enti del medesimo comparto, si legga a tale scopo i rapporti dell'Aran sulle retribuzioni nella Pa.
Conoscere i meccanismi della contrattazione nazionale e decentrata è diventato non un esercizio intellettuale ma una effettiva necessità e per questo occorre stabilire obiettivi e priorità della nostra proposta sindacale per poi organizzarci conseguentemente al fine di perseguire alcuni obiettivi comuni
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