Il Ddl Lavoro diventa legge.

 Il Ddl Lavoro diventa legge.

Norme che rafforzano il potere datoriale e tagliano l'accesso alla indennità di  disoccupazione
 
Via libera dal Senato, dopo l'approvazione alla Camera. per il decreto lavoro,  il Governo si dice soddisfatto per aver raggiunto l'obiettivo di semplificare le norme in materia di lavoro 
 
Dal 2025 sarà possibile dilazionare i debiti verso Inail e Inps fino a 60 rate mensili, si parla di debiti non ancora nelle mani degli agenti addetti alla riscossione nell'ottica di far cassa allentando, a nostro avviso, le norme in materia di contributi.
E' ormai accentuata la tendenza ai condoni e in un paese nel quale domina il nero non ci sembra certo un incentivo alla regolarizzazione della forza lavoro.
 
Si rafforza il ricorso ai contratti a termine e all'interinale, ad esempio i somministrati assunti a tempo indeterminato da una agenzia escono fuori dal limite del 30 per cento come gli over 50, viene di fatto indebolito il sistema delle causali pensate per arginare il ricorso ai contratti a tempo determinato, se assumi qualcuno che sta in Naspi le causali non sono infatti necessarie.
 
Non si applicano i limiti di durata e le causali per quelli a termine se assumi disoccupati da almeno sei mesi.
 
Si potrà ricorrere a questa tipologia contrattuale, la stagionalità,. più di quanto avvenisse fino ad oggi e la stessa nozione di stagionalità viene fin troppo dilatata.
 
Il lavoro interinale è doppiamente vantaggioso perchè il lavoratore dipende dalla agenzia a cui ricorre una azienda, potrà essere quindi impiegato dalla committenza con fin troppa discrezionalità al posto di personale a tempo indeterminato e con contratto subordinato. E non è casuale che il decreto intervenga proprio sul tempo determinato, le assunzioni stagionali  includeranno i contratti legati ad esigenze tecniche e produttive, ad aumenti della produzione con nuove regole costruite ad uso e consumo della parti datoriali.. Del resto le esigenze sopra menzionate saranno a insindacabile giudizio del datore.
 


Perfino le norme contenute nel testo 81, a tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, sono oggetto di revisione, ad esempio viene meno l'obbligo dei tesserini di riconoscimento obbligatori nei cantieri che permettevano la immediata individuazione, in caso di sopralluoghi delle autorità preposte ai controlli, delle maestranze.
 
In caso di assenze superiori ai 60 giorni il dipendente, al momento del rientro, veniva sottoposto a visita medica che invece, da oggi, dovrà essere espressamente richiesta dal medico competente.
 
In caso di assenza ingiustificata del lavoratore oltre i quindici giorni, scatta la risoluzione del rapporto di lavoro per mera volontà dello stesso e senza ricorrere alle dimissioni telematiche. Non sempre una assenza ingiustificata equivale a delle dimissioni volontarie, un automatismo pericoloso che prevede anche la riduzione di alcune tutele. Infatti, per il Governo, questa norma è funzionale a evitare proprio i licenziamenti da parte datoriale che permettono poi al lavoratore di accedere alla Naspi.
 
Nei fatti  il decreto lavoro sembra scaturire da una idea errata all'origine ossia che ad essere tutelati debbano essere non i lavoratori ma i padroni limitando al contempo l'accesso agli ammortizzatori sociali.
 
 

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