Pubblico Impiego : da dove ripartire?



 A seguire l'intervento di un compagno delegato rsu sulla situazione nel pubblico impiego........

Sono trascorsi due anni da quando la sentenza della Consulta giudico’ illegittimo il blocco dei contratti. In questi 24 mesi cosa è stato fatto?

Cgil Cisl uil hanno dato il via libera al Governo per i decreti Madia, non un passo indietro rispetto alla cancellazione del Corpo Forestale, non una parola sullo smantellamento delle Province. Sono proseguiti i tagli alla sanità e alla istruzione, sono stati approvati codici disciplinari che mirano direttamente alla repressione delle voci scomode nei posti di lavoro. In questi mesi abbiamo già visto il frutto avvelenato dei codici disciplinari con sanzioni e provvedimenti intrapresi contro delegati\e scomodi, colpevoli solo di avere denunciato disservizi, carenze di organico, privatizzazioni, decisioni dirigenziali contrarie alla dignità dei lavoratori e delle lavoratrici. E ai soprusi segue la rassegnazione mancando un soggetto sindacale radicato e conflittuale.
 Contro la repressione nei luoghi di lavoro è possibile costruire iniziative comuni? Questa unità è non solo utile ma necessaria perché senza una risposta forte prima o poi attaccheranno tutte le realtà conflittuali per ridurle all’impotenza. Colpirne uno per educarne cento, la massima di Mao l'hanno imparata molto bene i padroni. Da Genova a Roma bisogna essere disponibili a sostenere tutte le vertenze per la difesa dei delegati colpiti da provvedimenti disciplinari, anzi sarebbe cosa giusta lanciare un appello per costruire a fine mese una assemblea nazionale contro la repressione nei luoghi di lavoro pubblici e la Riforma Madia.

In silenzio è proseguito il disegno governativo di ridimensionare la pubblica amministrazione piegandola ai voleri del Governo. L'alternanza scuola -lavoro, piegare le spese sanitarie alle regole di bilancio imposte dalla Bce sono esempi eloquenti come anche i tetti di spesa in materia di personale che stanno desertificando gli uffici pubblici e le stesse cliniche ospedaliere.

Nel frattempo, poi, si sono aperte le trattative per il rinnovo contrattuale ma i fondi stanziati sono insufficienti a recuperare potere di acquisto e tutto viene rimandato alla prossima Legge di Stabilità. Contrastare la manovra economica del Governo e le trattative al ribasso del Governo è una priorità, vogliamo allora discuterne?

I lavoratori e le lavoratrici della Pa sono stati silenti e subalterni ai sindacati cgil cisl uil e al Governo, non c’è stato alcun movimento di opposizione per costruire una piattaforma contrattuale capace di restituire dignità, potere di acquisto e di contrattazione. Neanche di fronte a 7 anni di blocco dei contratti c’è stata una reazione degna di nota.

Ci sono stati scioperi di Usb costruiti per la visibilità della organizzazione ma da qui a costruire percorsi conflittuali nella Pa corre grande differenza.

Intanto si fa strada un modello contrattuale già sperimentato in altri comparti (vedi meccanici) con lo scambio tra aumenti salariali e bonus, con il rafforzamento della previdenza e della sanità integrative, con misure di welfare aziendale che sanciscono la partecipazione attiva del sindacato alla distruzione dello stato sociale.

Pubblico Impiego in movimento aveva convocato a Giugno una assemblea nazionale nel corso della quale è stata approvata una piattaforma rivendicativa e alcune linee per rimettere le questioni previdenziali e della sanità al centro della nostra iniziativa sindacale e politica.

Parlare di diritto alla salute, contrastare l’aumento dell’età pensionabile e rivendicare al contempo salari dignitosi dovrebbe essere il terreno unificante sul quale costruire vertenze locali e nazionali. E non pensiamo che su questi temi possano esserci divisioni o primogeniture sempre che non si voglia privilegiare la visibilità di qualche organizzazione sindacale a discapito di percorsi comuni. Insomma pensare di controllare tutto e tutti ha già giocato brutti scherzi al sindacalismo di base, ha allontanato e non avvicinato i lavoratori a percorsi di lotta.

Sempre in estate è stato convocato uno sciopero nazionale, per fine ottobre, da parte di alcune realtà sindacali. A seguito della convocazione di questa data si sono succeduti appelli e contro appelli di delegati e realtà sindacali per spostare la data dello sciopero e allargarne la partecipazione e la indizione delle forze sindacali, o forse per disinnescare un percorso, con luci ed ombre, iniziato con il riuscito sciopero dei trasporti del 16 Giugno e capace di bloccare il paese con una partecipazione tra le piu' alte degli ultimi anni.

Pensavamo che questi percorsi (come la opposizione al g7 o vertenze locali o anche il contrasto alla Legge Minniti ) non fossero di intralcio ad un incontro tra delegati e realtà sindacali per definire una piattaforma comune sul pubblico impiego e scadenze\iniziative capaci di mobilitare almeno parte dei 3,2 milioni di dipendenti pubblici. Ma allo stato attuale pensiamo di esserci sbagliati  o forse eravamo stati troppo ottimisti.

Per svariati motivi sono arrivate manifestazioni di interesse per l’appuntamento del 9 Settembre ma allo stesso tempo si sono sovrapposte altre iniziative per non parlare poi di chi ha ritenuto in partenza, con ben poca lungimiranza politica, di rinunciare al confronto adducendo come motivazione uno sciopero convocato senza coinvolgerli direttamente. Sono solo motivazioni risibili perchè  non sono certo mancate, in questi dieci anni, occasioni per scioperare nella Pa e costruire un fronte unitario di lotta ma nulla è stato fatto. Prendersela con gli altri è sicuramente facile ma alla lunga non porta da nessuna parte.

Il risultato è che l’assemblea del giorno 9  Settembre, lanciata fin da Giugno, non si terrà almeno nei termini auspicati, quelli di costruire  il confronto tra le realtà del sindacalismo di base  delegati\e per dare vita a una vertenza comune nella pubblica amministrazione, per collegare le istanze contrattuali a tematiche piu’ generali come quelle in difesa del diritto di sciopero, della libertà di espressione nei luoghi di lavoro, dei diritti alla sanità e alla istruzione senza dimenticare le leggi previdenziali che ci condannano alla pensione a quasi 70 anni con assegni da fame.

Nessuno potrà sottrarsi al compito di costruire nella pubblica amministrazione percorsi di rottura con i sindacati complici del governo ma soprattutto capaci di restituire dignità a 3,2 milioni di lavoratori e lavoratrici. 

Questi percorsi non sono facili ma sicuramente rappresentano una tappa obbligata e il sindacalismo di base non puo’ nascondersi dietro alla sua autosufficienza perché gli scioperi fino ad oggi organizzati hanno mobilitato solo esigue parti della Pa e soprattutto non hanno prodotto danni alla controparte. Basta controllare i dati Aran sulle deleghe o le percentuali di partecipazione negli ultimi scioperi del Pubblico impiego.

Prendere atto di questa situazione e dei nostri limiti, sottrarsi alla delega in bianco, costruire piattaforme rivendicative e percorsi conseguenti restano a nostro avviso le sole strade percorribili per raggiungere almeno alcuni degli obiettivi comuni e contrastare il rinnovo al ribasso dei prossimi contratti.

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