Crisi Germania: industria a picco, recessione possibile anche nel 2024
Economia di guerra oggi. Parte XIII
Crisi Germania: industria a picco, recessione possibile anche nel 2024
Sanzioni, costo del gas e scelte
aziendali sbagliate affossano l'industria e l'economia tedesca
La crisi della
locomotiva tedesca
Rispetto all'ultimo World Economic
Outlook di ottobre del Fondo Monetario Internazionale che ha stimato la
crescita della Germania a zero (0,0%) (tab. 1), il governo tedesco ha emesso,
lo stesso mese, una previsione meno ottimistica che indica per l’anno in corso
una riduzione dello 0,2%[1].
Nel caso il dato negativo previsto da Berlino fosse confermato anche in sede
definitiva si registrerebbe, per la seconda volta dalla Riunificazione del
1990, un biennio di recessione dopo quello del 2002-2003, durante il secondo
governo Schroeder.
Dall'analisi del ciclo economico recente della Repubblica Federale Tedesca (RFT), emerge come la crescita abbia ormai intrapreso una graduale decelerazione dopo la recessione pandemica del 2020, fino a sprofondare in recessione nel 2023. Infatti, seppur l'impatto della contrazione del Pil nel 2020 sia risultato significativamente più attenuato (-4,8%), rispetto a Regno Unito, Francia e Italia (tab. 1), il rimbalzo del 2021 è risultato sostanzialmente modesto (+2,9%), tale da consentirle di recuperare solo il 62% della precedente perdita. Mentre le altre tre principali economie hanno tutte superato nettamente tale percentuale, nell'ordine di elencazione, rispettivamente con 75%, 74% e 85%.
Rallentamento proseguito anche nel 2022 con
una crescita limitata del 1,8%, la metà di quella insolitamente elevata,
peraltro per fattori contingenti, dell'Italia (3,7%).
Tabella 1: variazione percentuale
annua del Pil nelle principali economie e raggruppamenti di stati. Periodo
2020-2023 e previsioni 2024. Fonte: Word Economic Outlook
Fmi
Anno |
Economia mondiale |
Cina |
Regno Unito |
Italia |
Fra |
RFT |
Usa |
Area euro |
Econ Svil |
2020 |
-3,2 |
2,3 |
-9,8 |
-8,9 |
-8,0 |
-4,8 |
-3,5 |
-6,5 |
-4,6 |
2021 |
6,1 |
8,1 |
7,4 |
6,6 |
6,8 |
2,9 |
5,7 |
5,4 |
5,2 |
2022 |
3,5 |
3,0 |
4,1 |
3,7 |
2,5 |
1,8 |
2,1 |
3,5 |
2,7 |
2023 |
3,3 |
5,2 |
0,3 |
0,7 |
1,1 |
-0,3 |
2,9 |
0,4 |
1,7 |
2024 Previsioni 10/24 |
3,2 |
4,8 |
1,1 |
0,7 |
1,1 |
0,0 |
2,8 |
0,8 |
1,8 |
La perdita di
competitività dell'industria tedesca
La maggior parte degli economisti riconducono la crisi
dell'economia tedesca al declino del poderoso comparto industriale che, a suo
tempo, decretò la solidità e il predominio in campo continentale dell'ormai ex
locomotiva europea.
Analizzando, infatti, i dati dell'Eurostat sull'andamento nel
medio periodo della produzione industriale di Berlino, prendiamo atto come nei
2 anni e mezzo intercorsi fra il dicembre 2021, prima delle sanzioni e dell'acuirsi
della crisi energetica, e il luglio 2024, abbia subito un drastico
ridimensionamento di ben il 10%, la peggior performance fra i paesi Ue dopo
l'Estonia (grafico 1). Flessione poi proseguita, a conferma della gravità della
situazione, anche nei mesi successivi.
Grafico 1: produzione industriale dei
paesi dell'Eurozona fra dicembre 2021 e luglio 2024. Eurostat
Infatti, l'istituto di statistica tedesco (Destatis) ci informa
che anche a settembre 2024 la produzione industriale è diminuita di ben il 4,6%
su base tendenziale annua, cioè rispetto allo stesso mese del 2023, e del 2,5%
su base congiunturale, vale a dire sul mese precedente. Stesso trend rilevato
anche a ottobre, con una contrazione tendenziale del 4,3% e congiunturale dello
0,2%, e confermato anche a novembre, rispettivamente con -4,5% e del -1%[2]
(tab. 2). Quest'ultimo dato ha pure contraddetto le previsioni di inversione di
tendenza della contrazione industriale tedesca che gli analisti nei giorni
precedenti la pubblicazione del rapporto del Destatis, stimavano nell'ordine di
un +1%[3]
su base congiunturale. Niente, -1%, la crisi industriale non si arresta.
