Alitalia: se passa lo smantellamento della compagnia ci saranno solo licenziamenti e salari da fame. E il Governo intanto rinvia ogni decisione

 La vicenda\vertenza Alitalia è emblematica e di grande aiuto per cogliere gli effetti non solo delle liberalizzazioni nel trasporto aereo ma paradigmatico esempio dell'assenza di una politica industriale nazionale.Lavoratori e lavoratrici Alitalia, guidati dai sindacati di base Cub e Usb, hanno caratterizzato una giornata di lotta con blocchi stradali superando i continui tentativi delle forze dell'ordine di bloccare il corteo.

Dopo la giornata di lotta a Firenze lo scorso 18 Settembre, un'altra giornata memorabile in quel di Roma a difesa dei posti di lavoro (in occasione dello sciopero nazionale del trasporto aereo) visto gli esuberi previsti ammontano a migliaia mentre Confindustria plaude al suo Governo di classe e il Parlamento è del tutto assente ogni qual volta si parla di tutela dell'occupazione.

Il passaggio da Alitalia a Ita comporta la perdita di gran parte della forza lavoro e ad essere colpite sono le maestranze dirette e indirette (indotto)

In Parlamento il 23 Settembre abbiano assistito ai soliti partiti filo padronali (lega e Italia Viva) e a due mozioni contrapposte (una di Fdi e l'altra del centrosinistra) mentre il Governo incalzato sulla posizione da prendere ha preferito prendere tempo e rinviare il voto.

Di fronte alla ignavia della politica (rinvio della discussione al 5 Ottobre) la risposta dei lavoratori e delle lavoratrici è stata quella della lotta visto che dai banchi della maggioranza è emersa la volontà di non creare ulteriori frizioni tra i partiti che la compongono. Eppure quando si tratta di tutelare l'occupazione dovrebbe essere prioritaria l'assunzione di responsabilità ma cosi' non è stato.

Il passaggio da Alitalia a Ita sancisce non solo migliaia di licenziamenti ma anche bassi salari per il personale che conserverà il posto, stipendi dimezzati rispetto alle altre compagnie di bandiera europee. Il baratto tra occupazione e stipendi da fame è funzionale alla nascita della nuova compagnia che ha già rinunciato a importanti tratte dalle quali dipende anche la competitività di una compagnia sul mercato continentale e mondiale.

Riduzioni stipendiali del 50%, il 40 per cento in meno rispetto a compagnie note per pagare poco il proprio personale ricorrendo a contratti oggetto di condanna da parte del Tribunale del lavoro, quasi il 60 per cento in meno di quanto prendono i colleghi francesi e tedeschi.

7700 posti di lavoro a rischio, a tanto ammontano gli esuberi, praticamente 3\4 della attuale forza di lavoro a cui aggiungere gli esuberi nelle aziende che operano nell'indotto.

L'Ue condanna intanto l'Italia per gli aiuti di stato accordati ad Alitalia e ne pretende la restituzione a tutela della libera concorrenza, un intervento avvenuto a distanza di 4 anni dal prestito e in momento decisivo per le sorti della compagnia. Questo intervento potrebbe essere di aiuto al Governo italiano per liquidare velocemente Alitalia e gettare sul lastrico migliaia di famiglie.

Ita intanto propone contratti sfavorevoli (ex Fiat docet), una sorta di Regolamento aziendale che potrebbe partorire un contratto ad hoc diverso da quelli nazionali fino ad oggi applicati e con livelli retributivi bassissimi.

Sorvoliamo sulle colossali responsabilità politiche nella gestione della compagnia di bandiera italiana, la ignavia del Governo, gli interventi della Ue vanno tutti nella direzione annunciata:liquidare Alitalia, cancellare posti di lavoro e imporre salari da fame. Ecco spiegata la ragione per la quale il Governo Draghi è cosi' apprezzato da Confindustria.

 

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