QUANDO LA CONTRATTAZIONE SINDACALE DIVENTA SOLO MERA CONSULTAZIONE
QUANDO LA CONTRATTAZIONE SINDACALE DIVENTA SOLO MERA CONSULTAZIONE
In queste settimane abbiamo studiato la la legge sulla partecipazione dei lavoratori agli utili e all’amministrazione aziendali.
Un lungo lavoro di analisi redatto per confutare quella che è stata presentata come un’operazione di democrazia sociale ed economica nei luoghi di lavoro confutando a nostro avviso la realtà dei fatti
E. Gentili, F. Giusti e S. Macera
La Legge, infatti, istituisce una sorta di binario parallelo a quello della contrattazione sindacale che, normalmente, avviene tra Rsu/Rsa e azienda, prevedendo la cooptazione di uno o più lavoratori nel Consiglio d’Amministrazione. Tale rappresentante sarà sottoposto a una serie di meccanismi di controllo e condividerà la responsabilità penale per le eventuali condotte illecite dei dirigenti d’azienda. Per come è concepita la Legge – che rimane appositamente vaga e poco prescrittiva, in termini di obblighi da osservare – c’è il rischio che la consultazione del CdA col rappresentante – o i rappresentanti – scelto dei lavoratori sostituisca la contrattazione concertativa, tanto cara ai sindacati confederali. Non per niente Cgil e Uil si lamentano, e perfino Ugl ha mosso qualche timida critica.
La Cisl invece è
stata la principale promotrice del provvedimento, che anche nella sua versione
finale risulta abbastanza simile all’originaria Proposta di Legge d’Iniziativa
Popolare presentata dal sindacato. Si abbandona la concertazione ma si entra
nelle stanze del potere: Luigi Sbarra, ex Segretario Cisl, sostituirà Raffaele
Fitto come nuovo Sottosegretario alla presidenza del Consiglio per il Sud.
Come se non
bastasse vengono definiti alcuni parametri per la condivisione degli utili
d’impresa con la forza-lavoro, specie quelli derivanti dai guadagni di
produttività. Rimane, ovviamente, tutto facoltativo per le imprese, e
altrettanto ovviamente lo Stato finanzierebbe l’operazione con la consueta dose
di sgravi fiscali.
Un’altra nota
dolente è rappresentata dalla liberalizzazione del pagamento dei lavoratori
tramite azioni aziendali, in particolare dei premi di risultato.
Infine
viene colpito il diritto d’informazione sindacale, ossia il diritto dei
lavoratori a essere informati su scelte aziendali che abbiano ricadute sul
proprio lavoro – quali l’adozione di nuove tecnologie, che tante ricadute hanno
sul benessere e sui ritmi di lavoro personali –. Tale diritto viene
riconosciuto e delimitato ad alcune specifiche sulla base dei Ccnl, ma anche
qui il rischio è che nel corso degli anni la consultazione coi lavoratori
cooptati negli organismi dirigenti, ai quali pure l’informazione viene
concessa, vada gradualmente a sostituirsi a quello disciplinati nel Contratto.
Insomma, un aspetto cruciale di questa Legge, tale da evidenziarne la
sostanza antidemocratica, sta nell’assenza pressoché totale di disposizioni
regolatorie dei rapporti fra rappresentanze sindacali e lavoratori cooptati
negli organismi dirigenti. Si verifica, infatti, una sovrapposizione normativa
fra Ccnl e rappresentanze sindacali, da un lato, e Legge e organismi
“paritetici” dall’altro.
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