Sciopero conto l'innalzamento dell'età pensionabile in Francia. Ma in Italia?

 

In Francia si sciopera e si blocca il paese per l'innalzamento dell'età pensionabile da 62 a 64 anni, in Italia dove il limite è a 67 anni, e con le aspettative di vita tra 10 anni sarà portato a 68 anni,  tutto tace.



Lo sciopero generale in Francia ha paralizzato il paese, la manifestazione nazionale ha visto milioni di persone scendere per le strade di Parigi, è solo l'inizio della mobilitazione visto che il Governo intende andare avanti con questa "riforma"

Molte potrebbero essere le riflessioni sul perchè in Italia non si raggiunga quella combattività e radicalità che in altri paesi caratterizza l'operato sindacale, ad esempio è sufficiente ricordare che le legislazioni in materia di sciopero vigenti nel nostro paese sono tali dal vanificare in molti casi l'esercizio stesso dello sciopero. La responsabilità di questa situazione è dei sindacati rappresentativi che firmarono perfino un codice di autoregolamentazione da cui siamo arrivati alle norme attuali.

Poi possiamo anche sostenere che il sindacato italiano è troppo invischiato in conflitti di interesse , ossia se hai raggiunto accordi sulla previdenza integrativa puoi avere a cuore la tutela della previdenza pubblica?

E infine è innegabile che se resti inerte davanti agli attacchi che riducono i salari e aumentano l'orario di lavoro o innalzano la età pensionabile, potrà essere credibile lo stesso strumento sindacale?



Se invece guardiamo la  proposta di legge del Governo sulle pensioni si capisce  che quanto accade in Francia ben presto avrà ripercussioni su altri paesi Ue, ad esempio per ricevere l'intero assegno previdenziale saranno richiesti, dal 2027, 43 anni di contributi pur con alcune eccezioni riguardanti disabili e particolari categorie. Il Governo Macron parla di aumento delle pensioni minime a 1200 euro ma già avrebbe dovuto  farlo in base a quanto previsto dalla riforma delle pensioni di quasi 20 anni or sono.

Altro obiettivo di Macron è quello di porre fine ai regimi previdenziali speciali che in buona parte sono stati soppressi in Italia da oltre 20 anni giusto a ricordare che il nostro paese si è mosso prima di altri per distruggere innumerevoli tutele e trattamenti di miglior favore (ovviamente in nome del contenimento del debito e della spesa pubblica). 

Il testo di riforma previdenziale del Governo dovrà avere, nei prossimi giorni, il via libera dal Consiglio dei Ministri per essere poi discusso in Parlamento ai primi di Febbraio. Sempre il Governo spiega bene la ragione dei suoi intenti: il risparmio, da qui al 2030, di 17,7 miliardi di euro di spesa previdenziale a dimostrazione che i soldi risparmiati saranno sottratti alla forza lavoro magari per impiegarli poi in sgravi alle aziende o nelle imprese di guerra.

Commenti