Futura e Cpmune Umanità: su Sviluppo sostenibile e difesa dell'ambiente

 

Noi, figli di Madre Terra

La comune e futura umanità

di LAURA TUSSI

 


Proposta di collaborare a una sezione televisiva di formazione dei formatori per la rete ICAN, connessa alla Carta della Terra.


Siamo tutti Premi Nobel per la Pace con ICAN

https://www.youtube.com/channel/UCFWikKgRr7k21bXHX3GzE9A


Come prima cosa dobbiamo fare chiarezza su un concetto fondamentale.

Facciamo parte, noi esseri umani, di un ecosistema terrestre come frutti di una evoluzione naturale, rami e foglie di un albero che costituiamo e che ci ha costituito, o ne siamo i dominatori in quanto abitanti estranei di un edificio che stiamo occupando?

Il concetto secondo cui siamo figli di Madre Terra evidenzia il fatto che è l'essere umano organizzato in società a trovarsi inserito in un organismo vivente più esteso e complesso e non relegabile alla sua unica, autonoma e separata presenza decisionale.

L'uomo, lessere umano, fa parte di un complesso sistema mondo, una comunità di viventi ma anche di non viventi, e da tempi molto lontani si arroga però il diritto di dominarlo e decidere come attore unico e indipendente.

Questo è il punto di partenza per un ragionamento molto ampio su come agire partendo da alcuni principi cardine scritti in trattati e convenzioni mondiali.

L'essere umano "terrestre", membro della comunità della vita, si deve fare artefice di un processo di riequilibrio del pianeta.

Forme viventi come piante e animali, che stanno in delicato equilibrio evolutivo, si trovano sempre più in pericolo a causa della società umana accumulatoria e predatoria, che le sfrutta per trarne un profitto.

Ma questo processo, di cui una ristretta élite dell’un per cento è più responsabile della massa passiva ad essa assoggettata, porta a segare il ramo su cui siamo seduti dall'albero della vita, essendo noi stessi foglie di quel ramo e di quell'albero!

Ragionare con in mente il concetto di essere figli di Madre Terra significa proiettare azioni concrete come tasselli in un mosaico che raccoglie le istanze globali, azioni rivoluzionarie che guardino a un'ecologia nuova, base di un'economia nuova, di una società che fa pace con la Natura, la società del nuovo millennio che porterà anche vera libertà e vera giustizia.

Da quando l'essere umano, organizzato gerarchicamente nellesaltazione degli antagonismi sociali, si è reso attore unico e decisionale del pianeta si sono avviati processi che hanno portato ad uno sconvolgimento inesorabile dell’equilibrio naturale.

Di questo sconvolgimento ne è prova il fatto che da molti secoli l'élite al potere promuove guerre e è pronta a distruggere lintera umanità per detenere il controllo del pianeta.

Quale strada allora percorrere?

Dopo momenti che hanno visto seriamente il rischio della morte dell'umanità, come due guerre mondiali, abbiamo avuto un afflato di dignità che ci ha permesso di scrivere carte del diritto internazionale, ma anche costituzioni nazionali, che contengono principi imprescindibili in grado di ricondurci su strade di Pace: la pace tra noi esseri umani e con il pianeta tutto che ha diritto di vivere a prescindere dalla nostra stessa esistenza.

Altri processi si sono avviati nella storia e, anche se in modalità ridotta, hanno stabilito presupposti praticabili, strade da percorrere per arrivare a un cambiamento vero e duraturo nel rapporto tra l'uomo e la Natura allinsegna della cultura di Madre Terra.

Spesso vengono messe in discussione le agenzie mondiali (ONU, UNESCO) perché non incisive, ma questo è un limite che va superato con passi in avanti nella governance globale, sicuramente non facendo passi indietro.

Lo troviamo già scritto in "Antifascismo e nonviolenza", che vede tra gli autori alcuni di noi, tra cui Fabrizio Cracolici e Laura Tussi: una cattiva legge è meglio di nessuna legge, a maggior ragione a livello giuridico internazionale, perché lavoriamo alla forza del diritto che deve subentrare al diritto della forza armata.

Questa è la nonviolenza efficace.

Stabilire a livello globale l'illegalità e l'immoralità di un agire, ad esempio la proibizione giuridica delle armi nucleari, oggi sul punto di essere incardinata può e deve essere un passo che può condurci ad un cambiamento rivoluzionario: spetta ai grandi movimenti globali lottare per la sua attuazione.

Se nel mondo esistono ancora ingiustizie, guerre e sfruttamento, se una oligarchia di 10.000 persone riesce a schiacciarne oltre 7 miliardi, se il nostro modo di produrre e consumare sta erodendo le basi stesse della vita, questo non vuole dire che la carta internazionale dei diritti umani, da estendere ai diritti dell'umanità e ai diritti della Natura, debba essere stracciata perché non rispettata.

Il nuovo trattato TPAN per la proibizione giuridica delle armi nucleari rappresenta un passo in avanti del pacifismo mondiale, della pace tra umanità e natura, anche se non sarà una soluzione definitiva al problema della deterrenza nucleare, che costituisce una emergenza mortale al pari di quella climatica ad essa intrecciata.

L'essere umano organizzato nel sistema gerarchico e patriarcale deve smettere di essere antropocentrico e deve stabilire un patto biocentrico del Nuovo Millennio": cessare la guerra contro il pianeta, quindi contro sé stesso.

