Industria 4.0 ossia i processi innovativi che ristrutturano il capitale

ndustria 4.0 terrà banco alimentando discussioni in ambito sindacale e politico.

Sulle pagine de Il sole 24 ore del 2 Settembre Leggiamo un titolo roboante "Solo così l’Italia nei prossimi 15 anni potrà generare 42mila nuovi posti di lavoro all’anno e compensare l’attesa perdita (3,2 milioni ) dovuta all’automazione"
Incentivi e formazione per creare nuovi posti di lavoro?

Intanto sarebbe utile un bilancio sulle politiche formative e su come sono stati utilizzati gli incentivi. Capita in alcune fabbriche che i soldi a fondo perduto non abbiano determinato reinternalizzazione di produzioni, nuovi contratti e innovazioni.

Se da una parte vediamo ogni giorno la perdita di posti a causa dei processi di automazione, dall'altra non si intravedono percorsi inversi; il caso Piaggio è emblematico , in pochi anni 3 fabbriche dell'indotto hanno chiuso i battenti e si annunciano tagli alla logistica integrata nel sistema due ruote, molte produzioni sono state delocalizzate, non confermati i contratti a tempo determinato, incrementato lo sfruttamento dei part time verticali.

Allora da dove usciranno i fantomatici 42mila nuovi posti di lavoro all’anno previsti da Industria 4.0? I soldi comunitari , transitando dalle Regioni, saranno soggette al controllo e alla direzione statale per verificarne l'utilizzo e i risultati ? Noi pensiamo di No perchè il Governo non ha alcun indirizzo a fine industriale, ormai si regalano soldi alle imprese senza programmazione alcuna e cosi' veniamo meno anche ad uno dei principali dettati costituzionali.

Super-ammortamento, crediti di imposta , fondi di garanzia, formazione, nuove tecnologie, ma in soldoni quali sono le strategie del Governo per affrontare la sfida tecnologica?
Ovviamente non ci sono risposte e le poche statistiche in nostro possesso parlano già di 3,2 milioni di posti cancellati dalla ennesima rivoluzione tecnolica da qui ai prossimi 15 anni.

Ma i processi di ristrutturazione riguardano anche le politiche di contrattazione e le dinamiche salariali. Facciamo alcuni esempi pratici: se innovo e automatizzo (ma questi soldi da dove vengono? I finanziamenti comunitari e statali non determineranno tagli al sociale?) sono certo che verranno cancellati tantissimi posti di lavoro e il rischio di una crisi sociale che alimenti il conflitto in azienda e per la strada si fa sempre piu' concreto. E per prevenire il conflitto cosa fare?

La scelta potrebbe essere (non necessariamente in contraddizione tra di loro) tra una sorta di salario minimo (da finanziare con i tagli al welfare) e la contrattazione aziendale, del resto per incentivare la contrattazione di secondo livello si sta muovendo Macron in questi giorni. A chi continua con la favoletta della contrattazione di secondo livello da incentivare in futuro ricordiamo che questa è la posizione dei padroni, disarticolare il contratto nazionale è solo un grande fregatura per i lavoratori e le lavoratrici.

I numeri relativi alla perdita di posti di lavorom sono il risultato di studi ed elaborazioni, non ci risulta che i centri studi sindacali abbiano ancora effettuato ricerche analoghe, magari per contestare dati e previsioni Confindustriali.

Un po' di memoria storica intanto non guasterebbe, ricordiamoci il modello Toyota che negli anni ottanta e novanta ha cancellato migliaia di posti di lavoro perduti creando hub logistici ad altro sfruttamento operaio.

Imparare dalla storia recente per non ripetere i medesimi errori, sarebbe utile ripartire dalla politica sindacale di 30 anni fa, assecondare i processi di innovazione non ha aiutato il movimento operaio.

Ma sarebbe anche necessario dare uno sguardo nuovo al lavoro cognitivo e alle figure professionali legate alle competenze multidisciplinari, a come stanno ridisegnando i corsi universitari e il diritto allo studio.

In questi processi il ruolo dell'università, asservita alla impresa, diventa strategico e il diritto allo studio un lusso insostenibile. Da qui per esempio i numeri chiusi, le tasse universitarie, in aumento, come fonte di finanziamento privilegiata al posto dei fondi statali.

Intanto l'Italia diventa sempre meno attrattiva e capitalisticamente competitiva come si evince dal Forum in corso a Cernobbio (http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2017-09-01/lavoro-e-produttivita-zavorre-l-attrattivita-italiana-212748.shtml?uuid=AEYmv8LC).

Da qui nasce l'urgenza di adottare i primi provvedimenti per lo sviluppo di Industria 4.0, dalla necessità del capitale italiano di contare su finanziamenti comunitari e su un Governo (emblematico l'articolo de Il sole che parla di lavoro e di produttività come zavorre per la crescita del paese) amico che proceda velocemente verso il potenziamento della contrattazione di secondo livello, che approvi regole ferree per limitare la rappresentanza sindacale e il diritto di sciopero piegando il sapere ai voleri del capitale. E se un salario minimo serve per ridurre gli impatti negativi dei processi in corso, è di fondamentale importanza contare anche su un sindacato complice dei processi in atto, magari concedendogli per legge il monopolio della rappresentanza e il business della previdenza e della sanità integrativa.

Questo è lo scenario in cui si muove Industria 4.0, soldi a fondo perduto senza controllo e direzione statale, dominio della impresa, università e sapere piegati ai dettami capitalistici e un sindacato compiacente e complice dei processi in atto, magari intensificando la contrattazione a perdere di secondo livello.

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