Lo Studente morto nell'alternanza scuola-lavoro non ha diritto al rimborso

 Giuliano De Seta aveva 18 anni, era in fabbrica per l'alternanza scuola -lavoro quando è morto, schiacciato da una lastra di acciaio. 

La sua famiglia, mesi dopo, ha appreso di non avere diritto ad alcun risarcimento da parte dell'Inail perchè Giuliano era in quella azienda ma non per lavorare.  Alla famiglia non interessa il risarcimento ma la verità sulla tragedia avvenuta per appurare  tutte le responsabilità .



La distinzione è sottile e, accecati dalla rabbia, il nostro cervello potrebbe non volere recepire la notizia, proviamo a spiegarci meglio.

Il giovane studente deceduto svolgeva un tirocinio autorizzato ma non ha diritto al rimborso Inail perchè formalmente non era dipendente e non portava a casa uno stipendio, la famiglia non dipendeva economicamente dal suo lavoro.

In quella azienda andava per imparare un mestiere ma senza percepire alcun compenso o rimborso spese.

Paradossale? Non proprio se pensiamo ai volontari di associazioni che formalmente non percepiscono un euro di rimborso e sostituiscono personale contrattualizzato in ambito socio sanitario, nella cultura, siamo una Repubblica fondata sul volontariato che alla fine snatura ogni suo tradizionale ruolo e funzione per sostituirsi a forza lavoro contrattualizzata.

Alla famiglia non resta che il processo penale quando si terranno le udienze. Nel frattempo ancora settimane di attesa, prima del processo, per i giovani studenti di Torino che hanno trascorso mesi tra carcere e libertà vigilata a seguito della manifestazione di protesta per le morti degli studenti nell'alternanza scuola lavoro. 

I loro legali parlano di accanimento giudiziario, fatto sta che la sproporzione tra il reato (3 minuti di tafferugli con la polizia) commesso e la pena detentiva\preventiva è del tutto evidente.  Poco importa che questi mesi abbiano marchiato a vita le esistenze di giovani arrabbiati per la morte di un loro coetaneo e trattati alla stregua di pericolosi criminali. 

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