Macron all'attacco dei lavoratori. Il nuovo che avanza attacca direttamente il dirito del lavoro

Lo aveva detto in campagna elettorale e ha tenuto fede al suo scellerato impegno: Macron riscrive il codice del lavoro.
Getta la maschera chi in Italia era stato osannato per avere invocato la nazionalizzazione dei cantieri, una pia illusione se pensiamo che quella dichiarazione era funzionale a salvaguardare gli interessi del capitale francese e non gli operai .

I Pilastri della riforma (si fa per dire) Macron sono poi sempre gli stessi, i punti salienti delle controriforme che nei vari paesi europei hanno distrutto il diritto del lavoro, ossia rafforzamento dei contratti aziendali e forte riduzione delle indennità di licenziamento

Il prossimo 12 settembre ci sarà in Francia uno sciopero generale proprio contro la Riforma che mira direttamente a distruggere il contratto nazionale con il silenzio assenso di parte del movimento sindacale.

Il prossimo 22 Settembre il Consiglio dei Ministri dovrebbe approvare i decreti e nell'arco di poche settimane trasformarli in legge

Il ricorso ad un decreto per stravolgere la legislazione in materia di lavoro è la stessa arma uilizzata da Renzi per il Jobs act.

Da tempo il capitale francese chiede di favorire la contrattazione di secondo livello ove le deroghe ai contratti nazionali sono piu' semplici, per esempio Confindustria francesce voleva da tempo evitare la presenza del sindacato nelle aziende sotto 300 dipendenti. Il disegno di Macron è portare questa soglia a 50 unità e avviare in quella sede trattative solo con le rappresentanze aziendali . Parliamo delle piccole aziende dove opera almeno la metà della forza lavoro francese, una esclusione del sindacato per costruire relazioni sindacali basate sul ricatto.

E attenzione che gli accordi aziendali potranno spaziare su innumerevoli materie, per esempio salari, premi, tempi e orari.

Dal primo maggio 2018 saranno validi solo gli accordi votati dal referendum e con il consenso di almeno il 50% degli addetti. E sulle qestioni piu' rilevanti ci saranno procedure negoziali facilitate e basterà anche il consenso della maggioranza dei lavoratori.

E' ormai passato il concetto che le imprese piu' piccole vanno gestite senza i contratti nazionali o almeno ridimensionandone la portata e cosi',i padroni, potranno, avere mano libera su questioni come durata dei contratti, salari, numero dei rinnovi, tempi determinati (durata e quantità degli stessi)

In caso poi di licenziamento illegittimo ci saranno i 10 mesi di stipendio per chi ha un’anzianità aziendale di 10 anni, 20 per chi ne ha una di 30 e più anni.

Fin troppe analogie con il jobs act!

Ma la madre di questa riforma abita in Germania, emanata ai tempi del governo socialdemocratico.

Dai cinque decreti delegati presentati da Macron stravolgeranno il diritto del lavoro in Francia ispirandosi al modello tedesco che da anni ha messo al cenro delle relazioni sindacali gli accordi aziendali depotenziando il contratto nazionale. Fu proprio la riforma del cancelliere socialdemocratico Gerhard Schröder a inizio secolo che liberalizzo' il mercato del lavoro e introdusse anche i mini job con la riforma che prese il nome di Peter Hartz già direttore delle risorse umane della Volkswagen.

Macron non ha intenzione, al momento di cancellare le 35 ore dell'orario settimanale ma nei fatti distruggerà il potere di contrattazione favorendo le imprese e il loro potere decisionale. Chi aveva sperato nel nazionalizzatore Macron dovrà pèresto ricredersi

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