Diffidiamo dell'antirazzismo padronale. Il caso tedesco
Ringraziamo controlacrisi.org che ha pubblicato l'articolo
http://www.controlacrisi.org/notizia/Politica/2018/9/23/51820-germania-lantirazzismo-padronale-diventa-unarma-in-piu/
Riportiamo il testo integralmente
In Germania, a fianco della Merkel e della Spd, sono scesi in campo gli industriali. Non è la prima volta e non sarà l'ultima, del resto sindacato e impresa in terra teutonica marciano di pari passo dentro scenari concertativi che hanno bandito da tempo ogni elemento conflittuale. La crisi immigrazione nasce dal saccheggio delle risorse africane, un saccheggio che vede innumerevoli protagonisti, europei e non (in primis la Cina), dal saccheggio nasce anche la direzione dei flussi migratori tanto è vero che la Germania ha operato una selezione dell'esercito industriale di riserva scegliendo con cura migranti facilmente impiegabili, per titoli di studi ed esperienze lavorative acquisite, nel proprio tessuto industriale.
Ma l'arrivo dei migranti nei paesi a capitalismo avanzato è anche causa di conflitti interni, la classe lavoratrice autoctona subisce la riduzione del costo del lavoro e la riduzione del welfare e cosi' diventa facile preda della propaganda nazionalista, xenofoba che imperversa e si va rafforzando ad ogni tornata elettorale.
In questi scenari, a dir poco preoccupanti. è venuto meno il ruolo conflittuale del sindacato che dovrebbe costituire un argine contro il razzismo unificando le istanze dei lavoratori autoctoni con quelle dei migranti.
E' per questa ragione che gli industriali diventano i paladini di una immigrazione controllata per attingere dall'esercito industriale di riserva da cui dipende anche l'abbassamento del costo del lavoro, arrivano cosi' i manifesti contro il razzismo degli ultimi giorni, commissionati in Germania dalle multinazionali presenti in ogni parte del mondo, gli stessi che magari sfruttano le risorse e la forza lavoro dal Sud est asiatico all'Africa.
" No al razzismo e all’intolleranza, sì alla diversità" principi giusti ma alquanto strano che i paladini siano colossi industriali e finanziari come Deutsche Bank, Allianz, EY e , Daimler, Bmw, Mini, VW p Siemens, Metro, Adidas, Basf, DB.
L'antirazzismo padronale diventa un'arma in piu' nelle mani della xenofobia perchè l'odio di classe si trasforma nel disprezzo e nell'odio verso gli ultimi:i migranti, i colossi economici e finanziari cosi' attenti (per interesse è bene ripeterlo) verso la integrazione non mostrano altrettanta attenzione verso la classe lavoratrice autoctona che nell'arco di pochi anni ha subito la riduzione del potere di acquisto di pensioni e salari e vede lo stato sociali assottigliarsi progressivamente.
E' degna della massima attenzione l'iniziativa di grandi, piccole e medie imprese tedesche contro il razzismo, riunite nella sottoscrizione della Charta per la diversità ma quello che manca è una lettura critica.
Chi scrive sa bene che il conflitto tra la classe lavoratrice autoctona e quella immigrata è presente da secoli e con l'era industriale ha acquisito caratteristiche ben definite, il fatto che la integrazione sia un valore sbandierato dai padroni dovrebbe indurre la classe lavoratrice non a sposare le tesi del razzismo e della xenofobia ma smascherare l'ipocrita e falsa solidarietà dei capitalisti tedeschi che hanno bisogno di forza lavoro da immettere sul mercato .
Quasi il 90% dei lavoratori in Germania possiede il passaporto tedesco e la metà delle nuove assunzioni avvenute negli ultimi 24 mesi è costituita da migranti, molti dei quali provenienti dall'Est europeo. a cui presto si aggiungeranno altri 430mila posti di lavoro per manodopera con bassa specializzazione o non qualificata, con bassi salari e ad elevato tasso di sfruttamento, posti di lavoro destinati alla immigrazione dall'Asia e dall'Africa.
Il razzismo in Germania dilaga soprattutto nei Länder più poveri al Nord Germania , mentre il capitalismo Renano accumulava immensi profitti cresceva il divario tra le grandi città e le zone rurali, tra le regioni dell'Est e dell'Ovest, l'aumento dei contratti part time (accade anche in Italia) rispetto ai full time . I mini jobs previsti dalla Riforma del lavoro dei socialdemocratici ad inizio secolo hanno rappresentato una boccata d'ossigeno per alcuni anni ma oggi questa sorta di ammortizzatori ha terminato la funzione di calmiere. E sullo sfondo le politiche sociali, per le regole di Maastricht, o sono state smantellate, o sono in corso di smantellamento, in numerosi paesi a minore crescita e perfino nella "opulenta"Germania.
Il razzismo diventa allora uno scenario di classe, dentro cui l'inesistente ruolo dei sindacati e dei comunisti rischia di regalare, come negli anni venti e trenta del secolo scorso, la classe operaia alla xenofobia e al razzismo.
