Ismail Kadaré

 Ripubblico qui una intervista a Ismail Kadaré, recentemente scomparso, il maggior scrittore, letterato, albanese. Viveva da tempo a Parigi. Trasferimento originato, anni fa, per dissapori con il precedente regime comunista. Ora, passato quel periodo, era rimasto nella capitale francese. L’incontro avvenne a Durazzo nel 1981, in agosto. Un viaggio organizzato, solo così si poteva accedere all’Albania, da parte di un gruppo di compagni di diversa provenienza. Ma la pubblicazione è stata molto ritardata ed è uscita su una rivista di Padova, Il novecento, mensile, nel numero 11/12 di novembre-dicembre 1988 (anno VIII), pubblicato dalle Edizioni sapere. Un ricordo dello scrittore cui seguirà una scheda scritta allora e che si ferma a quegli anni. ma che può servire come avvio per una conoscenza più approfondita.

 L’intervista è quella del periodo con piccoli aggiustamenti grammaticali.

Tiziano Tussi


Ismail Kadaré: il maggiore scrittore albanese


Come è noto, la regione abitata fin dall’antichità da tribù illiriche – l’Albania – è stata sottomessa per secoli da potenze Letture e Recensioni - Rubrica a cura di Tiziano Tussi Antonio Gramsci oggi 47 straniere. Prima della Liberazione nel 1944, solo tre momenti di reale indipendenza vengono ricordati dagli albanesi: il primo, e più glorioso, è quello di Skanderbeg, nel XV secolo; il secondo risale alla conquista dell’effimera indipendenza dopo le guerre balcaniche del 1913; il terzo è un tentativo di rivoluzione democratico-borghese del 1924, presto fallito. Dopo di che si ha l’avvento del “re” Zog e la dominazione coloniale italiana del 1939. Della letteratura albanese si hanno notizie sin dall’inizio del XIV secolo. Il libro più antico che ci è pervenuto data però 1355, le tematiche dell’epoca sono comunque di ordine religioso; lo stesso Skanderbeg, circa un secolo dopo, era stato in stretto contatto con il papa e avrebbe dovuto essere il perno di una crociata antiturca che Pio II aveva indetto nel 1464. Il papa però morì ad Ancona, prima ancora di aver allacciato proficui rapporti e pertanto non se ne fece più nulla. È del 1635 la prima pubblicazione di un dizionario albanese, mentre nel 1716 si stampa la prima grammatica. La letteratura orientale ebbe larga influenza sul paese per circa due secoli, dopo la massiccia islamizzazione. Proprio per questo lo svecchiamento culturale che la borghesia moderna, con il fenomeno dell’Illuminismo e del romanticismo, porterà nel resto d’Europa già dal XVIII secolo, in Albania, un mondo rimasto in larga parte legato al feudalesimo musulmano, farà sentire il suo influsso solo nei primi decenni di questo secolo. Naim Frashëri, morto nel 1900, viene considerato il massimo esponente di quel rinnovamento letterario antifeudale che ancora mancava. Uno degli argomenti preferiti in letteratura, in quel periodo, era l’epopea di Skanderbeg; anche Frashëri ne scriverà una biografia. Un altro grande della letteratura albanese è Fan A. Noli (1885-1965) che svolge la sua opera specialmente dopo l’impulso innovatore dato dall’indipendenza del 1913 e dalla rivoluzione del 1924. L’Albania dopo le guerre balcaniche era diventata uno “stato libero” sotto la corona del principe tedesco Guglielmo von Wied, che nel 1914 stabilisce la sua capitale a Durazzo. Allo scoppio della Prima guerra mondiale il principe torna in Germania e in Albania ritorna il caos. Noli nel frattempo traduce alcuni classici della letteratura internazionale: Shakespeare, Cervantes, Ibsen. Durante un recente viaggio in Albania ho avuto la possibilità di incontrarmi informalmente con quello che è considerato, e a mio parere giustamente, il più famoso scrittore albanese contemporaneo: Ismail Kadaré. Le difficoltà per elevare ad opera d’arte tematiche che devono fare i conti con una costruzione socialista dello stato fanno apprezzare maggiormente le sue capacità artistiche. Nell’incontro avuto in riva al mare, a Durazzo All’Hotel Adriatic, abbiamo parlato di alcuni aspetti della letteratura e della storia albanese. Kadaré parla un ottimo francese, lingua nella quale abitualmente scrive. A una mia richiesta di delineare le caratteristiche essenziali di quello che la propaganda del regime indica come “l’uomo nuovo albanese” egli parte da lontano: “Gli Illiri - dice – rappresentano per noi una base di originalità a livello di razza. Non si devono confondere né con i Greci né con gli Slavi. Anzi i Greci hanno operato una sorta di risucchio culturale delle tradizioni illiriche e se ne sono serviti per fondare la loro cultura. Gli Illiri sono una popolazione autoctona di fieri combattenti: hanno combattuto anche contro i romani. Questo spirito indomito è risaltato poi altre volte nei secoli successivi; Skanderbeg rappresenta l’esempio più eclatante. Ricordo che solo l’Albania ha resistito ai Turchi per circa settant’anni in mezzo ai Balcani assediati. È solo in epoca moderna, però, con la liberazione del Paese alla fine della Seconda guerra mondiale, che si assiste a un tentativo di riunire tutti questi segnali sparsi nei secoli per forgiarli in un indirizzo globale, per la nascita dell’uomo nuovo albanese.” Ma – chiedo ancora a Kadaré – storicamente la borghesia in Albania non ha avuto un grande ruolo rivoluzionario, ruolo che anche Marx le attribuisce, al contrario di ciò che è accaduto in altri paesi europei: in Francia, per esempio. Questa assenza non influisce negativamente sulla vostra letteratura? “A parte che anche per l’Albania si può parlare, seppur in tono minore, di un’epoca romantica, non mancano per questo temi interessanti per gli scrittori. Le lotte antifeudali e antiturche sono state assai importanti e momenti progressisti per gli ultimi secoli della nostra storia. Ora la nostra nazione è impegnata sulla via del progresso, c’è comunque molto da dire.” Allora presto si potrà parlare compiutamente della nascita dell’uomo nuovo albanese? “Già fin da ora il nostro paese fa molto per il raggiungimento di questo obiettivo. La scolarizzazione è totale; si stampano quattro libri per ogni abitante e i loro prezzi sono veramente molto bassi. Ogni ritardo nell’edizione di romanzi e di grammatiche è stato superato. Riviste e giornali abbondano, vengono pubblicate molte opere straniere. Io stesso sono molto letto all’estero. Università e scuole superiori sono diffuse in ogni provincia. Sorgono nuovi scrittori, l’attività ferve frenetica. Questo è un buon segno.”

