Due concetti sul ruolo dello Stato

 Due concetti sul ruolo dello Stato

La questione dello Stato meriterebbe di essere affrontata in termini esaustivi e convincenti. Negli ultimi 40 anni lo Stato nazionale è stato ridotto a qualcosa di irrilevante almeno per l'avanzamento delle condizioni del proletariato. Lo stato ridimensionato è   finito sotto l'egida del mercato e ogni suo ruolo in subordine alle normative comunitarie.


Il ridimensionamento del ruolo e della funzione dello Stato non avviene tour cort perchè su alcune materie come quelle repressive ha ancora poteri assoluti e le varie Carte prevedono un ricorso alle situazioni emergenziali in alcuni specifici casi, poi dovremmo aprire un ragionamento a partire sul fatto che certe misure da provvisorie siano  invece divenute definitive.


E' il caso delle legislazioni emergenziali in materia di lotta all'eversione che hanno partorito leggi rimaste nell'ordinamento anche dopo la fine di un periodo storico che poteva giustificarne l'applicazione. 


Ma il progressivo indebolimento dello Stato resta tra gli obiettivi strategici del neoliberismo ed è stato utile per affermare il pareggio di Bilancio in Costituzione e anche su alcune materie come l'immigrazione 


Marx e Lenin si espressero con assoluta chiarezza contro lo sciovinismo di certi partiti socialisti nazionalisti che ad esempio in materia di immigrazione assunsero posizioni di netta chiusura asserendo di volere tutelare la forza lavoro autoctona come si schierarono a favore di sanguinose guerre imperialiste.


Lenin fu particolarmente duro nei loro riguardi asserendo che un socialista doveva essere contro il colonialismo e le politiche coloniali e l'apertura delle frontiere avrebbe dovuto essere parte integrante di quella opposizione di classe al nemico di casa propria come lo definì Marx nella Critica al Programma di Gotha. Del resto se sei a favore dell'immigrazione non puoi sposare la politica della riduzione del danno chiedendo sacrifici alla forza lavoro autoctona già vittima della erosione salariale.


Nel caso della guerra in Ucraina, giusto per scendere nel quotidiano, portare avanti contro le istanze di militarizzazione dei territori e poi tacere sull'invio delle armi all'Ucraina o sul ruolo neokenesiano della guerra per la Bussola Europea ricorda la miopia di quei socialisti sciovinisti che mantennero una visione della realtà angusta e nazionalisteggiante pensando in questo modo di portare benefici alle classi lavoratrici dei paesi di appartenenza. I proletari dei loro paesi furono carne da macello per le guerre e allo stesso tempo la condizione della classe lavoratrice peggiorò inesorabilmente


Oggi chi asserisce che le frontiere nazionali siano un retaggio del passato o residuo di posizioni contrarie all'internazionalismo sovente relega lo Stato al ruolo di agente della borghesia internazionale e nascosto dietro a questo paravento ideologico rinuncia sovente a combattere il nemico  in casa propria con posizioni politiche, sociali e sindacali a dir poco arrendevoli.


Ecco dimostrato come alcune teorie neoliberiste possano trasformarsi in elementi concettuali di mera giustificazione delle politiche  subalterne ai Capitali nazionali, da qui ad esempio l'idea che l'Italia non possa sottrarsi al giogo della Nato o che debba sostenere le politiche guerrafondaie della Ue con il continuo invio di armi alla Germania o che sia impossibile il ripristino della scala mobile a tutela del potere di acquisto di pensioni e salari.


Come diremmo in Toscana si butta via il bambino con l'acqua sporca, si rigetta ogni lotta per un ruolo progressivo dello Stato e così operando si assecondano gli internazionalismi dei dominanti  ai quali interessa solo la libera circolazione delle merci e dei capitali indossando alla occorrenza l'abito umanitario per allontanare ogni sospetto dal loro operato.

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