Comune di Pisa: nella carenza di politiche del personale anche il piano di Fabbisogno non risponde alle reali esigenze dei servizi e degli uffici

 

Comune di Pisa: nella carenza di politiche del personale anche il piano di Fabbisogno non risponde alle reali esigenze dei servizi e degli uffici

Documento redatto dalla CUB PI


Prima di addentrarci nella analisi del Piano triennale dei fabbisogni di personale 2024\26 dobbiamo prendere atto di alcune situazioni che gravano in generale sugli Enti locali

·        I bassi salari che vedono tanti dipendenti scegliere la mobilità verso comparti con migliore retribuzione

·        Il mancato intervento dei contratti nazionali per porre fine alle disparità di trattamento tra dipendenti pubblici in una logica ben antitetica al livellamento verso il basso

·        Il permanere dei tetti di spesa relativi al personale e al salario accessorio

·        La tendenza a scaricare sul fondo della produttività il pagamento di troppi istituti contrattuali determinando alla fine una contrattazione ragioneristica e divisa tra il personale

·        Il raggiungimento degli obiettivi di PNRR da fronteggiare con poche assunzioni a tempo determinato

·        La annosa questione degli obiettivi di mandato dei Sindaci e dei Governatori al volere dei quali si piegano processi riorganizzativi della macchina comunale e regionale

·        L’aumento della spesa per il personale con rapporto fiduciario

·        La perdita di 10 mila unità all’anno del personale nelle funzioni locali

·        Il progressivo invecchiamento della forza lavoro

·        La perdita di potere di acquisto e di contrattazione

 

Fatte queste premesse entriamo nel merito delle criticità del Piano redatto dal Comune di Pisa

·        Il comune di Pisa spende per il personale meno del 27,6% (siamo al 23,87%) quindi può essere definito virtuoso anche se la virtuosità non comporta alcun incremento della spesa

·        E’ stata decisa la progressione verticale in deroga con apposito regolamento non sottoscritto dai sindacati e prevedendo passaggi da un’area ad altra i cui numeri lasciano alquanto perplessi secondo un calcolo deciso a tavolino dalla parte pubblica ma non oggetto di documentata spiegazione alla Rsu e al personale (ad esempio il numero delle progressioni in deroga per il personale educativo resta alquanto limitato)

·        Si va verso l’utilizzo della somministrazione di lavoro a tempo determinato ossia all’interinale verso cui nel passato i sindacati interni hanno manifestato la loro contrarietà perché le situazioni cosiddette eccezionali devono invece essere oggetto di studio e di programmazione all’interno di politiche del personale degne di questo nome

·        Le assunzioni a tempo determinato art 90 del d.lgs 267 ossia assunzioni per uffici posti alle dirette dipendenze del Sindaco, della giunta e degli assessori per l'esercizio delle funzioni di indirizzo e di controllo loro attribuite dalla legge continuano ad essere eccessive nonostante le dichiarazioni opposte in campagna elettorale

·        Le assunzioni a tempo determinato sono in numero assai limitato, ad esempio per la PM ci si limita a quelle estive nonostante gli organici del corpo siano perfino inferiori alla media degli ultimi anni che poi è inferiore di almeno 20 unità rispetto al reale fabbisogno riscontrato in numerosi studi redatti nel passato. Ci si limita insomma ai casi eccezionali come sostituire personale scuolabus ed educatrici di scuola materna, poche assunzioni senza le quali i servizi non andrebbero avanti. Ma non viene detto che nel frattempo i carichi di lavoro imposti a numerosi servizi continuano ad aumentare e risultano insostenibili

·        Perfino i dirigenti a tempo determinato, 3 incarichi, risultano in proporzione all’attuale dotazione organica, elevati

·        Manca un reale raffronto tra le assunzioni e le cessazioni, ad esempio negli ultimi anni il numero dei pensionamenti è superiore a quello delle assunzioni

·        Si esternalizzano i servizi, dal centralino a Sepi fino al project financing per i cimiteri

·        La reiterata volontà di potenziare gli uffici tecnici stride con i mancati finanziamenti necessari per ammodernare e rafforzare gli strumenti di lavoro

·        Vengono destinati 32 mila euro, una autentica miseria, alla formazione lasciando fuori dai processi formativi gran parte del personale

·        Si va delineando il Comune leggero con una contrazione di alcune figure professionali

·        Una diversa turnazione del personale , ad esempio nella Pm, o in considerazione dell’invecchiamento progressivo della forza lavoro, si rende quasi impossibile alla luce degli organici attuali e futuri, fermo restando che i vertici dell’Ente dovrebbero operare delle scelte oculate senza scaricare oneri eccessivi sugli uffici e sui servizi

Alla luce di queste considerazioni, fermo restando i vincoli normativi che impediscono una leva assunzionale adeguata (e il Governo Meloni al netto della propaganda è in perfetta continuità con gli Esecutivi precedenti), ci sono innumerevoli aspetti del Fabbisogno che ci lasciano a dir poco perplessi e sui quali urge un reale confronto reale e a prescindere da quanto asserito nel CCNL

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