Iniziamo a ragionare sulla decisione di Israele di cessare il fuoco: svolta o pace camuffata da guerra?
Iniziamo a ragionare sulla decisione di Israele di cessare il fuoco: svolta o pace camuffata da guerra?
Determinanti i rischi
di una guerra d’attrito e la crisi economica e di bilancio statale causate da
quasi di tre anni di conflitti con sei fronti di guerra innescati dalla sua politica
espansionistica e guerrafondaia
Il conflitto
iniziato il 13 giugno, con l’attacco a sorpresa israeliano contro l’Iran, che
sembrava indirizzato ad un’ulteriore escalation a seguito del bombardamento
statunitense dei siti nucleari di Fordow, Isfahan e Natanz del 20 giugno e la
replica formale di Teheran contro la base Usa in Qatar, è invece sfociato nel sostanzialmente
imprevisto cessate il fuoco della mattina del 24 giugno.
Decisiva è
sicuramente risultata la determinazione di Trump nel perseguire tale obiettivo,
quasi imponendolo alle parti. Nonostante l’importante risultato sia stato accolto
subito con favore dai contendenti, una parte dell’opinione pubblica internazionale
si è posta la domanda del perché Israele abbia accettato immediatamente la
proposta. Con Tel Aviv che ha addirittura ordinato il rientro della flotta area
che la mattina del 24 giugno si stava dirigendo verso l’Iran su decisa
pressione dello stesso tycoon. “Israele, non sganciare quelle bombe. Se lo fai,
è una grave violazione. Riporta a casa i tuoi piloti. Subito!” ha tuonato Trump
sul social Truth e Netanyahu ob torto collo ha dovuto obbedire.
In questa prima parte del lavoro
ci proponiamo di indagare le cause politiche e militari dell’accettazione del
cessate il fuoco da parte di Israele, riservandoci di affrontare quelle
economiche in un secondo tempo.
Netanyahu approfitta di una via d’uscita onorevole e la camuffa da vittoria
all’opinione pubblica interna
Israele ha
colto al balzo la trionfale dichiarazione rilasciata sempre via social da
Trump, subito dopo il bombardamento, di aver “totalmente distrutto” i siti
iraniani per cantare vittoria e accettare il cessate il fuoco. In realtà il
successo sbandierato da Netanyahu risulta quanto meno mutilato e frutto di una
guerra onerosa dal punto di vista finanziario, con circa 20 miliardi di $ spesi
nel solo mese di giugno, e che ha costretto Israele a subire pesanti
bombardamenti missilistici con gravi distruzioni di strutture militari,
produttive ed edifici civili.
Infatti, se da
un lato Israele ha colpito pesantemente le difese aeree iraniane, soprattutto
col first strike iniziale a sorpresa,
e vari siti militari e nucleari, oltre alla popolazione civile, dall’altro,
dobbiamo rilevare che dei due obiettivi della guerra, il cambio di regime e la
distruzione del programma nucleare, non è riuscito a conseguirne neanche uno.
Per quanto
riguarda il cambio di regime a Teheran, obiettivo peraltro alquanto velleitario
da raggiungere con i soli bombardamenti, ne è evidente il completo fallimento.
Mentre per la
“totale distruzione” della capacità nucleare iraniana, un rapporto segreto
dell’intelligence Usa sostiene che il
programma atomico iraniano è stato solo rallentato, in primis perché i 400 kg
di uranio arricchito sarebbero stati trasferiti in un luogo segreto nei giorni
precedenti e, in secondo luogo, perché in base al rapporto della Defense
Intelligence Agency statunitense “le bombe hanno sigillato gli ingressi di due
siti ma non sono riuscite a provocare il crollo delle strutture sotterranee.
Gli attacchi, condotti insieme a quelli dell’aeronautica israeliana, avrebbero
causato danni da moderati a gravi alle installazioni di Fordow, Isfahan e
Natanz, con Natanz particolarmente colpita. Tuttavia la capacità produttiva
dell’Iran non sarebbe stata del tutto compromessa”.
Infatti, secondo
l’intelligence statunitense se prima
del bombardamento l’Iran accelerando il programma avrebbe potuto realizzare un
ordigno atomico in circa tre mesi, ora gliene occorrerebbero sei.
In pratica il
programma nucleare militare iraniano non sarebbe in realtà stato distrutto,
sempre ammesso che ciò fosse stato realmente nelle finalità di Teheran, come
invece ha negato lo stesso presidente dell’Aiea Grossi, ma solamente
danneggiato.
