Gli appalti e le cooperative strumenti per abbattere il costo del lavoro e privatizzare servizi



Premessa

In sintesi quanto emerso dalla assemblea organizzata da Sgb a Bologna sui cambi di appalto

Una legge dimenticata: a 1369\60

Le lotte del movimento operaio nell'immediato dopoguerra avevano aperto un conflitto di classe con il grande latifondo e i capitalisti proprietari delle grandi fabbriche. Rinviamo per comodità ad una vasta bibliografia esistente non senza una premessa metodologica: non serve leggere la storia con lente dell'ideologia, anzi è un grave errore che ci fa perdere di vista il conflitto tra capitale e lavoro scegliendo interpretazioni ad uso e consumo di letture parziali. Non ci interessa oggi leggere il passato per puro esercizio intellettuale ma solo per trarre un insegnamento utile alle lotte intraprese e da intraprendere nei nostri giorni, per restituire dignità e forza al conflitto sociale e politico.

Le migliaia di denunce, le decine di licenziamenti punitivi , migliaia di esuberi economici solo degli ultimi anni dimostrano la vivacità del movimento operaio colpito da feroci repressioni collettive ed individuali , un po' come accadeva nel dopoguerra con arresti, manifestazioni represse nel sangue, licenziamenti che colpivano le avanguardie sindacali e politiche e i lavoratori piu' combattivi.

La legge 1369 merita di essere riportata in toto almeno all'articolo 1

E' vietato all'imprenditore di affidare in appalto o in subappalto o in qualsiasi altra forma, anche a società cooperative, l'esecuzione di mere prestazioni di lavoro mediante impiego di manodopera assunta e retribuita dall'appaltatore o dall'intermediario, qualunque sia la natura dell'opera o del servizio cui le prestazioni si riferiscono.

E' altresì vietato all'imprenditore di affidare ad intermediari, siano questi dipendenti, terzi o società anche se cooperative, lavori da eseguirsi a cottimo da prestatori di opere assunti e retribuiti da tali intermediari.

E' considerato appalto di mere prestazioni di lavoro ogni forma di appalto o subappalto, anche per esecuzione di opere o di servizi, ove l'appaltatore impieghi capitali, macchine ed attrezzature fornite dall'appaltante, quand'anche per il loro uso venga corrisposto un compenso all'appaltante.

Le disposizioni dei precedenti commi si applicano altresì alle aziende dello Stato ed agli enti pubblici, anche se gestiti in forma autonoma, salvo quanto disposto dal successivo art. 8.

I prestatori di lavoro, occupati in violazione dei divieti posti dal presente articolo, sono considerati, a tutti gli effetti, alle dipendenze dell'imprenditore che effettivamente abbia utilizzato le loro prestazioni

Questa legge era sicuramente frutto delle lotte operaie e contadine e delle denunce a mezzo stampa, attraverso articoli e lo strumento da rilanciare della inchiesta, di condizioni di sfruttamento selvaggio, non ultimo il caporalato di cui si è tornato a parlare negli ultimi anni in relazione alle raccolte nei campi non solo meridionali ma anche di altre regioni d'Italia, un lavoro svolto non piu' solo da migranti ma anche da una minoranza di autoctoni sottomessi a una condizione di semi schiavitu' per accedere a redditi da fame.

La legge 1369 aveva vietato non solo l'appalto e il subappalto ma l'utilizzo per queste funzioni delle stesse cooperative. Una legge che ha quasi 60 anni ma confrontata con i nostri giorni è di straordinaria modernità e se applicata (ma nel frattempo sono arrivate altre normative come la 276\03 nota anche come Legge Biagi che hanno permesso un ampio ricorso agli appalti e ai subappalti) avrebbe un effetto dirompente nella politica italiana dove ormai gli appalti di mera manodopera sono strumento non per abbattere la spesa pubblica (che invece sembrerebbe aumentare) ma solo per ridurre il potere di acquisto e di contrattazione della forza lavoro.

Il pianeta degli appalti è terra di conquista e di distruzione delle tutele collettive ed individuali, è bene dircelo senza cadere nella retorica del cooperativismo. Non saremo certo noi a negare il ruolo delle cooperative nel fornire servizi che ormai il pubblico non intende piu' erogare, non pensiamo tuttavia di contrapporre le cooperative ad aziende e global service, ci interessa guardare alle condizioni di vita e di lavoro nel mondo delle cooperative con tanti uomini e donne che ad ogni cambio di appalto rischiano di perdere ore, di subire ulteriori aumenti dei carichi di lavoro. Negli appalti si perde salario, si riducono sovente le ore contrattuali il che poi si ripercuote negativamente sui futuri contributi previdenziali.

