Gli albi e gli ordini professionali: a senso prevederli anche nella Pubblica amministrazione?
Gli albi e gli ordini professionali: a senso prevederli anche nella Pubblica amministrazione?
Un potere lobbista destinato a snaturare il lavoro pubblico
La domanda dirimente riguarda
gli albi e gli ordini professionali. la loro sempre più forte presenza nella
Pubblica amministrazione.
Sono realmente utili questi
albi, perché corre l’obbligo di iscriversi o a un ordine professionale quando
un dipendente pubblico dovrebbe innanzitutto rendere conto al suo datore di
lavoro e svolgere solo nell’ambito della Pa le sue attività lavorative eccezion
fatta per sporadiche e occasionali autorizzazioni senza conflitto di interesse?
Non siamo davanti a una sorta di auto abdicazione della Pa nella incapacità di
assicurare formazione aggiornata e permanente al suo personale con elevata
specializzazione? Ma qualcuno, anche al Governo, non riteneva la presenza
di ordini e albi un retaggio del passato e un inutile fardello burocratico?
L’ultima trovata riguarda l’albo
dei pedagogisti e degli educatori professionali socio-pedagogici ma attenzione
alle fake news: per insegnare nella scuola di infanzia servono i soli titoli di
accesso già oggi vigenti ossia diploma di scuola o istituto magistrale
conseguito entro l’anno scolastico 2001/02 oppure Laurea in Scienze della
formazione primaria.
La legge n. 55/2024. in vigore dallo scorso 8 maggio 2024, dopo la pubblicazione dei “Decreti attuativi” rinvia alle Regioni il compito di prevedere una data entro la quale corre l’obbligo della iscrizione a carico delle dirette interessate. Ma la istituzione di associazioni professionali alla fine determinerà l’indebolimento della contrattazione nazionale e decentrata prova ne sia che gli iscritti agli ordini professionali in taluni casi. dentro la cornice degli attuali contratti, ricevono trattamenti migliorativi
Chiediamoci se oggi la PA necessiti di iscritti agli albi professonali, del resto proprio l’attuazione del Pnrr ha spinto verso figure professionali ultra-specializzate da assumere a tempo determinato salvo poi pensare di riconoscere loro dei punteggi per i prossimi concorsi. Ci si arrampica sugli specchi, siamo ancora ostaggio degli Albi, non si pensa al rilancio e potenziamento della Pa, i percorsi di aggiornamento e formazione riguardano minoranze dei dipendenti della Pa.
La iscrizione ad un albo non comporta esami di ammissione ma a cosa serve se il personale interessato è stato assunto in un concorso pubblico con titoli di studio specifici e superamento delle prove? Si pensa agli Ordini professionali per erodere i residui spazi di contrattazione sindacale inventandosi un nuovo soggetto ai tavoli negoziali? Si pensa forse di gestire il Pubblico secondo logiche private visto che la iscrizione ad un albo in teoria dovrebbe servire ad esercitare una libera professione? O piuttosto gli albi sono pensati come un cavallo di Troia per il sindacato nella PA?
E poi la iscrizione ad un Albo, il cui costo dovrebbe essere sostenuto eventualmente in toto dall’Ente di appartenenza, serve a misurare competenze e professionalità attestate già dal superamento di prove concorsuali, oppure è l’ennesima concessione a lobby per una contrattazione nazionale al ribasso e ulteriori disparità di trattamento?
Ci sembra del tutto inutile per le educatrici di nido dipendenti degli enti locali la iscrizione all’albo, è invece assai preoccupante che numerosi Enti locali vadano esternalizzando la gestione diretta dei nidi e sia in estremo ritardo l’attuazione di quel progetto da 0 a 6 anni che necessiterebbe di reali investimenti dello Stato e degli Enti locali.
Da anni si parla di un'unica figura professionale per lo 0/6 ma in concreto cosa è stato fatto? Stando alle cifre prosegue il depotenziamento dei servizi educativi statali e comunali a solo vantaggio del privato, quello cosiddetto sociale in primis che inquadra il suo personale con contratti sfavorevoli e 300 euro di differenza al mese rispetto ad analoghi profili professionali degli Enti locali.
Nel corso degli anni alcuni Enti locali hanno
restituito allo Stato le scuole materne rinunciando ad erogare un servizio importante
e pensato a suo tempo per fini educativi e sociali. Rispetto a questa
situazione molti sono stati in silenzio e oggi alcune sigle sindacali sembrano
vedere nella istituzione di un albo professionale una sorta di valore aggiunto quando
invece rappresenta un inutile fardello finalizzato a ben altri scopi.
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