Ampliando l'orizzonte di osservazione sull'immediato futuro,
il trend declinante dell'industria tedesca sembra al momento non intravedere
alcuna soluzione di continuità, visto che l'indice Pmi manifatturiero, che
considera gli ordinativi delle imprese industriali, a novembre 2024 è risultato,
seppur in lievissima ripresa dello 0,2 rispetto a ottobre, a soli 43,2 punti[4],
lontano dalla soglia dei 50, lo spartiacque fra espansione e contrazione delle
produzioni.
Tabella 2: variazione tendenziale, rispetto allo stesso mese
dell'anno passato, e congiunturale, rispetto al mese precedente, della
produzione industriale tedesca, in settembre, ottobre e novembre 2024. Fonte:
Destatis
Mesi 2024 |
Variazione tendenziale |
Variazione congiunturale |
Settembre |
-4,6% |
-2,5% |
Ottobre |
-4,3% |
-0,2% |
Novembre |
-4,5% |
-1,0% |
Sempre l'istituto di statistica tedesco, ci informa che
risulta in contrazione, oltre che ai minimi degli ultimi 9 mesi, anche l'Indice
Pmi Composito, che considera gli ordinativi sia di beni che di servizi, sceso a
novembre a 47,3 punti dai 48,6 di ottobre. Ciò a causa della flessione che sta
interessando anche il comparto dei servizi, il cui indice Pmi settoriale è
sceso infatti ai minimi degli ultimi 9 mesi a 49,4 punti.
Il commento della Destatis di corredo
ai preoccupanti dati non lascia spazio a dubbi: "La debolezza sostenuta
nella produzione manifatturiera è stata aggravata dal primo calo dell'attività
dei servizi in nove mesi e ha portato a ulteriori perdite di posto di lavoro
durante il penultimo mese dell'anno"[5].
"Partner fidati", costi del gas e perdita di competitività
La perdita di competitività
dell'industria europea nel suo complesso è riconducibile in primis al
differenziale del costo del gas[6]
andatosi a determinare nel corso del 2021 a favore degli Stati Uniti (grafico
2), situazione che si è mantenuta, fra bruschi picchi e rapide flessioni,
elevata ancora fino ad oggi. Per un riferimento comparativo rispetto alle
quotazioni di fine 2024, la chiusura del gas sul TTF di Amsterdam di sabato 28
dicembre è stata di 47,780 €/MWh[7], mentre
il US Natural Gas[8]
ha fissato l'indice a 15,76 $/[9]MWh,
corrispondenti a 15,12 €, in base al cambio del giorno di 1,04 dollari/euro[10]. In
sostanza, il costo del gas per le imprese basate nell'Ue risulta a fine 2024 ancora
di almeno 3 volte superiore a quello delle operanti negli Stati Uniti, peraltro
al netto delle noon marginali spese di gassificazione, trasporto e
rigassificazione necessarie per l'acquisto di Gnl dagli Usa, stimate da
Bloomberg Finance in 2,7-3,4 $/MWh[11].
Nonostante i penalizzanti costi in
termini di perdita di competitività per l'economia europea e di conseguente
flessione industriale e rallentamento economico, assisteremo
probabilmente ad un ulteriore aumento degli acquisti di Gnl Usa nel prossimo
futuro, come sta già sollecitando Trump brandendo l'arma ricattatoria dei dazi[12].
In
realtà la Commissione Europea nel suo ultimo rapporto in merito del settembre
scorso, "Stato
dell'Unione dell'energia 2024", ci
informa che il disimpegno dal gas russo, via conduttura e tramite vantaggiosi contratti
pluriennali, già in atto da oltre due anni, sta proseguendo: "La quota del
gas russo nelle importazione dell'Ue è scesa dal 45% nel 2021 (prima delle
sanzioni e piano REPowerEU.ndr) al 18% del giugno 2024, mentre sono aumentate
le importazioni da partner fidati come Norvegia e Stati Uniti"[13].
