Il tesoretto non c'è

ll centro studi di Confindustria  ha sentenziato che i paesi a capitalismo avanzato, Italia inclusa, tornano  a crescere.
La crescita economica determina nuovi profitti per il capitale ma di questi soldi i lavoratori italiani , e non solo loro, non vedranno un euro.
Presto per dire che siamo dinanzi ad una inversione di tendenza, le economie non sono ancora tornate ai livelli antecedenti al 2008, anno della grande bolla.

Ma al di là del dibattito sulla ripresa (effimera?) del capitalismo, vale la pena concentrarci sulle richieste degli industriali al Governo che invocano la rimozione dei cosiddetti freni strutturali.

Particolare attenzione andrà quindi riservata alla prossima Legge di Bilancio e alla distribuzione di eventuali tesoretti in prospettiva elettorale.

Il messaggio di Confindustria è molto chiaro, anzi viene lanciato un preciso monito al Governo perchè i soldi siano spesi secondo determinate direttive  proseguendo al contempo nella azione "riformista"  (mai termine fu cosi' abusato e decontestualizzato) intrapresa con la riforma del mercato del lavoro. In questo percorso "virtuoso" (si fa per dire) rientrano la nuova legge antisciopero in discussione nel Parlamento, le regole sulla rappresentanza sindacale avviate con il testo del Gennaio 2014 e la destrutturazione del contratto nazionale sostituendo gli aumenti salariali con bonus e welfare aziendale.

Se guardiamo ai dati economici  si capisce che l'export italiano è in continuo aumento superando del 15% i livelli raggiunti nel 2008.
Gli incentivi fiscali e la riduzione del costo del lavoro sono le richieste piu' gettonate dai padroni, non a caso la decantata ripresa occupazionale (dimostratasi presto un bluff una volta eliminati gli sgravi fiscali alle imprese) si basa proprio sugli aiuti a fondo perduto alle imprese.

I dati di Confindustria parlano anche di una forte ripresa dei consumi ma le statistiche ingannano perchè intere aree del paese soffrono la crisi occupazionale e la perdita di lavoro, a cui aggiungere anche  l'assenza poi di redditi, tutti elementi che  non aiutano i consumi anzi ne determinano la contrazione. Non si dice infatti che una parte importante del paese sta subendo il progressivo impoverimento determinato dalla perdita di lavoro, basti pensare a quelle che un tempo erano le aree operaie.

Se l'economia è in crescita non si capisce allora dove finisca la ricchezza prodotta.

 Parliamo per esempio della disoccupazione giovanile, dei giovani che non studiano e non lavorano, cosi' numerosi nei paesi mediterranei come Spagna , Grecia e Italia.

Per rilanciare il lavoro giovanile, Confindustria invoca una riforma come quella del governo socialdemocratico tedesco, i cosiddetti mini jobs, lavori sottopagati con minori contributi previdenziali destinati ai giovani.

Ma il vero nodo da sciogliere è quello della produttività  che per il Governo significa aumentare lo sfruttamento della forza lavoro riducendone i costi. Saranno determinanti i prossimi contratti nazionali che poi riguardano piu' della metà della forza lavoro attiva, la loro firma al ribasso tra previdenza e sanità integrativa, bonus al posto degli aumenti contrattuali diventa una priorità per il sistema capitalistico.

L'apporto dei sindacati complici deve essere in linea con questi dettami, quindi nessun conflitto e la condivisione degli obiettivi confindustriali, è questa la politica riformatrice invocata da Confindustria, non certo il rilancio della ricerca a fini di sviluppo economico.

I profitti accumulati negli ultimissimi anni hanno permesso alle aziende di avviare dei processi di innovazione tecnologica a costo zero, tra jobs act, innalzamento dell'età pensionabile. straordinari esigibili e senza maggiorazione.
Un ruolo determinante l'avrà il piano Industria 4.0.  consapevoli che il Pil dell'Italia è cresciuto assai meno della media europea e per recuperare il gap servirà la pace sociale e una legislazione in materia di lavoro a uso e consumo dei padroni

E' proprio Industria 4.0 a determinare i contenuti della prossima Legge di bilancio " con la proroga di un anno diel superammortamento e iperammortamento più credito d’imposta per la formazione (1,5-1,8 miliardi), il rifinanziamento del piano Made in Italy (150 milioni) e un Fondo per la crescita dimensionale delle Pmi del Mezzogiorno (100 milioni)."

Di fronte a questo fiume di denaro sarebbe logico che lo Stato chiedesse in cambio qualcosa, che indirizzasse i finanziamenti a fondo perduto a una ridistribuzione degli utili con atti di indirizzi sociali ma lo Stato di cui pariamo oggi è totalmente asservito al capitale e non ci sono piu' gli spazi per una politica socialdemocratica e redistributiva.

Gli incentivi fiscali sono lo strumento privilegiato per assicurare ossigeno all'economia, automazione e digitalizzazione porteranno alla cancellazione di milioni di posti di lavoro senza che lo Stato abbia alcuna idea e prospettiva. Non si riduce l'orario di lavoro, non si abbassa l'età pensionabile, non si aumentano i contributi previdenziali, saranno i lavoratori a pagare di tasca propria rinunciando ad aumenti reali dei loro salari per costruirsi sanità e previdenza integrative visto che lo Stato ha deciso di spendere i soldi solo a favore delle imprese.



Il superammortamento (al 140%) e l’iperammortamento (al 250%) , il credito di imposta hanno un costo ben definito, ci penserà la prossima Legge di Bilancio a quantificare i costi e a coprirli a unico vantaggio delle imprese.

E il credito di imposta  sarà legato agli accordi sindacali di secondo livello, i sindacati complici diventano strumento insostituibile per favorire la politica fiscale a beneficio del capitale ottenendo in cambio poche briciole per altro largamente compensate dall'aumento dei ritmi lavorativi.

Nei prossimi giorni conosceremo dettagliatamente la prossima Legge di Bilancio ma alla luce di queste prime considerazioni possiamo fin da ora  parlare, senza timori di smentita, di una manovra economica costruita nei centri studi confindustriali. Il sindacato, come fa ormai da lustri, non intende contrastare questa manovra accontentandosi solo di poche briciole  e della compartecipazione al business della previdenza e della sanità integrative, degli enti bilaterali. Sono questi gli argomenti sui quali parlare e costruire un autunno caldo, tutti gli altri discorsi non servono a molto se non al solito teatrino della politica nel quale si rimuovono le ragioni del conflitto sostituendole con lo zibaldone delle rivendicazioni astratte,





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