La incoscienza di classe

Il Parlamento ha da poco approvato il decreto sicurezza con tanto di nuovi reati e innumerevoli aggravanti per arrivare alla svolta repressiva da tempo annunciata dalle destre. 



Tolleranza zero contro la piccola criminalità, peccato che tale venga considerato anche il reato di piazza o i reati commessi nel corso di manifestazioni sindacali, ambientaliste e politiche, è proprio la nozione di reato grave che ormai riguarda ogni sfera sociale con una sorta di doppia legislazione: una ultra garantista per le forze dell'ordine e una seconda estremamente punitiva per i manifestanti. 

Ridurre il conflitto e il dissenso ad ordine pubblico è questa la sostanza del problema

E i nemici atavici dell'ordine costituito sono sempre gli stessi: gli occupanti di casa che rivendicano una nozione di interesse pubblico assai diversa da quella della rendita speculativa, i lavoratori conflittuali contro i processi di delocalizzazione, i movimenti contro la guerra e la devastazione ambientale. E con loro i solidali, i terroristi della parola.
 
 La televisione è lo specchio del dibattito nel paese, definirlo tale presupporrebbe la presenza di interlocutori tra loro dialoganti, al contrario siamo subissati dalle stesse tesi a rete unificate senza il minimo contraddittorio. E i danni si vedono ogni giorno, decine di trasmissioni dedicate allo stesso tema, una propaganda martellante esasperata da casi umani verso i quali scatta subito empatia.
 
E nella pochezza degli argomenti non resta che invocare la Carta Costituzionale ben presto divenuta lo specchietto per le allodole menzionandone varie parti a seconda dell'obiettivo politico del momento. 
 
In Italia il richiamo alla Carta è stato il classico escamotage degli sconfitti e della loro manifesta incapacità di leggere politicamente i cambiamenti sociali e politici.
 
Siamo gli orfani di  colossali rimozioni, di letture parziali ed accomodanti che poi riguardano i momenti salienti del secondo dopo guerra: da Tambroni al centrosinistra, dalla svolta dell’Eur  al Compromesso storico negli anni settanta, 20 anni dopo o quasi con le missioni militari all’estero fino al biennio 1992\ 93. E potremmo menzionare la lunga stagione privatizzatrice che si è portata dietro lo smantellamento della presenza statale nell'economia e poi l'avvento della precarietà 
 
Non ci siamo mai imbattuti in un ragionamento storico e politico capace di rileggere le pagine del passato con una lente capace di cogliere tutti i particolari, le sfumature ...
 
Del resto a lungo il fascismo è stato pensato come una sorta di incidente di percorso e mai per quello che è stato ossia a lunga stagione capace di lasciare pesanti eredità alla Repubblica antifascista: il codice penale, i quadri e i dirigenti  a capo di Prefetture, Questure, ministeri, università.
 
Il fascismo ricevette ampi consensi in ogni classe sociale ma in misura inferiore alle altre proprio nella classe operaia tanto che la repressione dei fascisti colpì preventivamente, e con particolare ferocia, giornali, sedi, ritrovi della sinistra radicale e di classe del tempo. 
 
La dittatura fascista non venne rovesciata da una rivolta popolare ma entra in crisi quando Gerarchi e monarchia revocano la fiducia a Mussolini per poi consegnare il paese alla barbaria nazi fascista.
 
Questo lungo excursus storico aiuta a comprendere che una rivoluzione in Italia non c'è mai stata e quindi esiste una sorta di straordinaria continuità tra gli uomini del ventennio fascista e quelli della Repubblica anti fascista.
 
Con qualche azzardo potremmo definire oggi impresentabili gli alfieri della lotta contro il jobs act essendo gli stessi che nel corso del tempo hanno permesso l'aumento dell'età pensionabile, lo smantellamento dello stato sociale, la erosione del potere di acquisto e di contrattazione. Ma occhio a non semplificare il problema, non esiste un vertice cattivo e una basa da assolvere perchè in tanti casi è proprio la base ad avere introiettato il peggio delle politiche concertative, arrendevoli e subalterne alle logiche dei padroni.
 
Se in Italia vota ad un referendum sul lavoro meno del 30 per cento degli aventi diritto significa che milioni di uomini e donne pensano sia inutile contrapporsi al joba act o alle responsabilità della committenza in materia di appalti nel caso di infortuni sul lavoro
E attenzione che tra i detrattori delle battaglie sul lavoro ci sono anche quanti quelle decisioni nefaste le hanno subite sulla loro stessa pelle e avrebbero argomenti ed esperienza per ribellarsi a un infausto destino. a

La coscienza di classe dopo anni di accordi al massimo ribasso è scesa ai minimi termini
 
Quando in Italia parliamo di indipendenza e sovranità del potere politico dovremmo addentrarci nella storia e nei contesti in cui determinate decisioni sono state assunte, ad esempio le politiche del lavoro, l’innalzamento dell’età previdenziale, il welfare aziendale e la inesorabile decadenza del servizio sanitario nazionale e del welfare aziendale. 
 
Il nostro paese nel tempo ha subito continue svolte moderate e involutive ma moderata e subalterna ai poteri dominanti e alle loro ideologie è ormai la classe di riferimento senza identità, senza coscienza, senza una cultura unificante e per questo subisce la fascinazione dei dominanti e delle loro narrazioni
 
Negli anni Cinquanta e sessanta del secolo scorso, proprio sulle tematiche dell’abitare sono state regalate leggi favorevoli non all’edilizia popolare e alle classi sociali meno abbienti ma alla piccola proprietà, alle cooperative edilizie pensando che la soluzione non fosse quella di costruire buone case destinate all'affitto ma di promuovere invece l'acquisto degli immobili.
 
In questa ottica sono state concesse fin troppo generose compensazioni ai proprietari dei terreni espropriati. Ed oggi abbiamo il panorama di case popolari più fatiscente e inadeguato dei paesi a capitalismo avanzato e dobbiamo perfino sorbirci ore di trasmissioni a difesa della proprietà privata minacciata dagli occupanti.
 
E certi errori dopo tanto tempo continuano a palesarsi sotto forma di problematiche irrisolte e con conseguenze sociali nefaste, non avere quindi rimesso in discussione i 10 anni di jobs act rappresenta una ferita che prima di vederla emarginata dovremo attendere decenni, decenni di ulteriori sconfitte e di cedimenti culturali alle logiche dominanti
 
 
 

Commenti

Post più popolari