Bassi salari insomma determinano pensioni da fame e siamo certi che questa situazione (determinata dalla ricchezza indirizzata non ai redditi e ai salari ma direttamente al capitale) determinerà anche la crisi del sistema previdenziale da qui a 15\20 anni.

Preoccupa la condizione di subalternità dei lavoratori e delle lavoratrici delle cooperative, spesso con elevata scolarizzazione e professionalità ma con ben pochi diritti e tutele. Preoccupa che il codice degli appalti preveda che il prezzo piu' basso (in realtà quello è il limite per cui si può fare affido diretto senza appalto, non è detto che corrisponda al prezzo più basso, di sicuro potrebbe essere stabilito su pressioni di vario genere) possa avvenire in gare fino a 2 milioni di euro (fino a pochi giorni fa era la metà), preoccupa e indigna che le clausole sociali sotto una certa soglia comunitaria possano anche non prevedere l'applicazione delle clausole sociali, induce ad amare riflessioni che il novo codice possa prevedere Il cosiddetto spezzatino degli appalti proprio per restare sotto la soglia di rilievo comunitario (209 mila euro)

Le clausole sociali ?

Le clausole sociali sono un imbroglio perché garantiscono, nel rispetto di alcuni contratti nazionali primo tra tutti quello multiservizi (citiamo l'art 4 ...Nel momento di cessazione del contratto i rapporti di lavoro tra l’azienda appaltatrice e il committente vengono a cessare e la nuova azienda appaltatrice subentrante potrebbe instaurare nuovi rapporti di lavoro a condizioni economiche differenti e, soprattutto, con personale diverso da quello impiegato in precedenza.
Per tutelare i lavoratori nei cambi di appalto, le parti sociali hanno previsto una procedura da seguire da parte di entrambe le aziende ed il mantenimento in servizio, ove possibile, dei lavoratori precedentemente impiegati.
La disciplina prevista e valida sia per l’impresa cessante che per quella subentrante a prescindere dalla tipologia giuridica delle stesse, ivi incluse le società cooperative).

Le clausole sociali non sono sufficiente garanzia per tutelare la forza lavoro, per scongiurare perdite salariali e anche eventuali licenziamenti, ci sono decine di casi nei quali con i cambi di appalto si ricorre agli ammortizzatori sociali e a un uso improprio della banca delle ore (che dovrebbe riferirsi alle ore in eccesso rispetto all'orario settimanale stabilito dal contratto e non in difetto) con tanto di accordi siglati dai sindacati complici e subalterni.

Un rapporto di lavoro non dovrebbe essere interrotto per alcun lavoro, se cambia il datore di lavoro non subisce certo modifiche la tua prestazione ma invece le normative di legge si sono piegate a giustificare tagli ed esuberi, il diritto del lavoro si è piegato, anno dopo anno, a coprire e giustificare lo sfruttamento intensivo di tanti\e.

Abbiamo già parlato dell'art 2112 del codice civile (In caso di trasferimento d'azienda, il rapporto di lavoro continua con il cessionario ed il lavoratore conserva tutti i diritti che ne derivano), di alcune sentenze che prevedono il cambio di appalto alla stessa stregua della cessione di un ramo di azienda.


E' invece da rilanciare un altro concetto, quello della continuità di impresa e a tal riguardo ci viene incontro anche la Corte europea pur sapendo che un ricorso a tale corte avrebbe e costi difficili da sostenere e tempi di applicazione nel nostro paese non certo brevi.

Il ruolo sindacale

Veniamo da anni di arretramento sindacale, molti delegati, anche del sindacalismo di base, hanno introiettato il concetto che diversi datori di lavoro hanno bisogno di interlocutori differenti e in questo modo le Rsu della pubblica amministrazione si sono letteralmente disinteressate ai cambi di appalto rinunciando ad aprire un conflitto con i loro enti proprio nel momento in cui i bandi di gara sono scritte o, se hanno preso posizione, si sono limitati a chiedere qualche clausola sociale pensando che cio' basti a tutelare colleghe\i esternalizzati.

Le amministrazioni pubbliche spesso non considerano nel costo dell'appalto anche eventuali aumenti contrattuali, anzi si dà per scontato che nell'arco di un quinquennio o di tempi anche piu' lunghi (per le proroghe) il costo del lavoro resti immutato senza neppure adeguarsi agli irrisori adeguamenti Istat.

La questione degli appalti è quindi dirimente per un sindacato di classe e conflittuale perché disinteressarsi a quanto accade vicino a noi, nei servizi esternalizzati, alla lunga indebolisce anche il potere di acquisto

Prendiamone atto e iniziamo a rivedere radicalmente il nostro stesso modo di concepire e realizzare l'azione sindacale

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