"Partner fidati", e nel secondo caso anche "disinteressato"
visto che ci ha "caldeggiato" le sanzioni alla Russia per poi venderci
il loro Gnl, che secondo il Consiglio Europeo nel 2023 risultavano già i due
principali fornitori del gas totale, sia via conduttura sia Gnl, importato
dall'Ue, rispettivamente col 30,30% e il 19,40%[14]. Posizioni
che, secondo le anticipazioni del Consiglio, riscontreremo quindi rafforzata
nei dati finali del 2024, affibbiandoci ulteriori colpi di zappa sui piedi nel
caso dell'import di Gnl dagli Usa. Per fortuna dalla Norvegia arriva via
gasdotto.
Grafico 2: costo del gas in Ue, Usa e Giappone
in $/Mmbtu fra gennaio 2019 e gennaio 2024.
La flessione dell'export e dell'avanzo commerciale tedesco
Nel caso specifico della Germania,
come d'altronde in quello italiano come visto nel saggio precedente[15],
la perdita di competitività dell'industria, oltre che alla questione energetica,
è legata anche strategie aziendali poco lungimiranti, soprattutto per quanto
riguarda gli scarsi investimenti in ricerca e sviluppo (R&S) nel comparto
dell'auto elettrica e della transizione energetica.
Tale sinergia regressiva, in
un'economia di stampo mercantilista[16]
come quella tedesca, ha inevitabilmente iniziato a riflettersi sulla dinamica
delle esportazioni e, a cascata, sull'andamento della bilancia commerciale.
Il valore dell'export di Berlino ad
ottobre 2024 ha infatti accusato, per il terzo mese consecutivo, una riduzione,
in questo caso del 2,8% rispetto a settembre, scendendo ad un controvalore di
124,6 miliardi di euro, il livello più basso da inizio 2022 (grafico 3). La
contrazione riguarda, soprattutto, l'export
verso i paesi non Ue, che infatti accusa un rimarchevole -5,3%, interessando
principalmente le spedizioni in Usa (-12,2%) e Russia (-9,4%) e,
secondariamente, in Cina (-3,8%).
Ampliando l'arco temporale di osservazione il segno della
dinamica commerciale non muta: l'export tedesco anche nei primi dieci mesi di
quest'anno, attestandosi a 1.300 miliardi di euro, accusa una flessione del
-1,2%, rispetto allo stesso periodo del 2023 (grafico 3).
Grafico 3: valore mensile dell'export
della Germania in miliardi di euro da fine 2012 a fine 2024
Conseguentemente anche lo
strutturalmente attivo saldo commerciale mensile tedesco, a settembre e ottobre
ha subito una marcata flessione, scendendo in quest'ultimo mese a soli +13,4
miliardi di euro, dal già preoccupante, +16,9 miliardi del mese precedente.
Considerando che quello di ottobre rappresenta il valore più
basso dell'avanzo commerciale di Berlino dal novembre 2022[17]
e che a maggio raggiungeva ancora i 25 miliardi (grafico 4), del tutto
legittime risultano le preoccupazioni dei sindacati tedeschi che temono il
bagno di sangue occupazionale al cospetto di una crisi industriale che sembra
progressivamente assumere carattere strutturale, fino a gettare più di un'ombra
sulla tenuta del modello economico mercantilista, che negli ultimi vent'anni ha
decretato il successo della locomotiva teutonica.
Grafico 4: valore del saldo
commerciale mensile della Germania in miliardi di euro nell'ultimo anno
Conclusioni
Quale portata potranno avere, nel
prossimo futuro, le ricadute della crisi industriale tedesca sulla propria economia,
su quella comunitaria nel suo complesso e su quelle dei territori
funzionalmente ad essa integrati, principalmente in qualità di fornitori di
componentistica (beni intermedi), come le nostre regioni Veneto, Emilia Romagna
e Lombardia?
Il settore automobilistico tedesco, rappresentando da solo
oltre il 25,2% del fatturato industriale complessivo[18],
costituisce principale asset del
sistema produttivo nazionale, la cui crisi inevitabilmente finisce per riversarsi
non solo sulla propria economia, ma anche sulle altre aree macroeconomiche,
semiperiferia e periferia, dell'interconnesso sistema geoeconomico comunitario.
Non risulta infatti casuale che, di fronte alla crisi delle principali due
manifatture dell'Ue, Germania e Italia, l'intero apparato industriale
comunitario ne esca ridimensionato anche in prospettiva futura: l'indice Pmi di
novembre dell'Ue registra una ulteriore diminuzione a 45,2 punti dai 46 di
ottobre[19].
