Avventurieri e sottoproletari

riceviamo e pubblichiamo

di Tiziano Tussi

Il 24 agosto u.s. Il secolo XIX ha pubblicato una lunga intervista a Carlo Bonomi, da poco a capo di Confindustria. Le sue risposte e le sue posizioni, già da tempo conosciute, vanno nel senso di dare frustate alla classe politica per fare emergere ancora di più le capacità taumaturgiche della classe imprenditoriale nazionale.

Come se la stessa non avesse proprio nulla di farsi perdonare - collusione con le mafie, comportamenti ottocenteschi verso i lavoratori, ad essere gentili, supponenza ed approssimazione, parassitismo verso lo stato mucca, per citarne solo alcuni difetti atavici, poco modernismo. Certo non di tutti ma di molti imprenditori si può dire questo ed altro.

Aggiungiamo il sospetto che i lavoratori siano scansafatiche e che lo stato, le tasse da pagare in primis, siano un particolare irrilevante, da non osservare. Il mondo imprenditoriale italiano è sempre stato caratterizzato da difetti profondi e disumani. Basterebbe per provare questo tanta letteratura e non certo rivoluzionaria, Giovanni Verga ad esempio.

Ma almeno su un punto il prode Bonomi ha ragione. La classe politica italiana è pusillanime. Non è sempre stato così, ora lo è nella grande parte di essa. Quindi buon gioco nel definire fallimentare i suoi comportamenti attuali. Bonomi ricorda che anche ad agosto loro, gli imprenditori, si sono messi al lavoro mentre la classe politica…

Come non dargli ragione? Basti osservare, un dato per tutti, la bella abbronzatura del nostro attuale ministro degli esteri. Bonomi poi fa un po' l'elenco delle sconcezze dei provvedimenti presi, che sulla carta sono magnifici, ma nella pratica sostanziale neppure si vedono, oppure si vedono poco e pochissimo. A seguire la solita richiesta: più soldi a chi lavora di più, più soldi a chi si adatta ad una specie di schiavismo postmoderno.

Ma del resto da parte di padroni di attività produttive, che poco capiscono di struttura di funzionamento di uno stato, altro non ci si può aspettare. Bonomi insiste pure sulla fiducia da dare alle imprese e lo mette come terzo punto di un breve elenco: "Terzo punto: operazione fiducia sulle imprese."

Detto così poco si capisce: quali imprese? Piccole o grandi? Fiducia generalizzata oppure a condizione? Pene per chi tradisce questa fiducia, anche verso il mondo imprenditoriale? Insomma, un'intervista, per il nuovo presidente della Confindustria, che si erge a difensore in toto del suo mondo.

E la politica! Sta a guardare, lasciando parlare alla luna Conte e Gualtieri. Altri ministri sono innominabili. Per questi due, tutto funziona in prospettiva o da subito. Ogni cosa è stata coperta da miliardi di euro da parte dello Stato o dell'Unione europea.

Poi si legge un altro titolo, sempre Corsera, del 30 agosto, pagine di Milano, e si viene a conoscenza che si è in presenza "di un'epidemia della nuova povertà. Crescono i disoccupati. Dalla Caritas aiuti a oltre 19 mila persone." Ma non c'era il divieto di licenziare, non vi erano gli incentivi statali, 10, 100, 1000 miliardi. Il presidente del progetto Arco di Milano, stesso ultimo articolo citato, dice che c'è stato il raddoppio del numero di famiglie che si rivolgono a loro.

Sorprendente non vi sia stato nessun moto popolare di accaparramento di beni. Solo fenomeni anche pittoreschi, come l'intervista a Bonomi che si loda addosso e micro-manifestazioni della "schiuma della terra" (Arthur Koestler) a Roma, per dire che il virus non esiste.

Lì un'accozzaglia di sottoproletariato più o meno disperato, con accompagnamento dei soliti tromboni sottoproletari culturali che si sbracciano per potere fare arrivare ai più la propria inutile voce. Una schiuma che si fa risacca alle basi ed ai vertici della società. Ma là in alto si vive bene. Gli sfigati di ogni risma ed i ricchi, gli opulenti, che si lamentano.

Ricorriamo al buon vecchio Karl Marx: "… mentre l'aristocrazia finanziaria faceva le leggi, dirigeva l'amministrazione dello Stato, disponeva di tutti i pubblici poteri organizzati, dominava l'opinione pubblica coi fatti e con la stampa, in tutti gli ambienti [] si spandeva l'identica prostituzione, l'identica frode svergognata, l'identica smania di arricchirsi non con la produzione ma rubando le ricchezze altrui già esistenti." (Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850)

Qui Marx ci dice che la sommità della società, in ordine alla ricchezza è esattamente speculare al suo più basso profilo, avventurieri e sottoproletari di ogni tipo. I due estremi si toccano nell'insoddisfazione verso la struttura proletaria e sana della stessa. In cambio, ora come allora, vengono dati al popolo lavoratore pillole di pseudo soddisfazione.

Sembra che tali mezzi - i soliti motivi populistici - tengano bene i confini sociali, tanto che di fronte allo sfacelo internazionale che questa pandemia mette bene in luce, al massimo si hanno solo rigurgiti sottoproletari ai livelli più bassi della società.

Altro per ora non si vede e questo non è bene se neppure la morte di migliaia di persone in tutto il mondo riesce a mettere in campo comportamenti virtuosi e politicamente decenti. Già perché di negazionisti di ogni tipo dovremmo oramai averne avuto a sufficienza.


PS

Particolarmente irritante è stato vedere sfilare sul red carpet della Mostra del cinema di Venezia, truccata e vestita di tutto punto, un'infermiera la cui foto, settimane fa, mostrava i segni della fatica del suo lavoro di cura degli ammalati del covid-19. Foto che aveva colpito chi l'aveva vista, amplificata dai mezzi d'informazione. Una spettacolarizzazione, questa trasformazione della sua presenza, che si può anche sopportare se il resto dell'organizzazione sanitaria avesse da tempo funzionato sempre meglio anche spinta proprio da quell'esempio come da altri simili. Ma questo non è in atto. Si accompagna alla spettacolarizzazione di medici che a vario titolo dicono questo e quello. Tanto si muore o si vive lo stesso

 

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