Macron: avanti verso lo smantellamento dei contratti nazionali


Le elezioni francesi sono finite, il Partito comunista (al pari di tanti altri partiti fratelli ormai stampella non richiesta dell'ordo capitalismo) ha deciso di dare indicazione di voto per Macron e a due giorni dalla elezione, ecco arrivare i primi risultati

Emmanuel Macron punta a conquistare la maggioranza alle elezioni legislative di metà giugno , è già partita la campagna acquisti di candidati con una emorragia di quadri dal partito socialista ormai scivolato al 6\7% nei sondaggi da partito di maggioranza relativa come era pochissimi anni fa.

Non desta alcuna attenzione la parabola di Macron, fonda un suo movimento e a distanza di un anno diventa presidente della Repubblica francese. Uomo delle banche e del capitale, amico dei poteri economici forti ed eletto presidente ha già presentato l'agenda delle priorità: la riforma del codice del lavoro che terminerà l'opera di smantellamento dei diritti iniziata da Hollande, la riduzione delle tasse per le imprese e la moralizzazione della vita pubblica dietro cui si celano i soliti colpi ad effetto per ingannare l'opinione pubblica .

Macron mira ad ottenere la maggioranza nell’Assemblée nationale (la nostra Camera dei deputati) per avere via libera nella attuazione di un programma politico ed economico che sembra scritto dal grande capitale monopolista

E a parte la imbecillità di certa sinistra che si ricorda di essere tale due volte all'anno e alla fine si rende subalterna e complice dei poteri forti, si capisce da subito quale sia la stoffa del nuovo presidente che mira direttamente alla distruzione del contratto nazionale (proprio come stava per fare Renzi suo alleato e sostenitore) per spostare la contrattazione al secondo livello, impresa per impresa, dove i padroni avranno vita facile a imporre le loro posizioni su retribuzioni, orari, organizzazione dei turni e del lavoro

Già nei mesi scorsi alcuni accordi di secondo livello hanno smantellato pezzo dopo pezzo le conquiste sindacali vanificando mesi di scioperi e di sacrifici, ora non è escluso che si miri a cancellare la settimana lavorativa di 35 ore accordando ad ogni azienda la possibilità di negoziare orari maggiori facendo partire magari gli straordinari dalla 39esima ora (e decidere come gestire le 4 ore aggiuntive alle 35 senza un euro di maggiorazione, magari a recupero nei cali di produzione o quando l'attività è ridotta).

La politica Macron rappresenta una autentica minaccia per il mondo sindacale e basterà avere il sostegno anche di una minoranza delle sigle per consentire al datore di lavoro di portare a casa i risultati desiderati magari con pseudo consultazioni che coinvolgeranno piccole minoranze dei dipendenti.

Macron mira dunque a ridurre i vincoli per i padroni, a ridurre le indennità previste in caso di licenziamento, rivedere in senso peggiorativo la stessa indennità di disoccupazione.

Se qualcuno nutriva dei dubbi, ora puo' essere certo sulla natura antipopolare del presidente neo eletto Macron. Forse i soli a non averlo capito sono i dirigenti del Partito comunista francese, non certo i sindacati di base e quei lavoratori che all'indomani della elezioni sono già scesi in piazza.

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