“ESIGIAMO! Il disarmo nucleare totale”.
“ESIGIAMO! Il disarmo nucleare totale”. Dieci anni fa i ragazzi del Manzoni di Milano lanciarono una serie di iniziative, poi è arrivato il Nobel all’ICAN
di Laura Tussi
Ad aprire i lavori era stato il professor Luigi Cadelli, che aveva ricordato: “Il problema del disarmo nucleare è fortemente sottovalutato, ma è drammaticamente attuale. Il BAS ci ammonisce che siamo a ottantanove secondi dalla mezzanotte nucleare e la stessa Economist parla di una Seconda Era Atomica con rischi crescenti di conflitto.”
Dall’incontro erano emersi due impegni concreti: portare all’allora segretario generale dell’ONU, Ban Ki Moon, le firme raccolte per l’appello “Liberi dalla paura nucleare: è un diritto”, e dar vita a un Laboratorio permanente di studenti sul disarmo, con carattere internazionale, che possa trattare anche il ruolo delle donne nella cultura e nella lotta per la pace, e sarà accompagnato da un ciclo di film sull’argomento, tra cui The Day After.
Due anni dopo, era il 2017, il Comitato norvegese per il Nobel assegnava il prestigioso premio per la pace all’ICAN, la Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari. La motivazione suonava come un monito e una speranza: riconoscere gli sforzi per attirare l’attenzione sulle catastrofiche conseguenze umanitarie dell’uso delle armi atomiche e il ruolo pionieristico nel promuovere il Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW). Sembrava l’inizio di una nuova stagione per il disarmo. E invece, da allora, poco o nulla si è mosso. Un vero tradimento anche delle speranze e impegni dei ragazzi del Liceo Manzoni di Milano.
Oggi, a un decennio di distanza dalle loro iniziative e ad 8 dal Nobel all’ICAN, il bilancio è amaro. Il trattato promosso da ICAN è stato ratificato da oltre 90 Paesi, ma nessuna potenza nucleare vi ha aderito. Né Stati Uniti, né Russia, né Cina, né Francia o Regno Unito – i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU – hanno mostrato intenzione di fare un passo indietro rispetto ai loro arsenali. Anzi, il trend globale è in direzione opposta: ammodernamenti, nuovi test simulati, minacce incrociate.
Secondo l’ultimo rapporto dell’Istituto Internazionale di Ricerca sulla Pace di Stoccolma (SIPRI), le testate operative pronte al lancio sono tornate a crescere, e le dottrine militari si stanno sempre più orientando verso una normalizzazione del ricorso all’arma atomica. Come ha osservato recentemente il segretario generale dell’ONU António Guterres, “siamo più vicini alla catastrofe nucleare oggi di quanto lo fossimo durante la Guerra Fredda”.
L’invasione russa dell’Ucraina nel 2022 ha rappresentato un punto di svolta drammatico: Putin ha minacciato esplicitamente l’uso delle armi nucleari, rompendo un tabù decennale. Da allora, la diplomazia del disarmo sembra entrata in letargo. Gli incontri per la revisione del Trattato di Non Proliferazione si sono chiusi senza risultati concreti. Gli Stati Uniti e la Russia hanno sospeso la reciproca trasparenza prevista dallo START, l’ultimo trattato bilaterale rimasto in vigore.
Eppure, la società civile non si è fermata. ICAN continua a premere sull’opinione pubblica e sui governi non nucleari perché esercitino una pressione internazionale. Anche in Italia, reti come “Senzatomica”, “Rete Italiana Pace e Disarmo” e “Europe for Peace” mantengono viva l’attenzione su un tema che i media, troppo spesso, ignorano. A livello locale, esperienze come quelle del Liceo Manzoni di Milano, che già nel 2015 ospitava un’“ONU dei ragazzi” sul disarmo, mostrano che l’educazione può ancora essere un seme di cambiamento.
Ma serve molto di più. Serve che i Paesi membri della NATO si interroghino seriamente sul ruolo delle armi atomiche nelle proprie strategie. Serve che l’Europa, che ha fatto della pace la sua bandiera, non continui a tollerare testate nucleari sul proprio territorio. Serve, soprattutto, che la comunità internazionale recuperi il coraggio di dire che “il disarmo nucleare non è un’utopia, ma una necessità esistenziale”.
Il Nobel all’ICAN ci aveva illusi che il mondo fosse pronto a voltare pagina. La realtà ci ricorda che la lotta per il disarmo è lunga, difficile, ma sempre più urgente. E i ragazzi del Manzoni, ormai giovani professionisti, dovrebbero battere un colpo e tornare a promuovere iniziative a favore della pace.
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