Acciaio:la esultanza dei padroni

Sono trascorsi decenni da quando lo stato decise di investire nella siderurgia. Poi sono arrivate le privatizzazioni e le svendite  e con esse acquirenti che hanno delocalizzato produzioni , messo a casa migliaia di lavoratori non prima di avere recato danni incalcolabili alla salute e all'ambiente.

Se guardiamo a quanto accaduto a Terni o Piombino, si potrà fotografare il fallimento dei Governi, la loro rinuncia a indirizzare a fini sociali l'economia, il loro divenire strumenti di interessi finanziari e dei poteri forti. Gruppi stranieri accolti come salvatori da politici e sindacati che senza alcun piano industriale e di risanamento hanno potuto insediarsi e ricevere ammortizzatori sociali, salvo poi accorgerci che non ci sarebbe stato alcun rilancio della produzione e men che mai una ipotesi seria di riconvertire l'industria.

L'accordo di Taranto tutela soprattutto gli interessi dei padroni, li mette al sicuro da ogni addebito e contestazioni giudiziaria, salva il Governo dalla nazionalizzazione e  da qualsivoglia ipotesi di riconversione della fabbrica, uno schiaffo a chi aveva votato (con percentuali che un tempo avremmo definito bulgare) i Grillini nella speranza di restituire salute e dignità alla terra tarantina o al leccese dei No Tap.

La siderurgia italiana ha ceduto l'Ilva al gruppo Arcelor-Mittal, le acciaierie di Piombino al gruppo Jindal, nei prossimi giorni è convocato un tavolo, al ministero dello Sviluppo economico, per la cessione di Ast Terni, la produzione nel Nord Italia intanto va a gonfie vele. Tutto risolto allora?

Invece no, ci sono dati difficili da smentire, proprio mentre si parlava della crisi del settore siderurgico la produzione dello stesso aumentava, solo negli ultimi due anni la produzione è cresciuta del 10% arrivando a 25 milioni di tonnellate, tre in meno dell'anno 2008

La siderurgia italiana si è ristrutturata con piccole aziende, alcune nate dallo spezzatino delle piu' grandi, in assenza di altiforni ci siamo affidati ai frni elettrici  ma in ogni caso il nostro paese è  il secondo produttore europeo e il decimo mondiale e in una posizione geografica che permette di guardare all'Africa dove gli investimenti cinesi non mancano. Per questo il recupero di Terni, Taranto e Piombino diventa strategico, soprattutto in presenza dei dazi di Trump. E il Governo, ma anche i sindacati come Usb, si sono accomodati ai tavoli sottoscrivendo gli accordi anche quelli che lasciano fuori dalle fabbriche migliaia di lavoratori.


L'accordo a Piombino e Taranto era quindi necessario per gli interessi capitalistici italiani, il Governo non ha mosso un dito per studiare forme di riconversione e produzione a basso impatto ambientale, si è solo limitato ad assecondare i piani padronali mettendo in gioco,  come già fatto da altri Governi del recente passato, pacchetti di soldi pubblici nella veste di ammortizzatori sociali.

E in questo scenario le promesse di bonifica \ricnoversione si sono dimostrate aleatorie, promesse elettorali e nulla piu'.

Qualcuno obietterà che il contratto di cessione a ArcelorMittal obbliga la nuova proprietà a investimenti tecnologici a tutela dell'ambiente, piu' o meno 1 miliardo di euro ( 2,3 incluse le bonifiche) e per innovare i processi produttivi. Ebbene in ogni cessione di rami industriali questi impegni erano previsti, anche quando le cessioni sono state farlocche e non seguite da investimenti. Ma poi queste bonifiche erano quanto promesso dal Governo alla popolazione tarantina? Possibile che il mov 5 Stelle dopo avere contestato il piano ambientale di anni fa (quello del Pd) oggi lo assuma quasi in toto?

Gli operai  ex Lucchini di Piombino  sono anni che aspettano, ora è arrivata una nuova proprietà che promette entro 24 mesi un grande forno elettrico destinato a sostenere  l’attività dei laminatoi, eppure si è perso solo tempo con la Regione , il Comune e i sindacati che avevano sposato il precedente acquirente salvo poi trovarsi con un nulla di fatto dopo alcuni anni di promesse. Anni nei quali il Pd ha rinunciato a studiare anche una minima opera di riconversione industriale, politica industriale  e progettazione del futuro inesistenti.

Ora con questi accordi sarà tutto risolto? Pensiamo di no, in ogni caso sono migliaia i lavoratori tra ammortizzatori sociali e buone uscite (e quindi disoccupati), l'impatto sulla salute nostra e sull'ambiente continua ad essere negativo, la riconversione e gli investimenti tecnologici innovativi si sono persi per strada. Sarà per questo che noi , al contrario dei padroni e dei sindacati complici tra i quali ormai bisogna annoverare anche USb, non troviamo alcun motivo di soddisfazione.


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