"Ma devo morire perchè mi venga riconosciuto il mobbing?" Intervista a un lavoratore

 Abbiamo intervistato un lavoratore mobbizzato che aveva intrapreso una causa contro il suo datore di lavoro. Dopo l'esito della causa, per lui negativo,  gli abbiamo rivolto alcune domande...

 Non è sufficiente documentare la  potenzialità lesiva della condotta datoriale....

Infatti, per il riconoscimento del mobbing non è sufficiente documentare un comportamento irrispettoso dei superiori gerarchici, anche una recente sentenza del Tar Lazio qualifica il mobbing come reiterata pratica vessatoria facente parte di un disegno atto a mortificare, svilire e dequalificare il lavoratore. Ma la vera contraddizione è un'altra: puo' anche esserci una semplice decisione dalla quale inizia il calvario, perchè cercare un disegno complessivo quando una scelta operata puo' dare inizio al mobbing?

Nel mio caso tutto è partito dal rifiuto di spostarmi ad altra sede lavorativa avendo un figlio piccolo e una madre  da poco vedova, nella sede originaria potevo restare senza alcun problema, anzi il lavoro svolto per anni aveva ricevuto solo attestati di stima e mai lamentele. Potevo anche beneficiare dei congedi di paternità ma abbiamo perferito non farlo trattandosi di una piccola azienda, stesso discorso per la 104 che tuttavia non sarebbe stata riconosciuta a mia madre perchè autosufficiente anche se depressa e chiusa in casa da mesi.

Ho lavorato per anni 48\50 ore settimanali, straordinari pagati o meglio recuperati nel mese e mezzo dell'anno in cui l'azienda si trovava senza commesse, la disponibilità è stata massima anche in materia di orari, eppure è stato sufficiente quel diniego per attirarmi antipatie e venire spostato ad altra mansione, assai piu' gravosa, che comportava carichi di lavoro per me insostenibili. 

E non raggiungendo la produttività aziendale sono iniziati i richiami, le sanzioni, le pressioni del superiore gerarchico e sono caduto in depressione , alla fine ho dovuto cambiare lavoro accettando un nuovo impiego dequalificato.  Un lavoratore puo' essere emarginato anche con una semplice decisione, per la Giustizia il mobbing invece è frutto di un disegno persecutorio non facile da dimostrare. 

Mi hanno chiesto di fornire  prove del mobbing e in assenza di elementi circostanziati e reiterati non sono riuscito a dimostrare che la condotta del datore di lavoro è stata persecutoria e cosi' sono stato costretto anche a pagare le spese processuali. 

Insomma le condotte devono essere reiterate nel tempo e riconducibili a un disegno persecutorio? 

Parrebbe di sì ma il datore di lavoro non ha bisogno di manifestare  una  continua ostilità, è sufficiente qualche piccola decisione dalla quale inizia il calvario. Io non ho subito pressioni psicologiche continue, mi è stata cambiata la mansione e la postazione lavorativa , l'autonoma decisione del datore di lavoro è stata alla fine giudicata legittima senza invece guardare alla sostanza del problema. Nessuno ha voluto prendere in esame le conseguenze di quella decisione...

Con queste sentenze è praticamente impossibile dimostrare i lesivi comportamenti padronali, chi si ritiene mobbizzato dovrà avere una serie di prove, reiterate e documentate, atte a dimostrare un atteggiamento di vera e propria persecuzione. Dove sono finiti i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici? Se i contratti sono costruiti senza potere contrattuale, se nella tua azienda non esiste il sindacato, resti in balia del padrone e alla fine perfino la Giustizia non è di aiuto. 

Ndr 

E' chiaro che quando i rapporti di forza diventano sfavorevoli per i lavoratori anche lo stesso diritto del lavoro arretra


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