Forza lavoro autoctona e migrante, sfruttamento e riduzione del potere di acquisto

 Pubblichiamo degli spunti di riflessione 


La libera circolazione di merci e di capitali ha favorito l'arrivo di nuovi e maggiori flussi migratori che hanno determinato l'acuirsi di alcune contraddizioni anche in seno alla classe. Se pensiamo alla Ue  dovremmo aprire prima una seria riflessione sugli interessi reali che hanno portato al Pareggio di Bilancio in Costituzione Italiana, ai flussi migratori verso i paesi europei e anche alla subalternità alla Nato. Proviamo allora a riflettere, in maniera  volutamente schematica, su alcuni punti



  • Tra il 2004 e il 2007, prima della crisi del 2008 sono arrivati circa 170 mila migranti dall'est europeo ridisegnando in sostanza la mappa dei flussi migratori, numeri oggi in forte calo anche per il calo demografico nei paesi in questione. Sarebbe importante riflettere  sul fatto che una buona fetta di questi migranti è cresciuta negli anni della propaganda anti comunista post Muro di Berlino
  • La fascia di età dei migranti è  in prevalenza assoluta under trenta e per questo diventa un esercito industriale di riserva nevralgico per il capitalismo specie per quei paesi economicamente più forti e bisognosi di manodopera a basso costo
  • Notare che il sistema di welfare delle destre si basa soprattutto sulle fasce più vecchie della popolazione, quindi i migranti, in gran parte giovani, vengono di fatto esclusi al pari dei coetanei autoctoni specie se pensiamo alla cancellazione del RdC che include seppure in numeri esigui, anche migranti con regolare permesso di soggiorno
  •  L'arrivo dei migranti in Italia è servito anche per rallentare il calo demografico ma la regolarizzazione di tutti sarebbe insostenibile per un welfare deficitario come il nostro oltre ai pregiudizi ideologici determinati dal motto "prima gli italiani". Ricordiamoci che l'invecchiamento demografico è anche un problema economico per il capitalismo e le società europee devono fare i conti con l'invecchiamento della popolazione pensando, in tempi brevi, a misure di welfare analoghe per i vari paesi UE
  • Teniamo conto che gli immigrati di seconda e terza generazione stanno assumendo le medesime abitudini riproduttive proprie dei paesi di accoglienza quindi il problema sta diventando generale
  • Il sovranismo in alcuni paesi è nato sia sulla spinta dell'anticomunismo e della subalternità ai dettami economici capitalisti ma anche perchè in alcune nazioni la percentuale dei migranti, in pochi anni, è cresciuta a tal misura da essere dipinta come una minaccia sociale (da qui ordine e sicurezza e politiche securitarie che colpiscono indistintamente autoctoni e migranti)
  • Vale per i migranti come per gli autoctoni in alcuni paesi più economicamente deboli, tra i quali l'Italia, ossia il ricorso al part time involontario per le donne che rappresenta un problema rilevante per alcune aree industriali
  • Quando parliamo di classe lavoratrice dovremmo saper guardare alla sua composizione etnica, ad esempio negli ultimi 20 anni, anche per le guerre Nato e occidentali, sono arrivati migranti in età da lavoro. I tassi di partecipazione al mercato del lavoro non sono per tutti i migranti uguali e presentano differenze marcate da paese a paese dentro la Ue
  •  L'arrivo dei migranti ha oggettivamente avuto ripercussioni negative sui salari degli indigeni, la questione non va affrontata con paraventi ideologici ma con dati oggettivi perchè la solidarietà di classe è entrata in crisi non solo per l'attacco padronale e la divisione della forza lavoro nella stagione delle privatizzazioni ma anche per altre ragioni. E' emblematico che negli appalti dei servizi e delle industrie la forza lavoro precaria e sfruttata si registri un'elevata percentuale di migranti
  • La scelta di favorire l'immigrazione in alcuni paesi è stata funzionale a ridurre i salari e a costruire meccanismi di ricatto padronale anche facendo leva sui permessi di soggiorno e attraverso normative in materia di immigrazione alquanto inique e vessatorie (una forza lavoro ricattata e per lo più silente, era questo l'obiettivo non dichiarato dei padroni. Non è casuale che perfino una discussione sulla regolamentazione dei flussi migratori, in alcuni ambienti politici, sia stata inficiata dalle richieste padronali)
