Ccà nisciuno è fesso! La doppia verità sugli scioperi autunnali

Ccà nisciuno è fesso. A proposito di scioperi

Nei giorni scorsi, Pubblico impiego in movimento aveva convocato una assemblea di tutte le realtà di base della PA per discutere nel merito di una piattaforma rivendicativa sulla quale costruire le iniziative dell'autunno con particolare attenzione alla applicazione dei decreti Madia, ai codici disciplinari e ai contratti. Questioni dirimenti, e non solo per 3,2 milioni di lavoratori, eppure per svariati motivi (riunioni interne, manifestazione per la riapertura di Labas, tutte iniziative programmate da tempo eppure mai palesate richiedendo una data alternativa), questa assemblea è saltata, tutti avevano appuntamenti improcrastinabili coincidenti con la data dell'assemblea per altro nota da mesi.

In questi ultimi 15 anni registriamo la scomparsa di tante realtà trasversali alle sigle sindacali che spesso avevano la funzione di traino per iniziative di discussione anche quando i rapporti tra sigle di base e spezzoni dei confederali erano  problematici, pensiamo, solo per citare due esempi, al  coordinamento nazionale rsu e agli autoconvocati (con tutti i loro limiti ovviamente) che dettero il via alla discussione sulle pensioni e sulla previdenza integrativa.

In questi lustri è proseguita la frammentazione del sindacalismo di base ma allo stesso tempo, se abbiamo perso per strada tante realtà di fabbrica per la chiusura degli stabilimenti, sono state costruite nuove esperienze organizzative nella classe operaia della logistica con il coinvolgimento attivo di tanti migranti e forme di lotta avanzate. Eppure di fronte alle trasformazioni del mondo lavorativo e agli stravolgimenti del diritto del lavoro, qualcuno continua a discutere del nulla, del diritto di autore sul nome Cobas o a riprodurre letture obsolete della realtà con ricette organizzative destinate al fallimento. Sia ben chiaro: nessuno ha la verità in tasca, la verità è rivoluzionaria se la cerchiamo insieme senza spocchia.

I nostri tempi mal si conciliano con approfondimenti e discussioni, se la soglia di attenzione dell'italiano medio si è abbassata anche la capacità del sindacalismo di base, e dei suoi dirigenti, di costruire, con pazienza e tenacia, percorsi comuni. Cosi' il sindacalismo di base non discute ma anticipa le proprie posizioni o con lettere aperte o esternazioni sui social network, ci si accorda su un percorso salvo poi disattenderlo con prese di posizioni anticipate su fb.

Oppure, e forse è ancora piu' deprecabile, si fa finta di sostenere istanze, date, scioperi o vertenze che siano, senza mai organizzarsi e impegnarsi per la loro riuscita. Quanto accade dentro il sindacalismo di base è già accaduto a partiti comunisti e movimenti, un po' di memoria storica aiuterebbe a non ripetere i medesimi errori.

Bisogna comunque prendere atto che la parola sciopero generale non è salvifica, ci sono stati scioperi con partecipazioni esigue nei luoghi di lavoro  o appuntamenti politici travestiti da scioperi sindacali che alla fine indeboliscono tutti\e.

Ma vogliamo provare a ragionare sul pubblico impiego?


A distanza di 26 mesi (scusate se è poco)  dalla sentenza della Consulta,  che obbligava il Governo a riaprire le trattative per il rinnovo dei contratti illecitamente bloccati, i contratti continuano ad essere in attesa di un rinnovo che potrebbe arrivare in prossimità delle elezioni politiche, un regalo dei sindacati cgil cisl uil e autonomi al Governo e al Pd  per non parlare poi delle  novità pericolose in materia di salario, diritti e agibilità sindacali che porterà questa tornata contrattuale.

Cgil Cisl Uil hanno taciuto davanti ai decreti Madia, non si sono mossi per sottoscrivere in fretta i contratti, eppure continuano ad avere consenso dentro i settori pubblici, almeno stando ai dati dell'Aran, Se non abbiamo dubbi nel deprecare le politiche arrendevoli e subalterne ai Governi, ci vogliamo chiedere la ragione per la quale i lavoratori non abbandonino in massa questi sindacati?

Il consenso dei confederali meriterebbe quindi maggiore attenzione, di certo senza percorsi conflittuali è assai difficile che maturino le condizioni per la rottura e l'allontanamento dei lavoratori dai sindacati subalterni. Ma qui arriva il difficile: come si costruisce il conflitto? E fino ad oggi i sindacati nella Pubblica amministrazione hanno lavorato per il conflitto o per la visibilità della propria organizzazione o peggio ancora per competere con i sindacati autonomi nel perseguire obiettivi corporativi?

Non ci facciamo certo  illusioni su Cgil Cisl Uil, da anni hanno rinunciato a contrastare i processi che hanno distrutto migliaia di posti di lavoro nella pubblica amministrazione riducendo ai minimi termini il potere di acquisto dei salari . Anche i codici etici e disciplinari ridisegnano l'agire dei sindacati e della rsu, se espliciti pubblicamente una critica alla gestione del personale e dei soldi pubblici rischi l'accusa di danno di immagine, la denuncia e un procedimento giudiziario per diffamazione che ha buone possibilità di tramutarsi in licenziamento.

