E iniziato l'anno scolastico

 Anno scolastico iniziato, si spera un anno post covid o almeno quasi. I primi giorni, interviste e grande ottimismo delle nostre autorità – tutti gliinsegnanti in cattedra, soldi alla scuola, sicurezza nelle classi, professori vaccinati – ma il tran-tran scolastico continua ed è continuato, sopravvivendo, senza grossi scossoni. E così veniamoa sapere che in una scuola superiore di Milano, lasciamoperderequale, ma assicuro reale, l’anno inizia con un piccolo corso per insegnanti di team building(costruzione del gruppo) per fare sì che aumenti, fra i professori, il gustodelavorare assieme. E per l’occasione la preside fa passare in collegio docenti questa bella idea. 

Una sorta di equiparazione della scuola pubblica con le aziende private, che se ne inventano di tutte pur di aumentare la coesione all’obbedienza di gruppo dei propri lavoratori. Il piccolo particolare, che non dovrebbe sfuggire ad alcuno, è chepoi,nellclassi gli insegnanti ci vannoda soli. Ma sorvoliamo. Qualè l’argomentper arrivare ad aumentare la più solida costruzione di gruppo? Una specie digioco con al centro il vino(?!?) che dovrebbe sgorgare dalla voglia di sentirsi uniti all’altro insegnante. Un vino che dovrebbe avere una storia che lo porta dal vitigno alla bottiglia etichettata. 

Contanto di storia, di storie,una per gruppo, gruppi che nonrispettano minimamenteil consigliodi classe, sarebbero troppi e troppo piccoli. Storie da inventare senza capire bene quale destinazione dovrebbero poi avere, si spera non la pubblicizzazione verso gli studenti dato che l’abuso di alcool è unapiaga proprio delle giovani generazioni.  

 Ora, sottrarre alla formazione, all’organizzazione delle attività scolastiche, per fare rientrare tale inventiva assurdità nel pensiero post-moderno, e definirlo così ora è quasi un complimento, delle autorità locali, ipresidi, che ne escogitanole più varie pur di far emergere dal grigiore del fare lezione, del fare cultura, del fare scuola, ipoveri insegnanti che evidentemente non aspettavano altro. E questa idea vinicola sembra piacere, almeno inquella scuola e chissà poi in quante alte, con o senza alcool.

 Aumentare lo spirito di gruppo non pare proprio una grande idea in un luogo nel quale la dialettica di gruppo dovrebbe offrire una varietà multiforme di approccio al sapere. L’idea della trasformazione da uomini e donne di cultura ad impiegati al servizio delle ide più bislacche losi vede anche nella possibilità che, semprei presidi, hannodi distaccare dall’insegnamento, per alcune ore,i professori per attribuire loro funzioni di organizzazioni lavorative che tanto si avvicinano alleattività che si svolgono negli uffici scolastici. 

Ad esempio, l’organizzazione dell’alternanza scuola-lavoro, che ora si chiama, con un acronimo PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento). Un insegnante di filosofia, infatti,potrà vedersi ridotto il suo orario di cattedra, se vuole, per andare a computare quante ore fare svolgere alla classe X presso il luogodi lavoro Y, oppure ai ragazzi della stessa classe in numerosi luoghi dilavoro, ilmonte ore, assegnato per legge, al PCTO. E questo per tutte le classi, per gli ultimi tre anni di studio. Mala sua laurea lui se l’è guadagnata studiando la metafisica, ad esempio, non per fare somme da impiegato di bassa categoria in un a scuola del Regno.

Bene ministro Bianchi, vogliamo metteremano anche a queste quisquiglie. Segnali di un mare putrido di incroci lavorativi che oramai stanno germogliando inmodo abnorme nelle nostre aule? Nonsarebbeilcaso di esserepiùseveri con le capacità culturali e di trasmissione del sapere dei nostri professori, invece che rincorrere voglie impiegatizie che vivono nel sottofondo della professione scolastica dei docenti? Oppure: non vi piaceva la DAD (didattica a distanza)? Mi pare che all’inizio del percorso in rete, molte sono statele voci che lodavano tale pratica. Allora perché non generalizzarla, computer e video inogni classe, ogni tanto un tecnico che mette a posti i guasti, e leviamoci da torno questa categoria di lazzaroni che lavorano poco e lavorano pochi giorni all’anno. E, come diceva unnoto classico: mandiamoli inpensione i direttorartistici gli addetti alla cultura!


Tiziano Tussi

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