Una grande schedatura di massa e una minaccia alla libertà della ricerca si cela dietro il ddl 1660 (o 1236 come definito in Senato)?

 Il disegno di legge (ddl) sicurezza S.1236 , approvato alla Camera come ddl 1660 è ancora in discussione al Senato dove verrà approvato presumibilmente entro Febbraio 2025.



Abbiamo già sviscerato la natura e le finalità repressive e securitarie del decreto con l'invenzione di sana pianta di innumerevoli reati per i quali sono previste pesanti pene.

Un disegno articolato e complessivo che colpisce tutti i soggetti sociali conflittuali e va a comprimere gli spazi di libertà e di agibilità sui territori. Numerose critiche sono arrivate anche dai penalisti e da associazioni legate ai movimenti dell'abitare, di solidarietà con i migranti oltre ai sindacati e a numerosi docenti e intellettuali.

Ci siamo soffermati su un articolo, il numero 31 denominato “Disposizioni per il potenziamento dell’attività di informazione per la sicurezza”  che di fatto include tutta la Pubblica amministrazione nei dispositivi repressivi e securitari a tutela della cosiddetta sicurezza nazionale

“1. Le pubbliche amministrazioni, le società a partecipazione pubblica o a controllo pubblico e i soggetti che erogano, in regime di autorizzazione, concessione o convenzione, servizi di pubblica utilità sono tenuti a prestare al DIS, all’AISE e all’AISI la collaborazione e l’assistenza richieste, anche di tipo tecnico e logistico, necessarie per la tutela della sicurezza nazionale. Il DIS, l’AISE e l’AISI possono stipulare convenzioni con i predetti soggetti, nonché con le università e con gli enti di ricerca, per la definizione delle modalità della collaborazione e dell’assistenza suddette. Le convenzioni possono prevedere la comunicazione di informazioni ai predetti organismi anche in deroga alle normative di settore in materia di riservatezza”.

 Nei fatti la PA dovrà rendere conto direttamente al Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS) a l’Agenzia informazioni e sicurezza esterna (AISE) e l’Agenzia informazioni e sicurezza interna (AISI) collaborando direttamente in varie forme, dalla informazione alla logistica. questi organismi potranno chiedere ed ottenere dalla Pa e dalle società partecipate ampia collaborazione ed assistenza per la sicurezza nazionale distogliendo di fatto energie, fondi e risorse dai servizi che il Pubblico dovrebbe erogare e garantire.  Si va quindi prefigurando un sistema securitario e di controllo ed è proprio la nozione onnicomprensiva di sicurezza nazionale a rappresentare un problema perchè le legislazioni emergenziali diventano nei fatti la prassi usuale e quotidiana. Ora senza scomodare il passato qualche analogia con i regimi autoritari dovrebbe balenare nella testa del legislatore trasformando dati riservati e sensibili in materia di informazione obbligata. Da qui ad ipotizzare anche l'utilizzo della Polizia Municipale per attività di ordine pubblico e di intelligence secondo noi il passo è breve.

Senza scomodare il garante della privacy possiamo comunque asserire che nel nome della sicurezza nazionale si andrà in deroga alla norma che tutela la riservatezza dei dati?

E non vale solo per i dati relativi a cittadini ma potrebbe riguardare anche i progetti sociali, di ricerca per avviare forse una immane schedatura di massa? E se così fosse non saremmo davanti a uno stato di polizia?

Rafforzare e giustificare il potere investigativo in capo ai servizi di informazione potrebbe non solo condurre a schedature di massa ma anche limitare l'autonomia e la ricerca ma perfino la stessa attività della PA aggirando le norme costituzionali.



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