Vi proponiamo, con la educazione alla cultura di Madre Terra un cammino di formazione e interazione tra associazioni, attivisti e cittadini al fine di condurre percorsi condivisi che abbiano come comune denominatore la vita da difendere, rispettare e valorizzare. Questo percorso prevede, con la collaborazione di soggetti impegnati in progetti analoghi, la realizzazione, nellimmediato, di un canale televisivo specializzato su YouTube; e nel medio e lungo periodo, la collaborazione con la scuola di Pace a livello globale già promossa dallIniziativa della Carta della Terra, che ha il suo segretariato nellUniversità della Pace in Costa Rica.

Noi vorremmo essere l'elemento aggiuntivo che indirizza con più decisione il lavoro dei già formatori ed educatori interessati ad approfondire la ricerca culturale della terrestrità nei suoi vari aspetti, e su come tradurla nei percorsi formativi delle scuole e del mondo culturale e sociale.

Testimonianze, contributi e dibattiti, provenienti da varie fonti, verranno messi su YouTube in una cornice adeguatamente predisposta come materiale fruibile liberamente dalla rete per una condivisione e una riflessione globale.

Intendiamo, ripetiamolo ancora, collaborare con analoghe iniziative in corso focalizzandoci, da parte nostra su questo problema, più consono al tipo di attività che stiamo svolgendo: come costruire le categorie giuridiche e culturali che esprimano l'appartenenza dell'essere umano alla Terra, e non della Terra all'uomo?


Agenda Onu 2030: la comune umanità


di LAURA TUSSI

 

L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. Essa ingloba 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile un grande programma d’azione per un totale di 169 ‘target’ o traguardi. L’avvio ufficiale degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile (qui la versione pdf e la presentazione in ppt) ha coinciso con l’inizio del 2016, guidando il mondo sulla strada da percorrere nell’arco dei prossimi 15 anni: i Paesi, infatti, si sono impegnati a raggiungerli entro il 2030 (leggi alcuni commenti al tema). Gli Obiettivi per lo Sviluppo danno seguito ai risultati degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (Millennium Development Goals) che li hanno preceduti, e rappresentano obiettivi comuni su un insieme di questioni importanti per lo sviluppo: la lotta alla povertà, l’eliminazione della fame e il contrasto al cambiamento climatico, per citarne solo alcuni. ‘Obiettivi comuni’ significa che essi riguardano tutti i Paesi e tutti gli individui: nessuno ne è escluso, né deve essere lasciato indietro lungo il cammino necessario per portare il mondo sulla strada della sostenibilità. Questi articoli nascono in questo contesto educativo.

 La contrapposizione tra autoctoni e migranti è consueta, in quanto è sufficiente imparare dai mass media a ragionare per stereotipi e pregiudizi, dimenticando la storia e gli scambi continui nella vita quotidiana, dove fare intercultura significa superare la visione delle differenze morali come compartimenti separati. L'approccio interculturale indica come non cristallizzare le differenze, in una prospettiva pedagogica che assuma la dimensione internazionale del sapere, in un'ottica relazionale e dinamica nelle teorie e nelle prassi formative, studiando l'altro nelle interazioni tra scambi pacifici e conflitti violenti. La gigantesca ibridazione di popoli e culture ha provocato la diffusione di società composite, in cui convivono gruppi umani di diversa provenienza, dove si cerca faticosamente di trovare un equilibrio tra la condivisione di valori comuni e le diverse appartenenze sociali e culturali.

Il multiculturalismo vorrebbe suggerire una prospettiva di interazione dinamica tra comunità differenti, in un'ibridazione che assuma i caratteri dialettici dell'interculturalità dove il conflitto non si trasformi in razzismo e la coesistenza possa evolversi in intrecci positivi tra soggetti diversi, capaci di realizzare una cittadinanza planetaria aperta, nel riconoscimento positivo della diversità culturale, il cui risvolto è posto nel riconoscimento di una comune umanità di comunicazione, comprensione, scambio e relazioni dialogiche. La pedagogia interculturale si preoccupa fondamentalmente dell'inserimento degli alunni stranieri nella scuola, e, in generale, dei soggetti stranieri, anche adulti, nei sistemi formativi e nelle relazioni educative tra migranti e autoctoni, interrogandosi criticamente in merito ai saperi trasmessi dalle istituzioni formative.

Ogni esperienza educativa, in realtà è interculturale, perché è incontro di modi di essere, di visioni del mondo, di caratteristiche personali e sociali diverse, con lo scopo di contribuire all'educazione e interazione di individui differenti per motivi linguistici, etnici, religiosi ed altro, perché imparino a convivere senza conflitti e riuscendo a gestire pacificamente il contrasto reciproco. Gardner con la teoria delle intelligenze multiple offre un contributo prezioso per un intervento educativo capace di valorizzare le diversità individuali degli studenti.

L'introduzione dell'autonomia scolastica nel nostro ordinamento sottolinea la funzione attiva della scuola che è invitata a corrispondere alle esigenze formative dei diversi alunni e del territorio e questa impostazione è risultata feconda nel campo dell'inserimento dei ragazzi stranieri nel contesto educativo e interculturale. Gli studenti stranieri possono così vedere l'apprezzamento per il loro corredo cognitivo ed esperienziale attraverso il ricorso, da parte dei docenti, a un'offerta formativa individualizzata che sappia apprezzare le loro più svariate qualità creative e cognitive.

La scoperta e la valorizzazione di culture altre e di persone portatrici di diversi caratteri e provenienze originarie avviene in un contesto di relazione con gli autoctoni, ponendo in discussione anche i nostri contesti di appartenenza, dove lo "straniero" ci interroga in merito ai vissuti nella scuola, nei saperi e nei metodi educativi che invitano a ripensare la nostra identità, la nostra storia e la nostra cultura, perché riconoscere la diversità dell'altro significa anche riconoscere le nostre diversità, le nostre alterità, le nostre mancanze, i nostri difetti. 


 

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