Una lettera ad Avvenire

riceviamo e pubblichiamo

 

L’Avvenire, quotidiano, come riporta l’intestazione, di “ispirazione cattolica”, pubblica, sabato 25 settembre, in seconda pagina, quella delle lettere, una missiva di Silvio Berlusconi. Il tema è quello della concordanza tra Chiesa e PPE (Partito Popolare Europeo) sulle tematiche che interessano i migranti di ogni specie. Una lettera che vuole cogliere un’assonanza eticamente profonda tra la politica, del PPE ed il sentire religioso cattolico. Perciò ecco i punti salienti, almeno ad una lettura tutta politica e di senso:

-         La lettera si apra con un richiamo a una concordanza tra Chiesa ed Europa, l’Europa del PPE, che non pare però arrivare a segno. Notoriamente la Chiesa si professa e vuole essere universale. Quindi poco si capisce del ridotto europeo. Non vi è una chiesa europea cattolica ed altre di altri luoghi. La chiesa è un copro unicum, ma questo sfugge all’estensore della missiva, che nominalmente dovrebbe essere chi la firma.

-         Vi è poi il richiamo all’anima dello stato che per Berlusconi dovrebbe essere cristiano e liberale. Questo binomio reclamato come il massimo dei risultati della storia europea. Non importa che ci siano state, ad esempio, rivoluzioni laiche che sono avvenute veramente, fra l’altro sotto il segno del liberalismo, anche se poco religioso, in alcune parti. Tutto nascosto dall’equiparazione vergine prodotta, secondo Berlusconi, da questi due enti.

-         A disdoro di tanto ed efficace, stando a lui, rapporto si citano due esempi dove tale rapporto non c’è o non c’è stato: la repressione delle donne in Afghanistan, e l’impossibilità della libertà religiosa in Cina. Chissà perché non cita la pena di morte negli USA, dato che appena dopo rivendica l’insopprimibilità della vita, sotto qualsiasi forma, che deve accompagnare ogni momento vitale, dalla culla alla tomba.

-         Vite da difendere, in ogni modo, tanto che lui ha parlato di “Piano Marshall” per l’Africa; vite da accogliere, quelle dei migranti, in ogni caso, salvo, curiosamente, quando queste vite si presentano come “ondate incontrollate e disperate che si rovesciano sulle nostre coste, che generano solo tensioni e guerre fra poveri che fanno male alle nostre società”. Come si legge, banalità e contraddizioni che non vengono neppure colte. Sempre restando in Afghanistan, come qualificherebbe il Cavaliere gli afgani attaccati al carrello di un aereo, per carcare una fuga impossibile: comportamento lecito oppure segno di un’ondata incontrollata?

La lettera ci fa capire come Berlusconi voglia restare sulla scena per cercare di rimanere attaccato al carrello che lo dovrebbe portare alla carica di Presidente della Repubblica. Una carica sperata ed agognata ma quasi impossibile per lui, grande figliol prodigo della Chiesa, che è passato da processi e scandali a sfondo sessuale che hanno lasciato il segno. Un redimendo che cerca agganci con la chiesa e con i suoi rappresentanti. Nella lettera si citano Benedetto XVI, Sant’Agostino, il cardinale Parolin (segretario di Stato vaticano), il cardinale Hollerich (presidente della Commissione delle conferenze episcopali della Comunità Europea) e autorità chiesastiche in genere.  In fondo una lettera inutile e che dice niente ma che si presenta come una cosa fatta per assolvere un compito di allenamento e preparazione per una carica, spera Berlusconi, più alta della sua attuale.

Il giornale, nella firma del suo direttore gli risponde ricordandogli, sommessamente, un suggerimento: un aiuto ad organizzare corridoi umanitari europei “alla luce del sole, regolati, controllati e sottratti ai trafficanti di persone”. Anche queste belle volontà, questa “amistà, questa pappa del cuore” pare non voler sapere che per arrivare da luoghi lontanissimi dall’Europa vi è bisogno di organizzazione e che i trafficanti di uomini la fanno pagare a caro prezzo e che senza di quella non vi sarebbero però così tanti extraeuropei in Europa. Perciò forse è con altri sistemi che si dovrebbe ovviare, almeno in parte, a tale fenomeno, tragico fenomeno sociale umano.

Ma sia la lettera che la sua piccola risposta rispondono in effetti agli europei, uomini di buona volontà, che inorridiscono al cospetto di tanta violenza e morte e a cui non viene in mente che loro, dalle loro calde case, ben poco possono fare in questa, come in altre occasioni. Sistemi globali e sovra umani ci assediano. Ed anche una “bella” lettera come queta produce l’effetto di scoperchiare una già detta indifesa impossibilità: incidere veramente sull’uomo, sui suoi guai e mancanze, sulle sue disgrazie, se non ci si mette a ragionare eticamente ma anche con forza. La forza che deve contrastare la violenza gratuita che ha un solo obiettivo da perseguire: il profitto, l’accumulo del denaro ad ogni costo e senza sconti per nessuno.

Verità molto lontane dalla lettera e dalla sua risposta. Solo con buoni propositi, non importa ora chi li professa, non si va molto lontani. Del resto, anche l’uso impersonale del verbo, nel titolo della lettera, nella sua intestazione – si tuteli, si rinunci - è un’indicazione che lascia il tempo che trova. Sarebbe da usare l’obbligatorietà del verbo dovere in forma personale, indicandone gli attori. Ma tale declinazione non è usata dai nostri politici, dal più ininfluente sino alla carica più alta dello Stato. Una carica per raggiungere la quale Berlusconi si sta allenando.  

 

 

Tiziano Tussi

 

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