No ai discount della cultura

Il discount della lirica

Possiamo in linea teorica, perchè poi nel pratico bisogna sempre guardare alle condizioni retributive e lavorative,  concordare con l'apertura dei teatri e delle attività ricorrendo ai giovani ma  a condizione che non diventino lavoratori di serie B o peggio ancora volontari a rimborso spese.

Il conflitto generazionale alimentato da alcuni direttori spinge verso il massiccio impiego di una forza lavoro con poca esperienza e retribuzioni basse da contrapporre a maestranze formate e di esperienza ma con stipendi decisamente superiori.

Non saremo certo noi a chiudere teatri e attività culturali ai giovani ma pretendiamo che abbiano lo stesso trattamento riservato ai loro padri, la medesima dignità salariale e contrattuale

La cultura non è qualcosa di astratto ma una autentica fucina nella quale le figure professionali mal retribuite sono sempre piu' diffuse, E l'idea che si debba produrre cultura senza considerare gli operatori degni di salari accettabili resta per noi inaccettabile.

Se poi i punti di vista critici diventano espressione di agitatori e polemici di professione appare evidente che si vuole solo risparmiare sulle giornate retributive di coristi, danzatori, elettricisti, fonici, macchinisti, sarte. truccatrici, musicisti, meno costi per gli allestimenti, minori figure professionali utilizzate e retribuzioni basse. E cosi' facendo non si aprono le porte ai giovani ma bensi' si chiude loro la possibilità di accedere a professioni con retribuzioni dignitose e percorsi formativi destinandoli ad una precarietà esistenziale che si potrarrà fino al termine della vita lavorativa.

Cub Pisa



 

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