In conclusione, dagli studi da noi
effettuati emerge come la fase di stagnazione dell'economia dell'Unione Europea
affondi le radici nel settore industriale, la cui crisi deriva dalla perdita di
competitività riconducibile all'aumento del costo del gas che a seguito delle
sanzioni importiamo in modo molto più ridotto da Mosca, e dai mancati
investimenti nell'innovazione tecnologica.
A ciò si aggiungono fattori strutturali che investono
l'intera economia Ue come il rialzo dei tassi della Bce, la riduzione della
domanda interna comunitaria (-0,2% nel 2024)[20]
causata dall'inflazione e dalla diminuzione del potere d'acquisto dei salari e dalla
perdita del mercato russo e su cui aleggia il ritorno alle politiche di
austerità da parte di Bruxelles nel 2025.
Un disastro, probabilmente non
imprevedibile, di cui dobbiamo chiedere conto ai vertici politici comunitari e
nazionali, anche in un ottica di fuoriuscita dal pantano in cui ci siamo
cacciati per ossequiosa obbedienza alle direttive di Washington.
Andrea Vento - 29 dicembre 2024
Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati
[1] https://www.ilsole24ore.com/art/germania-anche-governo-vede-recessione-2024-AGc78oS
[2] https://www.borsaitaliana.it/borsa/notizie/teleborsa/economia/germania-cala-a-sorpresa-la-produzione-industriale-in-ottobre-15_2024-12-06_TLB.html
[3] https://www.borsaitaliana.it/borsa/notizie/radiocor/economia/dettaglio/germania-a-ottobre-1-produzione-industriale-su-mese-45-su-anno.
Roma 4 dicembre 2024
[4]
https://it.marketscreener.com/notizie/ultimo/Germania-indice-Pmi-manifatturiero-in-calo-a-43-2-punti-a-novembre-48436089/.
22 novembre 2024
[5]
https://www.borsaitaliana.it/borsa/notizie/radiocor/prima-pagina/dettaglio/germania-indice-pmi-manifatturiero-in-calo-a-432-punti-a-novembre-nRC_22112024_0939_203151382.html.
22 novembre 2024
[6] Essendo
ad esso ancorato anche il costo dell'energia elettrica ha subito in parallelo
lo stesso trend rialzista
[7] https://it.tradingeconomics.com/commodity/eu-natural-gas
[8] US Natural
Gas costituisce il mercato di riferimento per le contrattazione del gas
naturale negli Usa
[9] https://mercati.ilsole24ore.com/azioni/borse-extra-europee/usa-nyse/dettaglio/UNG.NY
[10]
https://mercati.ilsole24ore.com/strumenti/converti-valute
[11] Bloomberg Finance LP stima il costo
delle 3 operazioni legate all'export di Gnl Usa in 8/10 $/Mmbtu che al rapporto
di conversione di 1 unità termica britannica (Mmbtu) = 2,93071 Mega Watt/ora
(MWh) corrisponde a 2,7-3,4 $/MWh
[12] https://www.milanofinanza.it/news/donald-trump-minaccia-l-europa-o-compra-il-nostro-gas-e-petrolio-o-saranno-dazi-202412200823355400
[13]
"Stato dell'unione dell'energia 2024"
https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/it/ip_24_4581
[14]"
Da dove proviene il gas dell'Ue" https://www.consilium.europa.eu/it/infographics/eu-gas-supply/
[15] La crisi industriale alla base della stagnazione economica della Ue
[16] Il
modello economico adottato dalla Germania soprattutto dal nuovo millennio si
ispira ai principi del mercantilismo.
La teoria economica mercantilista fu la politica
economica prevalente in Europa dal XVI al XVII secolo basata sul concetto che
la potenza economica di uno stato sia accresciuta dalla prevalenza delle
esportazioni sulle importazioni (dal surplus commerciale). Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Mercantilismo
[17]
https://scenarieconomici.it/germania-export-e-surplus-commerciale-in-secco-calo-un-modello-di-crescita-in-esaurimento/
[18] https://italia-informa.com/germania-automotive-primo-semestre.aspx
[19] https://www.borsaitaliana.it/borsa/notizie/teleborsa/economia/unione-europea-pmi-manifatturiero-in-novembre-
[20] https://www.istat.it/comunicato-stampa/le-prospettive-per-leconomia-italiana-nel-2024-2025-2/
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