Business areoportuale

Attorno al trasporto aereo si muovono interessi colossali, per questo chiedere ai lavoratori del settore dei sacrifici in termini salariali e occupazionali ci sembra un paradosso. Ma ancora peggio stanno i lavoratori degli appalti, appalti cresciuti a dismisura e in cui dominano carichi di lavoro pesanti e contratti part time.

Ma i soldi non mancano, il fatturato delle aziende che gestiscono gli scali è in continuo aumento come anche il numero dei passeggeri
, del resto non si spiegherebbero diversamente gli investimenti di 4,2 miliardi di euro nei prossimi cinque anni che in buona parte saranno garantiti dagli stessi gestori e si dice senza contributi pubblici (ma poi dovremo appurare la veridicità di questa dichiarazioni di intenti).

Ma colpisce il fatto che la crisi dell'Alitalia sia proprio il fallimento degli indirizzi (inesistenti) del Governo e del management in fatto di trasporto aereo visto che l'Hub di Fiumicino, strategico per Alitalia, dovrebbe beneficiare di una parte non piccola degli investimenti annunciati e si annuncia proprio come scalo tra i piu' gettonati dell'UE.

I passeggeri crescono continuamente dal 2013 a oggi, l'Italia è un paese turistico e i suoi aeroporti svolgono un ruolo strategico
nazionali.

Molti dati si evincono dal rapporto dell'ENAC (Ente nazionale per l’aviazione civile) che riassume gli investimenti soprattutto concentrati tra Milano, Venezia e Roma e finalizzati a potenziare infrastrutture e l'area terminal.

Fiumicino è del resto il primo hub europeo per qualità dei servizi. Gli interventi saranno destinati a potenziare tutte le aree, dall'accoglienza ai parcheggi, dall'area nazionale a quella internazionale

Il business è assicurato per questo i gestori investiranno ed è previsto nei prossimi 5\6 anni un sensibile e ulteriore allargamento del giro di affari

Alcune domande sorgono spontanee alla luce di un articolo de Il sole 24 ore che si dilunga sugli interventi destinati a gran parte degli scali italiani pensando anche alla costruzione di progetti come il People Mover (collegamento rapido su rotaia tra l’aeroporto e la stazione Centrale) da poco inaugurato a Pisa e prossimo alla costruzione anche a Bologna.
Il people mover sarà magari costruito in project financing e comunque si sta dimostrando un investimento colossale per una opera che potrebbe essere sostituita, a costi ridotti, da bus navetta o da altri sistemi.

L'esperienza pisana è illuminante perché l'Amministrazione comunale sta facendo di tutto per dimostrare la convenienza di questa opera che assorbe anche i finanziamenti per il trasporto locale destinati ai collegamenti della città con lo scalo areoportuale.
Non è escluso che in futuro gli stessi bus turistici approdino ai piedi del people mover per garantire sicuri introiti anche ai parcheggi costruiti a ridosso della struttura.

In questo modo grandi opere faraoniche diventano "convenienti", stravolgendo i piani urbanistici, dirottando le tratte turistiche e introiettando finanziamenti destinati altrove, per esempio al trasporto pubblico locale.

Ma i beneficiari di questo business non sono certo i cittadini e men che mai i lavoratori che operano sempre piu' con contratti precari e a tempo nelle cattedrali del trasporto aereo.

Ecco perché il business areoportuale avviene sulla pelle dei lavoratori e dei cittadini. Del resto basta guardare ai fatturati delle aziende che gestiscono gli scali. Prendiamo il caso di Milano:la Sea, gestore di Linate e Malpensa, garantisce al comune di Milano azionista di maggioranza della società con il 54,81%, introiti non indifferenti. Nel 2016 l'utile netto si aggira attorno 93,6 milioni di euro, in crescita dell’11% rispetto al 2015.

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