Chi soffia sul fuoco delle paure italiche?
Gli italiani, stando al Rapporto Censis, si scoprono sempre più disorientati e impauriti, palesano la mancanza di fiducia per l'immediato futuro, terrorizzati dal cambiamento climatico ma anche dagli eventi catastrofici come le alluvioni, ancor più atterriti dalle minacce derivanti dalle guerre in corso nel Globo delle quali sanno pagheranno le conseguenze economiche e sociali.
L'italiano atterrito incapace di analizzare i processi di cambiamento in corso ma consapevole delle crescenti disuguaglianze sociali ed economiche.
Non è la prima volta che il Censis analizza il progressivo allontanamento dei cittadini dalla politica , ormai quasi la metà degli aventi diritto si astengono dal voto, se a fine anni settanta i non votanti erano pari al 15% oggi siamo quasi al 49%
La nostra è ormai una società basata sulla guerra e sulle disuguaglianze, le crescenti discriminazioni hanno prodotto individualismi sfrenati, è venuta meno quella cultura della solidarietà diffusa negli anni del conflitto sociale.
E' del tutto evidente la sfiducia degli italiani verso le istituzioni e il sistema dei partiti (ma anche del sindacati), la annosa crisi dei corpi intermedi è servita, o costruita ad arte negli anni della concertazione, per disinnescare ogni elemento di conflittualità nel corpo sociale e davanti alla ripresa del conflitto hanno ben pensato di costruire dei nuovi reati con il ddl 1660 e la criminalizzazione dei lavoratori conflittuali come dimostrano i 3000 lavoratori indagati per reati di piazza solo tra Nord Emilia e Lombardia.
L’Unione Europea è vista dai cittadini con profondo sospetto e scetticismo, lo stesso scetticismo che ha permesso alla Meloni di andare al Governo salvo poi assumere posizioni diametralmente opposte, la Ue viene considerata una sorta di "guscio vuoto, inutile o dannoso" e "destinata a sfasciarsi definitivamente"
La classe politica vivacchia da tempo sulle detassazioni alle imprese, prova a fermare il declino economico del paese riducendo le tasse a beneficio soprattutto dei grandi capitali, poi all'indomani delle elezioni iniziano sterili dibattiti sula disaffezione al voto "per ricostruire un clima di fiducia con gli italiani (con i migranti sfruttati nel paese no?) ma a turbare i sonni governativi resta la tanto deprecata conflittualità sociale ridotta a ordine pubblico, è sempre preferibile la passività o la repressione al protagonismo attivo delle classi sociali meno abbienti.
Nel corposo rapporto Censis scopriamo che due terzi della popolazione sarebbe in teoria contro la guerra e a fianco dei palestinesi eppure non passa giorno in cui sulle tv e sui social si lancino messaggi diametralmente opposti animando le paure per la "invivibilità dei quartieri popolari assediati da malavita e disordine"
Il 70 per cento degli italiani imputa direttamente all'Occidente la causa dei problemi che hanno determinato la crisi attuale, ma è ancora lungi dal venire quella coscienza politica e sociale indispensabile per cambiare lo stato delle cose presenti
E la disaffezione, costruita ad arte, verso l'impegno sociale e politico, la crisi dei corpi intermedi e i processi repressivi preventivi giocano un ruolo determinante per non tradurre il dissenso e la paura in rivolte sociali e radicalità politica.
E' tempo poi di fare i conti con le questioni identitarie, tipico cavallo di battaglia del sovranismo di carta, sulle quali ha gioco facile la propaganda delle destre politiche ed sociali creando paure e alla occorrenza utili specchietti per allodole funzionali alla salvaguardia dello status quo. Queste politiche securitarie invocate da destra e sinistra finiranno con l'attuare logiche repressive direttamente sulla pelle dei subalterni e dei conflittuali.
Sul rapporto Censis leggiamo
Il 57,4% degli italiani si sente minacciato da chi vuole radicare nel nostro Paese regole e abitudini contrastanti con lo stile di vita italiano consolidato, come ad esempio la separazione di uomini e donne negli spazi pubblici o il velo integrale islamico;
Si alimenta il terrore e la paura, si potenzia il senso di diffidenza e l'atavica paura, alimentata dai media, per costruire un clima di odio viscerale verso l'islamismo che resta un perfetto sconosciuto ma più in generale verso il diverso, il conflittuale, il senza casa o senza fissa dimora, il migrante, il lavoratore che non accetta lo sfruttamento.
Davanti alla perdita di posti di lavoro tra le fasce sociali meno abbienti e prive di specializzazioni e titoli di studio, davanti alla erosione del potere di acquisto dei ceti medi diventa fin troppo facile imbattersi nel 38 per cento degli italiani che vede nei migranti una minaccia senza comprendere come la perdita dei posti di lavoro, l'erosione del potere di acquisto dei salari e il crollo degli occupati siano invece dirette conseguenze di processi quali gli appalti e i subappalti al ribasso, i mancati investimenti industriali che portano alla delocalizzazione produttiva, la precarietà diffusa, i mancati processi innovativi e i salari da fame, la crisi della manifattura europea.
Per dare concretezza a questi stati d'animo, per cavalcarli elettoralmente e reprimerne le istanze più avanzate in termini sociali e rivendicati non resta che alimentare l'odio per altre religioni o alcune etnie ergendo la famiglia tradizionale (in un paese ove i matrimoni sono ai minimi storici e la famiglia tradizionale è un lontano ricordo) a baluardo di quella vecchia identità ormai scomparsa, triturata negli anni dai processi economici di precarizzazione. E' il caso dei reati di violenza sessuale che nonostante le statistiche si ritengono particolarmente diffusi soprattutto tra i migranti ma non nella popolazione autoctona, il diffondersi di fake news è del resto funzionale a creare pregiudizi ed agitare i classici specchietti per le allodole.
Il rapporto Censis dedica innumerevoli pagine alla fabbrica degli ignoranti, non siamo davanti alla spocchia liberal da ztl verso i quartieri popolari ma ad un analfabetismo funzionale e di ritorno assai utile per alimentare i pregiudizi diffusi pur sapendo che a farne le spese saranno sempre e soprattutto le classi sociali meno abbienti.
La scuola italiana ha perso gran parte delle sue funzioni: i docenti vengono utilizzati sempre più per funzioni burocratiche e non per educare in classe, gli istituti comprensivi non hanno fondi per portare le classi in vista nei musei, al cinema o nelle biblioteche, i plessi scolastici al pomeriggio sono chiuse, le palestre affittate a società sportive. E questa ignoranza costruita ad arte, tipica dei paesi a capitalismo avanzato è funzionale a ergere continui e nuovi steccati chiudendo intere parti delle popolazioni in quartieri ghetto condannano i giovani a visioni parziali e anguste del mondo e della realtà in cui vivono
La fine dell'insegnamento della geografia, la contrazione delle ore dedicate allo studio di italiano e storia giocano poi un ruolo dirimente in questa situazione di degrado sociale costruito ad arte, si stanno perfino contraendo i fondi destinati ai diversamente abili riducendo i fondi destinati all'inserimento sociale e scolastico.
Un vecchio detto popolare, ripreso anche da alcuni pensatori politici del lungo secolo scorso, invitava le giovani generazioni a studiare e a documentarsi, nell'Italia con l'ascensore sociale fermo anche la cultura e la conoscenza diventano una minaccia allo status quo
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