Ma evidentemente la storia non è maestra di vita e le rimozioni o i revisionismi dilaganti hanno fatto perdere la bussola a noi tutti\e
http://www.controlacrisi.org/notizia/Politica/2018/9/23/51820-germania-lantirazzismo-padronale-diventa-unarma-in-piu/
Riportiamo il testo integralmente
In Germania, a fianco della Merkel e della Spd, sono scesi in campo gli industriali. Non è la prima volta e non sarà l'ultima, del resto sindacato e impresa in terra teutonica marciano di pari passo dentro scenari concertativi che hanno bandito da tempo ogni elemento conflittuale. La crisi immigrazione nasce dal saccheggio delle risorse africane, un saccheggio che vede innumerevoli protagonisti, europei e non (in primis la Cina), dal saccheggio nasce anche la direzione dei flussi migratori tanto è vero che la Germania ha operato una selezione dell'esercito industriale di riserva scegliendo con cura migranti facilmente impiegabili, per titoli di studi ed esperienze lavorative acquisite, nel proprio tessuto industriale.
Ma l'arrivo dei migranti nei paesi a capitalismo avanzato è anche causa di conflitti interni, la classe lavoratrice autoctona subisce la riduzione del costo del lavoro e la riduzione del welfare e cosi' diventa facile preda della propaganda nazionalista, xenofoba che imperversa e si va rafforzando ad ogni tornata elettorale.
In questi scenari, a dir poco preoccupanti. è venuto meno il ruolo conflittuale del sindacato che dovrebbe costituire un argine contro il razzismo unificando le istanze dei lavoratori autoctoni con quelle dei migranti.
E' per questa ragione che gli industriali diventano i paladini di una immigrazione controllata per attingere dall'esercito industriale di riserva da cui dipende anche l'abbassamento del costo del lavoro, arrivano cosi' i manifesti contro il razzismo degli ultimi giorni, commissionati in Germania dalle multinazionali presenti in ogni parte del mondo, gli stessi che magari sfruttano le risorse e la forza lavoro dal Sud est asiatico all'Africa.
" No al razzismo e all’intolleranza, sì alla diversità" principi giusti ma alquanto strano che i paladini siano colossi industriali e finanziari come Deutsche Bank, Allianz, EY e , Daimler, Bmw, Mini, VW p Siemens, Metro, Adidas, Basf, DB.
L'antirazzismo padronale diventa un'arma in piu' nelle mani della xenofobia perchè l'odio di classe si trasforma nel disprezzo e nell'odio verso gli ultimi:i migranti, i colossi economici e finanziari cosi' attenti (per interesse è bene ripeterlo) verso la integrazione non mostrano altrettanta attenzione verso la classe lavoratrice autoctona che nell'arco di pochi anni ha subito la riduzione del potere di acquisto di pensioni e salari e vede lo stato sociali assottigliarsi progressivamente.
E' degna della massima attenzione l'iniziativa di grandi, piccole e medie imprese tedesche contro il razzismo, riunite nella sottoscrizione della Charta per la diversità ma quello che manca è una lettura critica.
Chi scrive sa bene che il conflitto tra la classe lavoratrice autoctona e quella immigrata è presente da secoli e con l'era industriale ha acquisito caratteristiche ben definite, il fatto che la integrazione sia un valore sbandierato dai padroni dovrebbe indurre la classe lavoratrice non a sposare le tesi del razzismo e della xenofobia ma smascherare l'ipocrita e falsa solidarietà dei capitalisti tedeschi che hanno bisogno di forza lavoro da immettere sul mercato .
Quasi il 90% dei lavoratori in Germania possiede il passaporto tedesco e la metà delle nuove assunzioni avvenute negli ultimi 24 mesi è costituita da migranti, molti dei quali provenienti dall'Est europeo. a cui presto si aggiungeranno altri 430mila posti di lavoro per manodopera con bassa specializzazione o non qualificata, con bassi salari e ad elevato tasso di sfruttamento, posti di lavoro destinati alla immigrazione dall'Asia e dall'Africa.
Il razzismo in Germania dilaga soprattutto nei Länder più poveri al Nord Germania , mentre il capitalismo Renano accumulava immensi profitti cresceva il divario tra le grandi città e le zone rurali, tra le regioni dell'Est e dell'Ovest, l'aumento dei contratti part time (accade anche in Italia) rispetto ai full time . I mini jobs previsti dalla Riforma del lavoro dei socialdemocratici ad inizio secolo hanno rappresentato una boccata d'ossigeno per alcuni anni ma oggi questa sorta di ammortizzatori ha terminato la funzione di calmiere. E sullo sfondo le politiche sociali, per le regole di Maastricht, o sono state smantellate, o sono in corso di smantellamento, in numerosi paesi a minore crescita e perfino nella "opulenta"Germania.
Il razzismo diventa allora uno scenario di classe, dentro cui l'inesistente ruolo dei sindacati e dei comunisti rischia di regalare, come negli anni venti e trenta del secolo scorso, la classe operaia alla xenofobia e al razzismo.
Ma evidentemente la storia non è maestra di vita e le rimozioni o i revisionismi dilaganti hanno fatto perdere la bussola a noi tutti\e
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