La Milano che sta a cuore al centrosinistra?

 riceviamo da Tiziano Tussi e Pubblichiamo



Corriere della Sera, 18 gennaio 2023, pagine della Lombardia, bersaglio Milano.

     Il presidente dell’Assolombarda lamenta la mancanza di una visione che si spalmi sull’orizzonte temporale ”…non misure di corto respiro come i limiti di velocità e le piste ciclabili.” 

    Vorrebbe che la città ed il sindaco “verde” Beppe Sala fosse all’altezza della progettazione che si dovrebbe indirizzare verso il futuro di chi “..studia, lavora, produce, per i turisti…” Infatti lamenta il fatto che chi lavora a Milano non riesce a viverci. 

Una risoluzione potrebbe essere quella di aumentare i salari e gli stipendi ma i datori di lavoro per questo sono un po’ restii. E comunque le critiche all’amministrazione cittadina rimangono pesanti. Anche la parte padronale riesce a capire che “...tanti giovani (che) studiano nelle nostre eccellenti università, poi faticano a sostenere i costi dell’abitare.” 

    Una soluzione potrebbe essere quella di abbassare gli affitti, ma i proprietari di casa non ci sentono, dato che il livello di vita a Milano è eccezionale. 

    Altra possibilità, costruzioni popolari in mano all’amministrazione, e si dovrebbe anche mettere mano al patrimonio immobiliare ora presente nella città, ma pare che la repressione degli abusi, sempre invocata per ogni scippo sul tram, sia assente in situazioni di emergenza dovute a spaccio ed altri crimini, che abitano  in molti condomini popolari, per non parlare poi delle ristrutturazioni e/o assegnazioni razionali delle case popolari in essere. 

    Problemi del comparto taxisti, leggi licenze, problemi di viabilità che non si risolvono con un numero scritto sull’asfalto, 30 KM all’ora, problemi soprattutto di burocrazia “…la M(etropolitana) 5 arriverà a Monza (nei dintorni di Milano), tra 8 anni.” Infinita discussione sullo stadio, nuovo, vecchio, nuovo/vecchio. Insomma, un bel contropelo all’amministrazione di Sala, sindaco di “sinistra”, il “verde” sala. Gli imprenditori in ogni caso hanno fatto la loro apre, e sono bravi, sempre detto da loro, sempre per le associazioni datoriali. 

    Il risultato: proprio sui giornali in questi giorni, gira la vicenda di una bidella, 1.156 € al mese, che tutti i giorni va da Napoli a Milano per lavorare, con orari e scansioni di vita assurde tanto per racimolare qualche centinaio di euro al mese, di risparmio. 



    Certo, dato che un affitto di una stanza può arrivare a 500 euro al mese e che con quello che gli sta attorno impedisce qualsiasi risparmio per ostruire un progetto futuro. Ma un lavoro a tempo indeterminato, qualsiasi esso sia, è meglio di niente. Intanto, stesso giornale, si legge che chiudono le anagrafi periferiche, e pochi giorni prima, ancora, che si eliminano alcune tratte di percorsi tramviari, che altre si modificano accorciandole ma al contempo che il turismo di lusso va alla grande. Insomma, basta questo per capire come la visione della città che esce da Milano sa sempre più esclusiva e che nessuno è contento, imprenditori compresi. 

    E allora chi sono quelli che continuano a votare per Sala e la sua claque? Evidentemente milanesi senza troppi problemi economici che vivono nel centro cittadino e zone limitrofe; che hanno situazioni di denaro tranquille, oppure pensionati di medio-alto tenore. Intanto la città si incista su tematiche divisive.



     Da una parte di vite al top, o quasi, con influencer che fanno beneficenza a ONG che le accolgono più che volentieri, e dall’altra parte vite di un grigiore continuo ed con conseguenti sguardi in cagnesco da parte di spezzoni di società verso l’altra. 

 La grande Milano è il risultato postumo di quella del lavoro operaio, da quella del divertimento degli anni ’80, da quella che avrebbe le potenzialità per rimanere un traino per il Paese ma che oramai si divide sempre più in isole di profitto abnorme, lasciando il resto alla deriva, alla deriva. Che pena!


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