 

Scheda di Ismail Kadaré Nato nel 1936 nel sud dell’Albania a Gjirokastra (della sua infanzia, vissuta in questa caratteristica città museo, parla nel romanzo Cronaca di una città di pietra, 1971), compie gli studi universitari presso la Facoltà di lettere e filosofia di Tirana e, successivamente, all’istituto Gor’kij di Mosca (la descrizione di questo periodo è narrata nel romanzo La caduta degli dei della steppa). Con Dritero Agolli è considerato uno dei più rappresentativi poeti e scrittori dell’odierna Albania, oltre che saggista, giornalista e critico letterario. Il suo primo libro di poesie fu pubblicato nel 1954. Importanti raccolte di poesie e poemi sono: Sogni (1957), Il mio secolo (1961), A cosa pensano queste montagne (1974), Poesie e poemi (1976). Fra i romanzi più significativi troviamo: Il generale dell’armata morta del 1964 (difficoltoso impatto con la realtà albanese di un generale e di un cappellano militare italiano recatisi in Albania per recuperare i resti dei caduti della Seconda guerra mondiale), I tamburi della pioggia del 1970 (eroica difesa, sotto la guida di Skanderbeg, della fortezza di Kruja dai numerosi e infruttuosi assedi dei Turchi nel XV secolo), Novembre di una capitale del 1965 (la liberazione di Tirana nel novembre 1944), Il grande inverno del 1977( le vicende che portarono alla rottura tra Mosca e Tirana). Molte sue opere sono state tradotte e pubblicate in diversi paesi, dove spesso l’autore si reca per conferenze, congressi, mostre

 

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