Accade in sanità. a Genova e a Roma, delegati sotto procedimento e vittime di querele con richieste di danni, la loro "colpa" è quella di avere denunciato disservizi, carenze di personale, le scelte organizzative e gestionali.

Dove finisce allora il diritto di critica e la libertà di espressione? La repressione contro i delegati scomodi puo' rappresentare una delle principali cause della paura e dellla rassegnazione nei luoghi di lavoro ma sicuramente non puo' essere la sola causa. E in ogni caso, nonostante la gravità dei fatti,  a nessuno è ancora venuto in mente che la discussione su quanto accade ai delegati della sanità (non a caso sono loro i piu' colpiti) dovrebbe essere urgente e prioritaria per tutti\e promuovendo una giornata di riflessione e di lotta.

Da quanto leggiamo in rete,  giuste speranze  erano  riposte nel sindacalismo di base e nella ricerca di una data unitaria dello sciopero generale. A Giugno c'era stato uno sciopero nei trasporti molto  riuscito  e partecipato da quasi tutte le sigle del sindacalismo di base (il successo del 16 Giugno ha accelerato la discussione su una nuova legge per contrarre ai minimi termini il diritto di sciopero e di rappresentanza sindacale) . Questo percorso faceva ben sperare nella volontà di  confronto sui contenuti e sulle prospettive, da qui la stesura di una piattaforma rivendicativa per il pubblico impiego uscita a Giugno dal convegno milanese di delegati e lavoratori, piattaforma ignorata dalla stragrande maggioranza del sindacalismo di base che tuttavia una piattaforma non la possiede.

Il vero problema, allora, non puo' essere tanto l'unità del sindacalismo di base, la cui frammentazione è invece sempre piu' forte, la questione dirimente sta nei contenuti, nelle prospettive e nelle pratiche e perfino nel rapporto strumentale di certe sigle con i propri iscritti.

 Usb ha indetto lo sciopero generale di tutto il pubblico impiego per il giorno 17 Novembre vanificando cosi' la ricerca di percosi comuni (pensiamo all'appello di tanti delegati a cub, sgb e sicobas per trovare una data comune con usb per lo sciopero generale autunnale), ignorando perfino le richieste di tanti  suoi iscritti e delegati che invocavano il dialogo tra le realtà di base e percorsi conflittuali nei luoghi di lavoro..

Alla richiesta di incontro per costruire una piattaforma comune per il rinnovo contrattuale del pubblico impiego,  il solo sindacato a non avere risposto è stata la Usb, ora scopriamo che a parole chiede di rinviare lo sciopero generale del 27 Ottobre (se ne parlertà in una assemblea il 23 Settembre a Milano)  ma allo stesso tempo rifiuta di costruire percorsi e piattaforme comuni indicendo  in solitudine uno sciopero per il pubblico impiego.

Siamo piombati in una situazione non solo paradossale ma di inaudita gravità perchè da una parte si predica l'unità dei lavoratori ma dall'altra si fa l'esatto contrario.

Urge allora  ricostruire sui contenuti e sulle pratiche una lettura aggiornata di quanto sta accadendo nei settori pubblici e di quanto accadrà con i prossimi contratti "elettorali", per difendere il diritto alla salute, alla istruzione e a servizi pubblici funzionanti, insieme a salari dignitosi che restituiscano il potere di acquisto perduti da anni di blocco.

Anche sui prossimi appuntamenti dei vari G7 vige una grande confusione con il rischio di mettere in secondo piano i contenuti offuscandoli con questioni di ordine pubblico (come a Taormina sperimenteremo la repressione preventiva?)

Lo sciopero del 17 Novembre, indetto da Usb per il pubblico impiego, non guarda alla sostanza del problema, ai contratti da rinnovare, ai precari da stabilizzare, pensa solo alle prossime elezioni rsu e alla visibilità mediatica della organizzazione a discapito dei contenuti e delle prospettive per 3,2 milioni di dipendenti. E' stato convocato a ciel sereno senza mai preoccuparsi di costruire il percorso comune dentro i comparti su rinnovi contrattuali, legge Madia, repressione dei delegati scomodi.

Eppure, anche dentro il variegato schieramento di classe,  chi invoca la data unica sullo sciopero generale tace su questa data novembrina. Due pesi e due misure inaccettabili che confermano forse la natura strumentale di tanti appelli (e noi proprio perchè li abbiamo sottoscritti aborriamo il sistema della doppia verità) e la loro funzionalità ad aree politiche .

Un segnale di apertura e di intelligenza politica sarebbe ripartire dalla richiesta del convegno dei delegati di Milano a Giugno:mettersi attorno a un tavolino, discutere dei contenuti e dei percorsi necessari per guadagnare il consenso dei lavoratori e la loro partecipazione attiva. Ma per fare questo bisogna non solo revocare lo sciopero di novembre ma essere realmente disponibili al confronto perchè in caso contrario nessuno contrasterà il prossimo contratto nazionale  (riguarda 3,2 milioni di lavoratori) lasciando i delegati scomodi in balia della repressione.

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