EX ESPOSTI AMIANTO, LA SORVEGLIANZA VA MOLTO A RILENTO. TANTE VITE A RISCHIO

EX ESPOSTI AMIANTO, LA SORVEGLIANZA VA MOLTO A RILENTO. TANTE VITE A RISCHIO

AD AGOSTO SOLO 8 VISITE SUI 2.500 DELLA PLATEA PIÙ GRANDE D’EUROPA

di Antonio Corrado Matera.


Otto persone in un mese. Sono i numeri miseri, a cui è scesa la vigilanza sanitaria dei lavoratori della Valbasento ex esposti all’amianto. Un segnale preoccupante di inefficienza del sistema sanitario regionale, che si era impegnato a garantire standard più affidabili ed utili, ma anche da parte degli stessi lavoratori (i convocati erano 10, ma due non si sono presentati), molti dei quali hanno sviluppato serie malattie polmonari, come anche le loro mogli ed i loro familiari.

Numeri che fanno indignare, se raffrontati a quelli di due anni fa, quando il programma di sorveglianza era a regime, con ben 60 visite alla settimana. Se si fosse mantenuto quello standard, nel mese di agosto i cittadini visitati sarebbero stati 360.

Con i suoi 2.500 iscritti, la platea lucana degli ex esposti è la più numerosa d’Europa; un’occasione d’oro, se la sorveglianza fosse adeguata, anche per studiare il fenomeno delle malattie asbesto correlate, dopo una lunga esposizione da lavoro. Invece, la Regione Basilicata sta sciupando questa ennesima occasione, esponendo oggi 2.500 suoi cittadini al rischio di avere diagnosi tardive su malattie tumorali che portano inevitabilmente alla morte. E pensare che alcune regioni d’Italia non vorrebbero fare questi studi, ma non possono per l’esiguità della platea.

Dopo la “falsa ripartenza” dello screening avvenuta a fine luglio, il presidente dell’Associazione italiana esposti all’amianto nella Valbasento, Mario Murgia, ha chiesto formalmente l’intervento del prefetto, al fine di scongiurare il definitivo fallimento del programma, ufficialmente fermato dall’emergenza pandemica, ma effettivamente determinato da cause molto più politiche.

Il prefetto non è ancora intervenuto, ma l’auspicio di tutti è che lo faccia, perché di questo passo, ovvero con sei visite di controllo alla settimana (nella migliore delle ipotesi), molti dei 2.500 ex esposti potrebbero sviluppare gravi malattie (ad alcuni è già successo durante la pandemia), e subire conseguenze tragiche, senza una diagnosi tempestiva. È una pesante eredità del boom industriale in Valbasento, con strascichi sulla salute collettiva ed i bilanci della sanità pubblica.

Va meglio nel Potentino, dove i numeri si riducono al 10%, con circa 250 ex esposti, tutti curati in regime di Lea (Livelli essenziali di assistenza). Per la più importante platea materana, invece, con delibera di Giunta regionale, dal 2006 si è attivato il programma di sorveglianza sanitaria, che da oltre un anno si è praticamente arrestato.

In questi mesi sono già tanti gli ex esposti, che hanno manifestato sintomi importanti di neoplasie. Per un ex esposto alla micidiale fibra bandita dagli anni Novanta in tutti gli usi, infatti, non controllare la propria salute per un anno e mezzo è molto rischioso; tanto più, se si pensa che persino le mogli di chi ha lavorato con l’amianto si sono poi ammalate, per il solo fatto di aver lavato loro le tute industriali.

Un problema molto serio, quello dell’interruzione della sorveglianza sanitaria attiva, che sta suscitando legittimo allarme sociale. Urge, pertanto, una inversione di tendenza

IL FERMO “COVID” C’ENTRA POCO

È un problema di costi. Ufficialmente il fermo è dovuto all’emergenza pandemica, ma già prima, nel 2019, l’onere economico di questo monitoraggio era stato scaricato dalla Regione Basilicata (che lo ha garantito fino al 31 dicembre 2018), all’Azienda sanitaria materana. Per questa ragione, Mario Murgia, referente dell’Associazione italiana esposti amianto (Aiea) della Valbasento, aveva scritto una lettera alla commissaria ASM, Sabrina Pulvirenti, chiedendo la ripresa del programma.

Ma la montagna ha partorito il topolino. Il servizio di sorveglianza, attivo dal 2006 presso l’ospedale di Matera, prevede la “visita medica, Tc torace Low Dose, spirometria e Dlco (esame spirometrico)”, e al 31 dicembre 2019 ha consentito: l’attuazione della sorveglianza sanitaria regolare, con cadenza almeno biennale, di circa 2.500 lavoratori ex esposti, sui circa 7.000 dipendenti delle società operanti nei siti industriali del basso Basento.

Dopo il periodo di sospensione dovuto all’emergenza sanitaria e all’avvio della campagna di vaccinazione, a partire dal 26 luglio 2021 riprendono gli interventi sanitari di medicina prevenzione a favore dei lavoratori ex esposti ad amianto. Lo rende noto il Commissario straordinario dell’Azienda sanitaria di Matera, Sabrina Pulvirenti, a parere della quale “il riavvio di tale percorso è un atto irrinunciabile ed anche un segno di grande fiducia nei confronti dell’utenza”.

“Invitiamo tutte le persone interessate al percorso preventivo e di sorveglianza sanitaria dei lavoratori ex esposti ad amianto – aggiunge Pulvirenti – a mantenere anche in questo caso i corretti comportamenti che sono indispensabili per evitare la diffusione del Covid quali il distanziamento, il lavaggio delle mani, l’uso della mascherina”. Nel rispetto dei protocolli anti Covid saranno programmati interventi per 6 pazienti a settimana.

“Si tratta di un piccolo ma importante segnale di ripartenza dopo la pandemia. I lavoratori già esposti all’amianto meritano gli interventi sanitari di cui necessitano e siamo sicuri che questa ripartenza delle prestazioni sanitarie sia solo l’inizio della nuova normalità post pandemia”, sottolinea l’Assessore alla Sanità della Regione Basilicata, Rocco Leone.

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