Un indizio in
tal senso potrebbe essere giunto dallo stesso Trump, il quale, se da un lato,
smentisce pubblicamente il suo stesso intelligence
ribadendo che “I siti nucleari in Iran sono stati completamente distrutti”, dall’altro,
ha ventilato l’eventualità di un impegno prolungato in Iran da parte degli
Stati Uniti, finalizzato al disarcionamento dell’attuale leadership della
Repubblica Islamica. “Non è politicamente corretto usare il termine “cambio di
regime”, ma se l’attuale regime iraniano non è in grado di RENDERE DI NUOVO
GRANDE L’IRAN, perché non dovrebbe esserci un cambio di regime???? MIGA!!!” ha
scritto sempre su Truth, sollevando non pochi dubbi sulla, più volte ribadita,
effettiva “distruzione totale” dei siti nucleari.
Ulteriore risultato negativo per
Netanyahu è rappresentato dalla decisione del Parlamento iraniano di mercoledì
24 di sospendere la cooperazione con l’Aiea con conseguente preclusione dell’accesso
ai suoi ispettori ai siti iraniani in quanto “L’Aiea, che si è rifiutata di
condannare anche marginalmente l’attacco agli impianti nucleari israeliani, ha
messo a repentaglio la propria credibilità internazionale”, ha affermato il
presidente dell’assise Bagher Ghalibaf. Alludendo anche alle accuse di
trasmissione di informazioni riservate a Israele sui siti iraniani da parte
della suddetta agenzia dell’Onu già sollevate nei giorni precedenti. Quindi,
visti gli sviluppi, l’Iran ora potrebbe accelerare sul programma nucleare,
vanificando gli effetti degli attacchi israelo-statunitensi.
Conclusioni
In sostanza,
Netanyahu, che ha inizialmente imposto la sua agenda guerrafondaia a Trump
coinvolgendolo nel conflitto, si è trovato costretto ad accettare il cessate il
fuoco, da un lato, perchè fortemente voluto da Trump fino alla quasi
imposizione, e dall’altra, perché, infarcendola con dichiarazioni di vittoria,
ha offerto un’onorevole via d’uscita nei confronti della propria opinione
pubblica. Ciò in quanto Israele rischiava realmente di impantanarsi in una
logorante guerra d’attrito, le cui sorti potevano non essere positive. Infatti,
l’Iran ha mostrato una, probabilmente inaspettata, capacità di resistenza agli
attacchi, anche a livello di fronte interno, e di contrattaccare colpendo, in
modo regolare e prolungato nel tempo, Israele in virtù del livello tecnologico
avanzato e della vastità del proprio arsenale missilistico, anche senza
rifornimenti da parte dei suoi alleati. Mentre Israele con la popolazione
rintanata dei bunker, le scuole chiuse e parte delle attività bloccate ma,
soprattutto, senza continuativi rifornimenti di materiale bellico da parte
statunitense, non avrebbe potuto resistere nemmeno qualche mese.
In definitiva
la cosiddetta “guerra dei 12 giorni” si è conclusa senza né vinti né vincitori,
nonostante i tre attori coinvolti mostrino apparente soddisfazione per lo
sbandierato conseguimento degli obiettivi. Tuttavia, da un lato l’Iran, nonostante
il pesante bilancio in termini di distruzioni e morti, ha sostanzialmente retto
agli attacchi israeliani uscendo tutto sommato rinforzato dal conflitto,
nonostante avesse già subito un ridimensionamento a livello regionale con la
disarticolazione del cosiddetto “asse della resistenza sciita” da parte di
Israele.
Dall’altra, Netanyahu che sta
cercando di contrabbandare alla propria opinione pubblica l’esito del conflitto
per una vittoria, che invece a detta degli analisti assume altri connotati[1],
non ha alternative nel perseverare con le politiche guerrafondaie per restare
alla guida del paese e cercare di rimandare sine die di fare i conti con i suoi
guai giudiziari. Ragion per cui i palestinesi di Gaza continueranno a fungere
da capro espiatorio per le sue politiche belliche che la Corte Penale
Internazionale (CPI) del L’Aja ha definito crimini di guerra e contro
l’umanità, spiccando a novembre 2024 un ordine di cattura a suo carico.
Andrea Vento
26 giugno 2026
Gruppo
Insegnanti di Geografia Autorganizzati
[1] https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/israele-iran-chi-ha-vinto-e-chi-ha-perso-la-guerra-dei-12-giorni-212206#:~:text=Il%20confronto%20militare%20tra%20Israele,gi%C3%A0%20avvenuti%20ad%20aprile%20e
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