CLIMA DA STADIO PER UNA MANOVRA DI CLASSE E ASSISTENZIALISTA
CLIMA DA STADIO PER UNA MANOVRA DI CLASSE E ASSISTENZIALISTA
di Franco Astengo
Può essere giudicato
davvero inquietante il clima da stadio messo su dal M5S attorno a Palazzo Chigi
nella serata dell’approvazione della nota aggiuntiva al DEF, varata ieri sera
al Consiglio dei Ministri: con i ministri cinque stelle che si affacciano al
balcone (siamo di nuovo alla vigilia di qualche balcone fatale?) esultando come
– appunto – dopo una vittoria calcistica.
Il segnale visibile di una degenerazione del clima politico
ridotto all’espressione di tifoserie (tra l’altro nel filmato si nota bene cha
la “claque” è indirizzata e irreggimentata quasi militarmente) che era già nell’aria
alimentata dall’idea dell’“uomo solo al comando” materializzata nel decennio
precedente.
Adesso invece siamo al “popolo” in nome del quale
surrettiziamente agisce un gruppo di potere retto in maniera del tutto opaca
manovrando il web.
Pericoli per la democrazia, tanto più che nel documento in
questione si parla di modificare la Costituzione per rafforzare gli strumenti
di una presunta “democrazia diretta” riducendo ancora il ruolo dei consessi
elettivi e della rappresentanza politica.
Quanto al merito della manovra è evidente che si tratterà di
verificare i provvedimenti conseguenti, però qualcosa si può già affermare dal
punto di vista di una visione di carattere generale.
Intendiamoci bene: dal nostro punto di vista non è questione
del deficit e dell’eventuale scontro con l’Europa.
La questione è di merito cercando di comprendere perché si
alza il deficit (con annessi e connessi) e come si va a un eventuale scontro
con l’Europa.
Parliamoci chiaro. I tre cardini della manovra: riduzione
delle aliquote IRPEF, sovvenzioni ai singoli definite “reddito di cittadinanza”,
condono definito “pace fiscale”, assommano due caratteristiche ben precise:
avvantaggiano i ricchi e gli evasori fiscali (quindi il documento assume su
questo punto una dimensione di “classe”) e alimentano l’assistenzialismo, perché
nessuno potrà mai convincerci che il presunto “reddito di cittadinanza” non sia
altro che un intervento assistenziale che contiene in sé un concetto negativo
del lavoro , dello sviluppo economico, di un’idea di eguaglianza (l’assistenzialismo
infatti, lo dimostra la storia del regime democristiano, non solo mantiene ma
accentua le disuguaglianze sociali).
Sicuramente è possibile attingere al deficit spending, ci
mancherebbe altro.
Accanto alla crescita del deficit spending si poteva pensare
a un’imposta patrimoniale progressiva (come prescrive la Costituzione) e a una
tassazione adeguata sulle transazioni finanziarie.
Diversa partita,
inoltre, sarebbe stata se alla crescita del disavanzo avessero corrisposto
almeno tre operazioni necessarie per il rilancio del Paese:
1) Un
piano di rilancio industriale destinato all’innovazione e ai settori strategici
attraverso una programmazione e intervento pubblico;
2) Un
piano destinato alle infrastrutture: ferrovie (quelle normali), strade e
autostrade. Anche in questo necessità non solo di programmazione ma anche di progettualità
pubblica;
3) Un
altro piano straordinario destinato alla scuola, all’Università e alla ricerca
Da far notare infine che l’orrida
scena recitata dal balcone di Palazzo Chigi e in Piazza Colonna, fa il paio con
quella di qualche sera fa con il Presidente del Consiglio che esponeva un
cartello dove si leggeva “decreto Salvini”, dopo l’approvazione del cosiddetto “decreto
sicurezza e immigrazione”: fatti assolutamente inauditi che dimostrano come in
pochi mesi sia ulteriormente degenerata la già precaria situazione italiana.
Oltre alla questione della nota
aggiuntiva al DEF non si può dimenticare quanto verificatosi appunto con il
decreto “sicurezza e immigrazione”.
A questo punto, lo ripetiamo da
qualche tempo ma ribadire può essere utile, si pone un grosso problema a quella
parte di quei settori politici, giornalistici, culturali che intendano muoversi
sul terreno dell’opposizione.
I contenuti di questi
provvedimenti, infatti, chiudono un cerchio ponendo proprio il discorso
dell’opposizione al di fuori da semplici riferimenti politico – culturali ma
spostandoli sul piano antropologico della concezione della natura umana.
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