LA SCUOLA CHE NON CI PIACE...... È QUELLA DEL MINISTRO VALDITARA

 LA SCUOLA CHE NON CI PIACE...... È QUELLA DEL MINISTRO  VALDITARA



Le nuove indicazioni nazionali per la scuola dell'infanzia e il primo ciclo di istruzione entreranno in vigore dall'anno scolastico 2026/2027 e arrivano dopo l'educazione civica (Decreto ministeriale n. 183 del 7/09/2024 Adozione delle Linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica) i giudizi sintetici nella scuola primaria (O.M. 172 del 4/04/2020 - Valutazione con giudizio descrittivo nella scuola primaria) e la revisione del voto in condotta (DDL S. 924-bis Revisione della disciplina in materia di valutazione del comportamento delle studentesse e degli studenti del 18/04/2024). 

Per chi fino ad ora non avesse focalizzato l’attenzione sull’operato ministeriale sarà il caso che lo faccia quanto prima perché siamo davanti a un disegno complessivo e restauratore di una scuola ottocentesca e dal sapore reazionario.

 

Con queste premesse c’è da essere assai preoccupati per la scuola secondaria di secondo grado dopo il previsto riordino degli istituti tecnici a seguito della straordinaria invenzione della sperimentazione del 4 + 2 della filiera tecnologico-professionale

 

L'insegnamento del latino è “auspicabile” se accessibile a tutti, se lasciato alla discrezionalità di ogni istituto invece diventa una materia tale da generare disuguaglianze sociali. Siamo davanti alla creazione di un modello scolastico che vorrebbe ritornare a una rigida separazione tra scuole delle elites e istituti tecnici per il popolo e l’avviamento al lavoro. Dietro a questa prospettiva si cela un disegno culturale e politico ossia la scuola come ambito di selezione per la nuova classe dirigente. Il latino viene proposto come supporto all’apprendimento dell’italiano, per comprendere le radici delle parole e potenziare le competenze linguistiche in generale, ma questo approccio all’insegnamento della lingua italiana è già in uso in molte scuole italiane.

 

 LA STORIA (SOLO) OCCIDENTALE, NAZIONALISTA E "LIBERA DA SOVRASTRUTTURE IDEOLOGICHE"

 

Secondo il ministro la sola storia da studiare e conoscere è quella dell’Occidente unitamente alle sue radici cristiane attraverso la dimensione narrativa. Ampio spazio sarà inoltre dato alla conoscenza dei fatti storici che hanno caratterizzato l’Italia. La storia si insegnerà attraverso una sorta di narrazione delle vicende, o gesta eroiche, italiche, un nozionismo che riporta indietro la didattica e i programmi di decenni e sarà del tutto inutile a costruire saperi diffusi. Si vuol tornare ai vecchi programmi di sessanta anni fa senza prendere in esame le profonde trasformazioni della didattica.

 

Un insegnamento quindi essenzialmente trasmissivo e nozionistico che sembra preludere alla fine della libertà di insegnamento. La scuola primaria in particolare e destinata a diventare l’ambito di celebrazione del nazionalismo perché per il ministro sembra essenziale indirizzare gli scolari al sentimento nazionale e prepararli ad essere sudditi più che cittadini. (Per la scuola secondaria il nodo culturale è quello dell'economia, ovvero formare bravi produttori e sottomettere la scuola al sistema economico - leggi alternanza scuola lavoro o meglio PCTO).

 

L’educazione al rispetto viene proposta nell’ottica di osservazione delle regole — come nel caso della grammatica, che serve a introiettare la cultura delle — e della gerarchia verticale, come nei confronti dell’insegnante e del «principio di autorità», definito «conquista interiore dell’uomo LA VIOLENZA DI GENERE COME "TRISTE PATOLOGIA" non libero». Sono assenti riferimenti diretti ai temi dell’inclusività (si parla di integrazione di interrelazione), dell’uguaglianza di genere, dell’educazione sessuo-affettiva, che vengono in ultima istanza risolti con un rimando al concetto di «bona fides»: per il ministro la soluzione ultima alle discriminazioni razziali e di genere è che ci si comporti bene l’uno con l’altro.

 

Nel richiamare la complementarità dei generi si nega l’esistenza di relazioni di potere che alimentano le disuguaglianze e la violenza, la violenza definitiva “triste patologia”, mai studiata a fondo, analizzata e combattuta con strumenti adeguati. Non basta anelare a sentimenti di «empatia, tenerezza, incanto e gentilezza» perché le relazioni in classe sono qualcosa di più profondo e articolato da cogliere e gestire.

 

LA RIFONDAZIONE DEI RAPPORTI SCUOLA - FAMIGLIA TRAMITE IL CONSENSO INFORMATO.

 

L’alleanza tra scuola e famiglia è pensata per condannare e stigmatizzare chi «dileggia la scuola, sporca le pareti, distrugge gli arredi, offende un insegnante». Azioni «non sono solo eticamente riprovevoli ma i segni preoccupanti di un cedimento valoriale». In pratica le contraddizioni culturali e sociali che da sempre attraversano la scuola e quelle che nascono dalla carenza di risorse, di strumenti e di insegnanti diventano pericolose devianze da combattere e rimuovere per via disciplinare per via disciplinare

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