  • L'arrivo dei migranti, impiegati per lo più nei settori di bassa media specializzazione, ha in parte modificato la composizione etnica della forza lavoro spingendo al contempo il mercato del lavoro verso impieghi sottopagati, il fatto che ci siano norme ristrettive in materia di lavoro è anche legato alla necessità di tenere a bada questa forza lavoro sfruttata mettendola in competizione con quella italiana
  • Alcuni settori dell'economia italiana sono ormai dipendenti dai bassi salari ove opera una forza lavoro migrante il che favorisce anche un clima di odio e disprezzo sul quale soffiano le destre che non a caso oggi nel settore della ristorazione e del turismo ripropongono il voucher che torna comodo ai padroni del settore per abbassare ulteriormente il costo della forza lavoro (ricordiamoci che Orban, uno dei capisaldi del sovranismo, ha fatto approvare una legge che vieta in Ungheria il diritto di sciopero, Ungheria dove le delocalizzazioni produttive tedesche sono state particolarmente forti). Non dimentichiamoci poi della tendenza di impiegare forza lavoro sempre nuova per corrispondere salari iniziali e decisamente più bassi sempre nel caso in cui siano regolari le retribuzioni. Da qui il fatidico mito liberista del cambiare lavoro con estrema frequenza, una ideologia plasmata sullo sfruttamento della forza lavoro. Resta il fatto che se i padroni sono favorevoli in certe fasi all'incremento dei flussi migratori, ciò avviene per avere un esercito industriale di riserva da impiegare a basso costo.
  •  L'arrendevolezza e la subalternità sindacale ai datori è anche funzionale all'abbassamento del costo del lavoro in cambio di pacchetti da gestire come previdenza e sanità integrativa, per poi affermare una contrattazione di secondo livello decisamente a ribasso tra deroghe ai contratti nazionali e scambi diseguali tra porzioni miserrime di salario a grandi incrementi della produttività
  •  Viviamo in società alle prese con una crescita contenuta se non proprio in fase recessiva, la carenza dell'offerta occupazionale porta inevitabilmente spazio alle culture regressive delle destre e a forme di razzismo e di odio
  • Urge aprire una riflessione sui lavoratori a bassa qualifica dentro i quali la componente migrante ha un forte peso, farlo per evitare in futuro. La questione non va inquadrata nella competizione tra forza lavoro migrante e autoctona ma come tendenza alla riduzione del costo del lavoro, al sopravvento della precarietà e ricattabilità della forza lavoro meno specializzata
  •  Non è errato pensare a una divisione della forza lavoro tra specializzati e non, tra alte e basse qualifiche, la nostra impressione è che negli ultimi lustri si sia allargata la forbice salariali tra gli uni e gli altri.  E non a caso anche i flussi elettorali dimostrano che la classe autoctona più bassa e maggiormente sfruttata esprime da tempo consensi verso le destre mentre le fasce più abbienti della popolazione , specie nelle aree metropolitane, sono lo zoccolo duro del centro sinistra. Anche di questo dobbiamo tenere conto.
  • Sullo sfondo delle politiche migratorie, dentro i processi di ristrutturazione, è avvenuta non solo la tendenza al ribasso dei salari ma anche la  loro perdita del potere di acquisto e piu' in generale l'indebolimento dello strumento sindacale e del potere contrattuale . 

Lo ripetiamo per non essere travisati: la riduzione del potere di acquisto e di contrattazione, i salari al ribasso, la ricattabilità estrema della forza lavoro non sono causate dai flussi migratori ma dalla gestione dell'immigrazione nell'economia capitalistica. E senza un reale conflitto distributivo le questioni fino ad ora sollevate saranno solo utilizzate per accrescere sfruttamento e divisioni.

 Da qui la urgenza di costruire sul campo forme di solidarietà attiva e di classe dentro vertenze e lotte sociali unificanti tra autoctoni sfruttati e forza lavoro migrante e prima ancora di comprendere i cambiamenti avvenuti senza paraventi ideologici e moralisteggianti.

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