Il Governissimo del Green pass e dello smart working con decurtazioni economiche

Dopo due anni di pandemia, e 130 morti da covid, dopo migliaia di posti di lavoro andati perduti  ci saremmo aspettati , a rigor di logica, una discussione sulle prorità del paese.

Mera illusione, oggi siamo davanti a un Governissmo che lascia i leaders della maggioranza nelle piazze a far campagna elettorale rilasciando dichiarazioni confuse e contraddittorie e regolarmente smentite dall'operato del Presidente del Consiglio a cui hanno giurato fedeltà.

Teatro della vanità, sfogatoio, arena della demagogia ove tutto è permesso salvo poi smentirlo nella pratica parlamentare e politica quotidiana.

A vigilare sui nostri sonni un Governo forte sostenuto da Confindustria, Fmi, Nato e Ue, il governo dei"  migliori " .

E questo Governo in materia di sanità e previdenza, di lavoro e ambiente sta andando risoluto verso scelte condivise con i poteri economici forti e con qualche interlocuzione con il mondo sindacale rappresentativo che ha già dimostrato affidabilità sottoscrivendo a inizio estate il baratto tra ammortizzatori sociali e licenziamenti.

Quel mondo sindacale rappresentativo e ragionevole sta discutendo di contratti al ribasso, di welfare e pensioni, lo fa senza mai coinvolgere lavoratori e lavoratrici affindando al tribuno Landini il compito di comunicare la linea attraverso interviste rilasciate alla stampa nazionale.

L'alleato piu' credibile del Governo Draghi è il sindacato, oltre a Confindustria, i partiti possono continuare a litigare in campagna elettorale, qualche leader inveire contro i vaccini salvo poi votare a favore del Green pass nei luoghi di lavoro dimenticandosi dei tamponi salivari a basso costo che rappresenterebbero un "costo eccessivo" per quel Governo che prevede tagli alla sanità nel prossimo triennio e non ha rivisto gli appalti di igiene e sanificazione al ribasso dettati dalla spending review. E i difensori del foglio verde sono sempre piu' numerosi, anche a sinistra, facendo passare l'idea errata che il Foglio verde sia il solo strumento per combattere la pandemia. E dopo il foglio verde cosa altro inventeranno?

Oggi leggiamo che tra i diritti dei dipendenti pubblici in Smart Working ci sarà anche «un trattamento economico non inferiore a quello complessivamente applicato nei confronti dei lavoratori che svolgono le medesime mansioni esclusivamente all'interno dell'amministrazione».  Frase sibillina perchè dietro a quel complessivamente potrebbe nascondersi qualche istituto contrattuale non applicato o fortemente ridimensionato. E in tal caso come la mettiamo con la difesa del contratto nazionale tanto cara alla Cgil? 

Prendiamo l'esempio dei prossimi contratti nazionali nella Pa, stanno derogando nei fatti ai contratti nazionali rinviando criteri e ripartizioni economiche alla fase decentrata dove il potere datoriale è infinito. Eppure da anni si dice di volere tutelare i contratti nazionali quando nei fatti si fa invece l'esatto contrario.

Quando si parla di parità dello stipendio nella Pa non si calcolano  «gli istituti incompatibili con la modalità a distanza»,  come se il lavoratore agile non avesse diritto a mangiare nei giorni lunghi o alla indennità di turno che dovrebbe scaturire dalle effettive prestazioni orarie.

Emblematico il Dpcm per il ritorno in ufficio dei dipendenti pubblici che non solo rovescia la logica emergenziale che aveva spinto ad adottare lo smart worling ma ritorna a considerare il lavoro agile come una mera eccezione. Dove sono finiti gli acritici difensori dello smart working che negavano perfino la critica a questa modalità di lavoro a distanza? I sindacati hanno accettato la logica emergenziale rinunciando a rivendicare nella Pa l'adozione di differenti modalità lavorative e quando lo hanno fatto sono stati silenti davanti ai tagli economici imposti come se fosse naturale subire decurtazioni salariali..

Dietro alla polemica sullo smart si cela allora ben altro ossia la lenta e inesorabile erosione del potere di acquisto e di contrattazione, la revisione a perdere del tabellare, la revisione dei profili professionali, le crescenti disparità di trattamento economico e normativo.

E chi opererà in Smart Working potrà farlo a costo di decurtazioni economiche, a qualcuno è venuta perfino la idea di contratti separati lasciando al datore la possibilità unilaterale e senza preavviso della recissione dell'accordo individuale (!) sul lavoro agile . E per regolare il tutto arriveranno i Piani organizzativi di Ente sui quali le Rsu non avranno alcuna voce in capitolo, lo smart sarà modalità di  lavoro per disabili, caregiver e genitori di bambini fino a tre anni.

Il Governissmo sta discutendo con i sindacati che non faranno mancare il loro acritico sostegno magari accettando tagli alla sanità pubblica in cambio del potenziamento di sanità e previdenza integrativa, qualche taglio al salario dei dipendenti " privilegiati" in smart, è forse questa la modalità giusta per tutelare salari, occupazione, potere di acquisto e di contrattazione? Noi pensiamo di no

 

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