La crisi afghana, la falsa retorica dell'esportazione della democrazia con le armi e la questione dei profughi all'attenzione del Consiglio Comunale di San Giuliano T.

 

Il Consiglio comunale di San Giuliano Terme, come tradizione solitamente attento alle questioni internazionali, nella serata di giovedì 9 settembre u.s. ha approvato senza alcun voto contrario (maggioranza di centrosinistra favorevole e astensione delle opposizioni) una mozione sulla difficile situazione dell'Afghanistan provocata dal ritiro delle forze di occupazione occidentali che ha lasciato il Paese in mano ai Talebani e innescato l'ennesima ondata di sfollati interni e di profughi in uscita.

La mozione ha l'onestà e il merito, contrariamente alla narrazione diffusa dall'apparato mediatico main stream tesa ad occultare qualsiasi bilancio in merito,  di accennare una riflessione di tipo politico sull'esito e sulle ricadute della ventennale missione militare italiana e Nato che ha comportato, al netto delle spese del ritiro e dei mezzi militari lasciati in loco, una spesa totale di 2.300 miliardi di $ (pari al Pil italiano) e 8,7 miliardi di euro alle nostre casse statali. Contiene, inoltre, anche un significativo passaggio sulla fallimentare, sotto ogni punto di vista, strategia della "guerra globale permanente" elaborata dalla corrente di pensiero "Neocons", nel quale elenca la lunga e drammatica serie di interventi militari Usa e Nato susseguitesi dalla fine del Bipolarismo che hanno destabilizzato Paesi e macroregioni, area Mena in primis, causando morti, distruzioni e sofferenze soprattutto ai civili inermi, i cui nefasti effetti sono sotto gli occhi dell'opinione  pubblica internazionale. Il paravento dell'esportazione della democrazia e la falsa retorica del rispetto dei diritti umani sono definitivamente smentite e smascherate, dall'enormità delle spese militari sostenute, dagli scarsissimi investimenti in cooperazione e sviluppo e dagli effimeri e limitatissimi risultati prodotti a vantaggio del popolo e delle donne afghane.

Il testo nella parte finale invita le istituzioni regionali, nazionali ed internazionali ad intervenire prontamente a sostegno dei profughi che sono già riusciti a lasciare il Paese entro il 31 agosto, termine della presenza occidentale, e di attivarsi concretamente per favorire l'uscita dal Paese di coloro che a causa del precipitoso ritiro sono rimasti intrappolati nel Paese rischiando di finire sotto la repressione talebana a causa delle proprie idee, della propria professione o per aver collaborato a vario titolo con le forze di occupazione occidentali.

In pratica la parte iniziale da un lato induce il lettore ad una riflessione sull'assurdità della guerra e sulla sua incapacità di produrre qualsivoglia risultato positivo, se non a vantaggio della lobby militar-industriale, e dall'altro, chiama il ceto politico nazionale a prendere atto di tale fallimento e di farne tesoro in futuro allor che il nostro "alleato" d'oltreoceano, una volta risarcite le ferite della sconfitta militare afghana, chiamerà di nuovo i suoi "alleati" alle armi.

Mai più la guerra, soprattutto sotto le mentite spoglie degli interventi umanitari

Andrea Vento - 10 settembre 2021

Comitato Popolare Sangiulianese per la Palestina e i popoli oppressi

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