Sei in smart? Non hai diritto ad alcun rimborso e anzi ci rimetti soldi

La Funzione pubblica  ha dichiarato illegittimo l'accordo sull'indennità firmato a luglio fra l'Agenzia e i sindacati nella agenzia delle Entrate , questo accordo riconosceva  ai dipendenti una sorta di indennità da Smart Working , un po' come avveniva con il telelavoro. 

Funzione pubblica, anche e Ragioneria generale nei fatti sanciscono che il lavoratore in smart debba essere in rimessa, utilizzare strumenti propri, pagarsi la corrente e non avere diritto ad alcun rimborso, anzi in molti casi chi lavora in modalità agile ha visto rifiutarsi il buono pasto nei giorni di rientro.

L'intesa sindacale prevedeva che una parte dei 22,3 milioni di euro risparmati con la mancata erogazione dei buoni pasto avrebbe preso la strada di una sorta di rimborso delle spese sostenute. 

Crediamo particolarmente grave l'intervento di Funzione Pubblica e Ragioneria dello Stato che negano questo accordo e con esso anche il riconoscimento dell'indennità, ricordiamo poi che l'articolo  870 dell'ultima legge di bilancio  permette l'utilizzo dei risparmi da mancati buoni pasto destinandoli  al trattamento accessorio collegato alle «condizioni di lavoro», condizioni di lavoro che dovrebbero tenere conto della totalità del personale senza distinzione alcuna tra chi lavora in presenza e chi invece da remoto.

Una decisione inaudita che penalizza la forza lavoro

 

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