I dieci minuti di stacco dopo le sei ore: come un contratto nazionale scarica il recupero psico fisico sui dipendenti

 Le norme sono chiare, dopo sei ore è obbligatorio lo stacco di 10 minuti per il recupero psicofisico ma questo obbligo ricade solo sulla forza lavoro e non rappresenta invece un costo a carico datoriale.



Gli ultimi due ccnl funzioni locali spingono in questa direzione ma dimenticando che in anni lontani, e in altri comparti di contrattazione, il recupero era a carico datoriale e questo risultato era stato ottenuto dalla lotta della forza lavoro per imporre delle pause.

Ora il lavoro nella Pa non è identico a quello della fabbrica ma il principio è sempre lo stesso: perchè i diritti diventano obblighi e solo a carico della forza lavoro?

E perchè in tanti uffici è sufficiente rispettare la pausa dei 10 minuti, a carico del dipendente, per poi proseguire anche due ore e prendersi il buono pasto con il silenzio assenso dei dirigenti ai quali preme il raggiungimento degli obiettivi e l'aumento della produttività?

Sono domande elementari alle quali si potrebbe rispondere con il sano buon senso, con una deroga di 15\20 minuti che permetterebbe di superare le sei ore e accumulare minuti di eccedenza oraria da utilizzare, in accordo con i dirigenti, per impegni personali e al contempo completare i servizi giornalieri.

Ma invece si persevera nel rispetto di norme scaricandone l'onere sulla forza lavoro con la scusa di volerla tutelare in nome di un recupero psicofisico che dovrebbe essere garantito da modalità diverse di organizzazione degli uffici e dei servizi, magari assumendo personale ove serve e riducendo i carichi di lavoro

a cura della Cub PI di Pisa

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