Uso del gps e delle telecamere:serve sempre e comunque l'accordo sindacale

Ogni volta che un datore di lavoro chiede l'adozione di gps e di sistemi di videosorveglianza è dovuto il diretto coinvolgimento del sindacato per definire i contenuti di un accordo sull'utilizzo di questi strumenti.

E' bene ricordarlo agli smemorati delegati sindacali che in questi ultimi mesi hanno preso sotto gamba la videosorveglianza e la loro pericolosità se usati ai fini repressivi contro lavoratori scomodi o semplicemente per alimentare un clima di paura e costringerci tutti\e a tacere e subire in silenzio riduzioni salariali, aumenti dei carichi di lavoro, licenziamenti.

le norme sul controllo a distanza, anche dopo le terrificanti modifiche del Jobs Act, contenute nell’articolo 23 del decreto legislativo 151/2015, non permettono di effettuare (anche indirettamente) il monitoraggio massivo, prolungato e indiscriminato dell’attività del lavoratore.

Il datore di lavoro è quindi tenuto, sempre e comunque, a salvaguardare libertà dignità dei suoi dipendenti e a rispettare la correttezza e la liceità nel trattamento dei dati personali, insomma dovrà informare in modo chiaro e dettagliato le modalità con cui utilizzare gli strumenti aziendali e segnalare l’eventuale effettuazione di controlli anche su base individuale.


L’articolo 4 della legge  300\1970,è stato soggetto ad alcune modifiche nell'intento di ridurre il potere vincolante dei sindacati
Impianti audiovisivi e  tutti gli altri sistemi che permettono un  controllo a distanza dei lavoratori possono essere impiegati solo per esigenze organizzative e produttive,  a tutela della sicurezza  dei lavoratori e delle lavoratrici o per salvaguardare il patrimonio aziendale.

Ma ricordiamo che questi impianti debbono essere installati solo con l' accordo  stipulato insieme alla rsu o nel caso in cui le rsu non ci siano con le organizzazioni sindacali. Senza accordo, quindi, nessuna installazione.

Ci viene detto che sarebbe intenzione in alcuni enti comunali applicare i sistemi gps sulle macchine della Polizia municipale (e non solo) al fine di conoscere sempre il posizionamento delle vetture, una richiesta che scaturisce dalla necessità di garantire maggiore sicurezza del personale e intervenire in caso di bisogno con tempestività.

Ma i dati debbono essere utilizzati con intelligenza e sempre fornendo al personale adeguata informazione delle modalità d’uso degli strumenti e di effettuazione dei controlli e nel rispetto di quanto disposto dal decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 (Codice privacy).

Per intenderci conoscere la precisa ubicazione delle vetture non deve dare adito a un controllo maniacale delle vetture per sapere spostamenti minuto per minuto. Allo stesso tempo non è ammesso intervenire da remoto per visionare i contenuti dello smartphone di un lavoratore. Ricordiamo che la ultima Giurisprudenza non aiuta i lavoratori e le lavoratrici, basti ricordare che il primato della impresa sui lavoratori è affermato da una sentenza di Strasburgo che autorizza a spiare le email private e i messaggi dei loro dipendenti e l'uso della email aziendale per fini non specificamente lavorativi potrebbe anche comportare il licenziamento.

Il tutto ovviamente nel nome del mantra produttività alla quale sacrificare salute, diritti, dignità dei lavoratori e delle lavoratrici.

Ricordiamo anche come le caselle di posta elettroniche riconducibili a una persona fisica dovrebbero essere rimosse al momento del pensionamento visto che l'account è legato a motivi di servizio salvo ovviamente eccezioni motivate e documentate e con l'assenso del diretto interessato.

Anche sull'uso dello smartphone esiste giurisprudenza per disciplinarne l'uso, è per esempio ammesso scaricare una app per consentire la timbratura fuori dal luogo di lavoro ma il caso non riguarda dipendenti comunali e nel loro caso sono fuori sede per motivi di servizio, piuttosto per chi opera con le manutenzioni in giro per la provincia.

Crediamo quindi possibile stipulare degli accordi sindacali all'insegna di un utilizzo corretto dei sistemi sopra indicati anche se riteniamo pericolosa, in nome di una sicurezza percepita, la volontà del datore di lavoro di costruire un sistema maniale di controllo

In soccorso dei lavoratori è arrivata la legge sulla privacy perché il Jobs act nelle sue intenzioni aveva proprio la estensione dei sistemi di sorveglianza che lo Statuto dei lavoratori quasi 50 anni fa aveva sottoposto a una rigida regolamentazione e alla stipula di un accordo sindacale.

Crediamo che tutti i delegati sindacali non possano arretrare di un centimetro da quanto previsto dallo statuto dei lavoratori, lo diciamo soprattutto a quelli che rivendicano a parole diritti ma nella pratica quotidiana sono sempre piu' arrendevoli e subalterni. In questi giorni vedere delegati di cgil cisl uil che non volevano neppure concludere un accordo su smartphone e telecamere fa veramente male e la dice lunga sul fatto che non vogliano neppure approfondire le tematiche del lavoro subendo e facendo loro il punto di vista padronale!

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