La casa è di chi l'abita e un vil è chi lo ignora....

 

La privatizzazione della Cassa depositi e prestiti, pur con il 70 per cento delle azioni ancora in mano pubblica, non è stata certo di aiuto per il rilancio del patrimonio pubblico, per restaurare le case popolari e costruire nuovi edifici



La problematica della casa è centrale ma a non capirlo sono le realtà politiche, sindacali e sociali, lo hanno capito invece a destra con la campagna inscenata a difesa della proprietà immobiliare dalle occupazioni, semplificano il problema per evitare una riflessione collettiva che rimetta in discussione le politiche fino ad oggi adottate che poi si basano sulla salvaguardia della rendita per trasformare ogni eventuale aiuto in sostegno all'acquisto della casa. E sulla casa possono essere attuate politiche di esclusione sociale come la  casa agli italiani  giusto per occultare una realtà ben tragica ossia l'assenza di risorse economiche stanziate per l'emergenza abitativa, bonus dati come contributo all'affitto che alla fine favoriscono i soggetti privati ma non permettono investimenti a lungo termine come la costruzione di immobili destinati alla locazione.

Sullo sfondo di questa tragica situazione sociale gli enti locali ai quali mancano le risorse derivanti dall'Imu sulla prima casa ma soprattutto i soldi che lo Stato aveva promesso senza mai rispettare gli impegni.

Al di là del fatto che ogni detassazione della prima casa di proprietà è folle perchè vengono equiparate ville con piscina o immobili di lusso nel centro storico a piccoli appartamenti in periferia a una ora dal centro, le case possedute da una famiglia non hanno delle tassazioni progressive ossia tanto maggiori a seconda del numero di abitazioni e terreni posseduti e del loro valore effettivo, la base dell’imposta dipende non dal valore ma dall’utilizzo che ne viene fatto. 

 La casa o la proprietà immobiliare viene ancora vista in una ottica arcaica ossia di investimento dei risparmi di una vita, la realtà è invece ben diversa , attorno al mattone ci sono interessi forti come gli affitti brevi, la rigenerazione urbana che spinge soggetti privati a investire nell'acquisto e nella ristrutturazione di aree avendo in cambio grandi interventi pubblici che faranno lievitare il valore dei loro investimenti

E manca una politica nazionale sulla casa, una sorta di nuovo piano casa come quello tra gli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso,  norme per costringere gli immobiliaristi a destinare almeno il 30 per cento delle nuove case all’affitto sociale obbligando lo Stato ad acquistare, in caso di bisogno, case da affittare,  norme che impediscano agli Enti locali di alienare il loro patrimonio in toto senza destinarne una buona parte alla manutenzione delle case popolari e alla costruzione di nuovi edifici per fronteggiare la emergenza abitativa.

Le politiche di valorizzazione del capitale hanno trasformato la casa in una merce rara, i costi e gli affitti sono inaccessibili soprattutto nelle aree metropolitane, nelle grandi città, non si trovano appartamenti di edilizia popolare da locare pur avendo decine di migliaia di appartamenti sfitti, nelle case popolari vivono migliaia di famiglie che ormai superano il tetto economico previsto e se la cavano pagando qualche decina di euro in più rispetto al normale canone di locazione. Ma anche pagando con questa cifra aggiuntiva non arrivano neanche a un terzo di quanto pagherebbero per un affitto a prezzi di mercato.

 

 

 

 

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