Uno spaccato illuminista sulla pace. Pace e Illuminismo
Uno spaccato illuminista
sulla pace.
Pace e Illuminismo
di LAURA TUSSI
La nostra matrice laica,
basata sulla valorizzazione dell’ideale assoluto della pace, sulla critica
delle religioni e del potere clericale e del Vaticano è alla base della nostra
origine e radice illuminista
Nell’Enciclopedia degli
illuministi francesi alla voce guerra si legge da sempre che gli uomini, per
ambizione, per avarizia, per gelosia, per perfidia sono giunti a spogliarsi,
bruciarsi e sgozzarsi gli uni con gli altri. Per farlo in modo più ingegnoso,
hanno inventato regole e principi che vengono chiamati arte militare e hanno
associato alla pratica di queste regole l’onore, la nobiltà, la gloria.
L’Illuminismo è la prima
cultura europea moderna che si può definire pacifista per l’affermazione di un
pensiero laico, razionale, contrario a fanatismi e dogmi.
È dal
millesettecento in avanti che la condanna della guerra non è più soltanto
morale, diventa politica e assume le caratteristiche di programma politico. Un
precursore è l’Abbé Charles de Saint-Pierre con il Progetto per rendere la pace
perpetua in Europa poi commentato anche da Rousseau.
Fondamentale l’opera di
Kant: enorme l’influenze del suo Per la pace perpetua del 1795, la pace fondata
sulla democrazia e sul diritto e da raggiungere con la sostituzione dei regimi
assoluti con la Repubblica capaci di costituire una federazione di liberi Stati
in grado di eliminare la guerra.
Ma era stato preceduto da
Erasmo Da Rotterdam.
Di Erasmo la prima
critica approfondita alla guerra e il suo appello: “la guerra cambia gli uomini
in bestie feroci... io non esorto e non prego: imploro. Cercate la pace”.
Non meno solenni le
parole di Voltaire: “la cosa più straordinaria di queste imprese infernali è
che ciascuno di quei capi di assassini fa benedire le proprie bandiere e invoca
solennemente Dio prima di andare a sterminare il suo prossimo.
Quando le persone
sterminate sono almeno diecimila e per colmo di grazia qualche città è andata
completamente distrutta, allora si canta a quattro voci una canzone piuttosto
lunga. La stessa canzone serve per il matrimonio e per le nascite”.
Robespierre pronuncia
vari discorsi contro la guerra. Afferma: “respingete i principi della falsa e
deplorevole politica che finora ha fatto l’infelicità dei popoli per soddisfare
l’ambizione e i capricci di alcuni uomini. Rinunciate ad uno spirito di conquista
e di ambizioni: rifiutate al re e ai suoi ministri il diritto di decidere da
soli della guerra e della pace.
La guerra e il flagello
più grande.
La guerra nelle mani del
potere esecutivo non è che un mezzo per rovesciare la costituzione.
La guerra è buona solo
per uomini d’armi, per gli ambiziosi, per i profittatori, è buona per il potere
esecutivo di cui aumenta l’autorità, l’ascendente.
La guerra affida l’ordine
nelle nostre città di frontiera ai comandanti militari e fa tacere davanti a
loro le leggi che proteggono i diritti dei cittadini”.
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